perfettibilità
Viene da pensare che nel mondo attuale gli
uomini si siano adagiati e rassegnati alla realtà così come è, a vivere il carpe diem cosi come viene, a
fuggire dai problemi interiori considerati come sovrastrutture originate
da complessi, anche se sopravvive una certa idealità nella lotta per la
promozione sociale degli emarginati e dei sottosviluppati. Sembra cioè
che la saggezza dell'uomo consista nell'accettarsi com'è, pago di
compensare questa evidente morte psichica e spirituale con aspirazioni sociali.
La dottrina freudiana, generalizzata volentieri
anche fuori delle situazioni patologiche, ha certo contribuito a spegnere
nell'uomo la sete verso l'Assoluto e l'istintiva tendenza ai valori dello
spirito che solo è capace di
raggiungerlo.
Ma l'uomo psicologico si vede oggi minacciato,
anche nel residuo di libertà
e di idealità sociale che gli è
rimasto, proprio da un complesso di forze sociali, economiche e
tecnologiche che lo dominano e che gli
propongono, per tacitarlo, degli pseudo-valori.
Ora il carpe diem è la frantumazione dell'uomo
negli attimi inconsistenti della storia, un cercare di sopravvivere con
molteplici e contraddittorie iniezioni di illusioni temporali, totalmente
opposto, quindi, alla « realizzazione » di sé.
E' proprio in senso contrario che bisogna
andare: accettare coscientemente il fatto della propria imperfezione, e sapere
di non poterci attuare se una via di salvezza non viene
offerta da qualcuno che supera la nostra natura.
Ora l'uomo che nell'umiltà accetta Colui che lo può salvare e la via che gli viene proposta,
inizia un cammino che è come un
crogiolo che lentamente sgrossa e depura cuore, intelligenza e
volontà dalle aderenze agli pseudovalori terreni, per liberarne
lo spirito, il più sensibile
e affine alle « realtà che non si vedono » ma
decisamente — e sperimentalmente
— più vere.
Questo crogiolo è la strada dell'ascetica, dura ed impervia
certamente, ma anche la più razionale quando si vede come unica
passibilità offerta alla perfettibilità del nostro essere. Perfettibilità
che, lasciata in mano a Dio, può raggiungere quello stato — chiamato santità — in cui
ci si trova « perfetti come il Padre ».
Non è che oggi manchi agli uomini l'aspirazione
alla perfezione; ma sembra che molti sbaglino strada, o perché credono
di poter essere con le proprie forze salvatori di sé stessi, o
perché aspettano la salvezza da un qualche ordinamento sociale o magari
da tecniche fìlosofico-spirìtuali, ma
pur sempre naturali.
Gli uomini invece che hanno capito di essere
un progetto di Dio e da Lui si sono lasciati liberamente condurre alla
compiuta realizzazione, li abbiamo visti uscire dal crogiolo altri Cristo,
l'opera più perfetta di Dio.
Silvano Cola