Esperienze Gen's
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Avevo lasciato la fidanzata dopo aver sentito la chiamata alla vita religiosa
come un dono di Maria. Ma in seminario mi ammalai e dovetti tagliare con
gli studi. Rimasi tuttavia nella vita religiosa come fratello laico, convinto
di poter donare anche in questo modo la mia vita
a Dio per le vocazioni alla verginità. Feci la mia consacrazione a
Maria come insegna il Monfort e la firmai col mio
sangue. Avevo in questo modo già trascorso due anni
quando i superiori mi invitarono a riprendere gli studi in preparazione
al sacerdozio.
Per me fu una sorpresa che mi rallegrò. Ma con lo studio subentrò in me
anche una profonda crisi: mi sembrò di
aver sbagliato e sciupato tutta la mia vita e in particolare per
quell'aspetto che toccava il mio rapporto con Maria. A scuola mi si
diceva che il cattolicesimo aveva invertito i valori dicendo di Maria quello
che era solo di Cristo: in Maria, con Maria e per Maria. Qui la mia
crisi toccò il culmi-ne: presi e bruciai tutto quello che in qualche
modo aveva a che fare con Maria. Ma quando mi ritrovai tra le mani l'immagine
dove era scritta e firmata col mio sangue la mia consacrazione a Dio in
Maria, con Maria e per Maria, non ebbi il coraggio di bruciarla, anzi vi
aggiunsi queste parole: tutto per la gloria di Dio.
Conosciuta l'Opera di Maria mi sentii
rinascere, ma solo per poco tempo, perché udii presto anche tante
critiche. Cercai allora un sacerdote che mi potesse
aiutare, chiedendo a lui cosa pensasse di questo movimento. La sua
risposta mi tranquillizzò: dal rilievo che esso dava a Maria, mi
confermò l'autenticità di quest'Opera.
Ma avevo pur sempre il dubbio che si
trattasse di una risposta standard, un po' antiquata.
In quest'ultimo incontro ho trovato la
risposta anche a questo interrogativo. L'ho capita dall'esperienza di
Nino: è moderno chi vive l'unità,
e Maria è la via per realizzare questo. Qui ho trovato tutto e penso sia la più bella grazia che la Madonna mi ha
fatto ».
Luis A.
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Sono in Brasile già da un mese e mezzo e mi viene da pensare che ci sono
da sempre. E questo non soltanto per la cordialità del popolo
brasiliano che è veramente una cannonata,
ma soprattutto perché ogni mattina c'è sempre questo mettermi
davanti a Dio per rinnovare a Lui, in Gesù Abbandonato, la mia consacrazione;
e di conseguenza questo guardare gli altri con occhi nuovi.
Sai, ogni persona che incontro mi dico che è Tony, Tarcisio,
Paco ecc... è la mia scuola che continua. Devo amare e morire. Ed
è tanto bello morire nelle tue idee, nel tuo tempo.
Poi pare che non abbia fatto niente e
rimango un po' sconcertato, il programma della giornata che mi ero fatto è saltato, perché Dio me ne ha costruito un'altro, ed io ho cercato di andargli dietro. Ed
allora che cosa ho fatto? Ho amato.
E pare che il centuplo arriva. La gente ha
occhi fini. Il vescovo mi ha detto che aspettava un prete focolarino in
diocesi, perché in mezzo al
fracasso di tutti i movimenti, trova tanta solidità cristiana in
questa spiritualità. Allora, oltre una piccola parrocchia di 7.000
abitanti, da solo, mi ha affidato anche tutti i movimenti giovanili della
diocesi. Ed ha aggiunto queste parole: " Prendi i migliori elementi di
ogni grappo diocesano e dà loro questa vita. Ti nomino loro
assistente ".
Al che io candidamente — forse troppo — ho risposto: " Lei sa
eccellenza che le nomine sono ben poca cosa. Perché sorga una vita
bisogna vivere. Ed è Gesù in mezzo a noi che fa rifiorire tutto.
Ed allora se veramente vuole questa vita intorno a lei, è necessario che lei vescovo, ed io
incominciamo a vivere in unità per meritare questa presenza.
Non so cosa abbia provato di fronte a questa
mia proposta; so solo che domani inizio il mio primo incontro a San Josè do Rio Preto, con 4 ragazze e tre ragazzi universitari
e che l'incontro si fa proprio in episcopio.
E allora mi viene in mente il Vangelo della
vite e i tralci che abbiamo meditato qualche domenica fa nella sua frase "
ogni tralcio che porta frutto, Egli lo pota, perché produca di più... ".
E mi dico, in fin dei conti, anche ad Ozieri,
in Italia, con l'aiuto di Dio, si era strumento di frutto, canale di grazia. Ed
invece eccomi in Brasile, perché?
Io oggi sento questo come una potatura,
come un lavoro di Dio che mi toglie ogni appoggio umano per dirmi: ti basto
solo Io. Qui è anche racchiusa l'esperienza di
questo mio primo mese in Brasile. Umanamente mi mancano tante cose. Soprattutto
il non riuscire ancora a esprimermi bene in portoghese e qualche volta a non
capire bene, mi mette un po' con le spalle al muro, mi disorienta. Ma poi penso
che in fin dei conti nella mia vita ho scelto
Gesù Abbandonato che è il non capito, lo straniero...; e allora
tutto è luce anche per gli altri...
Nino C.