l'amore fa vedere

di Chiara Lubich

 

Nel nostro tempo è minacciata la fede. Non è uno scherzo questa contestazione.

E' toccato anche a me che, leggendo uno di questi libri di reli­gione « moderni », m'è entrato un dubbio di fede. Ed ho constatato il disastro che esso avrebbe provocato se mi fossi fermata a considerarlo: sarebbe crollata tutta quella vita interiore che, colla grazia di Dio, sono andata costruendo in questi anni. E mi è venuto alla mente che Gesù chiama « beati » quelli che credono senza vedere.

Cosi, come sin dall'infanzia m'era stato insegnato, ho cacciato quel dubbio. E la vita interiore, con la pace che Dio solo sa dare, ha ripreso a scorrere normalmente.

Oggi più che mai, giacché molti principi di fede sono messi in discussione, dobbiamo ancorarci alla cattedra infallibile: al Papa, a quanto lui dice, ed ai vescovi, uniti con lui. Del resto anche san Paolo, nell'estenuante lavoro per evangelizzare il mondo pagano, deve aver conosciuto le lotte per mantenere integra la fede. Fa impressione che, alla fine della vita, egli dica fra i suoi giusti meriti: « Ho custodito la fede ».

Noi cristiani riusciremo ad imitarlo, se saremo fedeli alla nostra prima vocazione: quella d'amare. Nessun baluardo per la difesa della fede mi sembra migliore dell'amore. Perché l'amore « fa vedere », l'amore « manifesta », e la fede ne risulta rafforzata.

« Chi non ama non ha conosciuto Dio perché Dio è amore ». Gli atleti della Chiesa sono coloro che amano Dio, perché lo conoscono e conoscendolo lo difendono, difendendo la fede in lui.

Questo vale anche per i teologi: chi non ama non conosce Dio, dovrebbe essere il loro motto. Solo cosi potranno esprimere una dot­trina universale, attuale, una teologia zeppa di sapienza, che vuol dire vita, una teologia che sia come una continuazione del Vangelo.

Ci vuole una teologia che sia del secolo ventesimo ma che allo stesso tempo riassuma il passato e preveda il futuro. Una teologia cioè originale, nuova, mariana, che non si stacchi dal Cristo storico, né dal Cristo della Chiesa fino adesso, e che non sia chiusa sul futuro.

Una tale teologia può essere fatta da persone che vivono con Gesù presente in mezzo a loro. Quel Gesù che ha fatto le parabole è quello che spiega le cose come solo Lui le sa spiegare. Ma per questo abbiamo bisogno di teologi che non si limitino a ragionare, ma che lascino passare l'illuminazione dello Spirito Santo, e ciò è impossibile senza l'amore di Dio.