Parola di vita
“Non conosco uomo” (Lc. 1,34)
«
Come potrà avvenire questo, poiché non conosco uomo? ».
Questa domanda di Maria sembra far da ponte tra le due parole che ci eravamo proposte da meditare e da vivere per i mesi scorsi:
tra l'« ave, piena di grazia » e il « sia fatto di me secondo
la tua parola ». E' il passaggio, forse necessario, dall'annuncio di Dio
alla fede dell'uomo, lo
sfondo di perplessità e di incredulità sul quale — e si
potrebbe dire persino contro il quale — si stacca la fede.
Non si può
dare la vita ad un figlio senza « conoscere uomo ». Eppure è
proprio questo che l'angelo annuncia a Maria: lei, la vergine, diventerà
madre.
E' la situazione, questa, di una mancanza
assoluta di ogni appoggio umano. Maria deve fare a meno dell'indispensabile! E'
qualcosa di assurdo.
Eppure le parole dell'angelo (Lc. 1, 37} — che più
tardi ripeterà anche Gesù ai suoi (Mc.
10, 27) —: « niente è impossibile a Dio », stanno a
dirci che non bisogna disperare e scoraggiarsi, perché se Dio domanda
« l'impossibile » all'uomo, lo aiuta anche a compierlo. E la
spiegazione di ciò la troviamo nel fatto che Dio è Amore. Vediamo infatti che l'inizio del dialogo tra Dio e l'uomo è
sempre l'amore di Dio per l'uomo: «Hai trovato grazia presso Dio»
(Lc. 1, 30).
Maria è
la creatura che ha saputo staccarsi completamente da tutto quanto non era Dio. Lo si vede non solo nell'annunciazione, ma attraverso tutta
la sua vita: « non sapevate che dovevo occuparmi delle cose del mio
Padre?» (Lc. 2, 49); «chi è mia
madre?» (Mt. 12, 48; Mc. 3, 33) ; soprattutto nel suo « stabat » ai piedi della
croce, dove « perde » il suo Figlio.
Però
se Dio chiede questi distacchi lo fa perché ci ama. Ciò ci fa
vedere in una luce tutta nuova le nostre esperienze di mancanza di sicurezza
umana, tutte quelle situazioni dove ci manca l'appoggio fisico e psicologico
degli altri, dove ci sembra che ci manchi il suolo sotto i piedi. Scopriamo
queste situazioni come delle occasioni preziose per capire più
profondamente che ci si può e deve appoggiare soltanto su Dio, e che
appoggiarsi su Dio non significa evadere nella passività di un'oasi
sicura e tranquilla, ma partecipare alla stessa realtà di Dio che
è amore: buttarci cioè nel rischio assoluto di amare, di dare noi
stessi agli altri.
Felix Heinzer