In un mondo incallito da passioni e contagiato da false ideologie,

unica speranza resta il Vangelo, se riesce a diventare il nostro

 

pane quotidiano

di Chiara Lubich

 

« Passeranno i cieli e la terra, ma le mie parole non passeranno mai! »

Son passati i persecutori che in ogni secolo ebbe la Chiesa, ma sopra le fiere e le fiamme e le stragi, ha vinto Cristo che è rimasto.

Vivono ed imperano ora secolarismo, re­lativismo. Ma passeranno, e rimarrà Cristo.

Rimarrà Cristo nella Sua Chiesa, contro la quale le porte dell'inferno non prevar­ranno; e rimarrà Cristo in ogni membro del Corpo mistico, in ognuno che Lo avrà la­sciato vivere in sé.

 

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Non c'è da cercare tanto lontano per tro­vare rimedio e risoluzione ai fiumi che ammorbano l'aria del mondo. Il Vangelo è la salute eterna e chi in nome di esso e per esso pur muore scomparendo, anche ai nostri giorni, ignorato forse da tutti, vive.

Egli, perché ha amato e perdonato e dife­so e non ha ceduto, è un vittorioso e tale viene accolto nei padiglioni eterni.

 

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Ma il Vangelo non ha da essere solo la norma della nostra morte; dev'essere il pane quotidiano della nostra vita.

Passando per le vie di città tradizional­mente cattoliche, vien spesso da dubitare del­la fede di molti. Del resto noi sappiamo quanti anche nella nostra Italia cattolica abbiano perso il senso di Dio. E questo lo si vede, lo si sente e lo si sa: e cinema e teatri, televisione e moda, pittura e musica e giornali lo manifestano.

Alle volte certe situazioni mozzano il fiato e un senso di scoraggiamento ci prendereb­be al vedere coi grandi gli innocenti im­mersi in un mondo tanto poco cristiano... Ma allora la fede, se vive ancora nel nostro cuore, ci suggerisce una parola di Gesù, di quelle eterne: e tu resti li convinto ed illu­minato. Sicuro soprattutto che quella sua parola ha l'attualità di sempre. E nasce in cuore la speranza che, nutrendoci di essa, non solo il nostro animo acquisterà la pace, ma che con essa e per essa potremo passare dalla difesa all'offesa contro il male che ci circonda, per il bene di quanti amiamo e vo­gliamo salvi.

 

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« Confidate, ho vinto il mondo! »

Quando o la noia, o la svogliatezza, o la ribellione minacciano di indebolire l'anima nostra nell'adempimento della divina volon­tà, dobbiamo superarci. Con Gesù è possi­bile che l'uomo nuovo viva costantemente in noi, e i vapori di fumo del mondo che imbrigliano l'anima nostra si dilegueranno.

Quando l'antipatia e l'odio ci farebbero giudicare o detestare un nostro fratello, dob­biamo lasciar vivere Cristo in noi e, amando, non giudicando, perdonando, vinceremo.

E quando ci pesano in animo situazioni che da anni si protraggono nella famiglia, nella comunità di lavoro, nelle associazioni: piccole o grandi diffidenze, gelosie, invidie, tirannie, dobbiamo svolgere la funzione di pacieri o mediatori fra le parti avverse e ricomporre l'unità tra i fratelli in nome di Gesù, che portò questa idea in terra come la verità, gemma del suo Vangelo.

E se un mondo, come quello politico o sociale, incallito da passioni, da carrierismi, contagiato a volte da ideologie false e uto­piche e istigatrici, svilito di ideali, di giusti­zia e di speranza, ci circonda, non sentiamoci soffocare. Dobbiamo confidare e non abban­donare soprattutto il nostro posto e il no­stro impegno: con uno che ha vinto sulla morte si può sperare contro ogni speranza.