esperienze gen's
Scrive Enrico Pepe:
«I Gens dì Viamao vanno
molto bene, e attorno a loro sta nascendo una vera comunità di
giovani e di adulti. Ultimamente ha iniziato a vivere in unità con
loro un altro seminarista, un giovane di vent'anni, figlio di una famiglia ricchissima: il papà possiede una catena di
supermercati. E' una storia molto forte perché quando questo ragazzo ha
deciso di studiare teologia e di diventare sacerdote, il padre lo ha messo
davanti a un bivio: o lasciare l'idea di
diventare sacerdote, nel quale caso avrebbe ricevuto subito la direzione e
il rispettivo guadagno di un supermercato, o studiare teologia senza
nessun aiuto da parte della famiglia. Questo giovane ha preferito lavorare
per sostenere i suoi studi, come fanno tanti seminaristi poveri. E' stata
quella la circostanza che gli ha permesso di conoscere i
gens di Viamao, e di entrare subito
nel loro gruppo ».
Esperienza di. un
seminarista redentorista:
«
Sono un giovane di 29 anni. Mi chiamo Josè
Valdemir Gheno, studente
di teologia. Avevo 14 anni quando sono
entrato in seminario. Sono il secondo di sette fratelli, con genitori
analfabeti, poveri e spesso malati. Non ho avuto
adolescenza, perché ben presto ho dovuto lavorare come fossi un adulto:
un lavoro pesante, con pochi momenti di distensione e molta
responsabilità.
Nel seminario ho trovato una vita nuova,
senza difficoltà, e l'ho iniziata
con molta serietà. Ma proprio questa serietà, a un certo punto,
mi ha messo in crisi. Mi chiedevo: « Voglio essere sacerdote perché chiamato, o
perché la vita di seminario è più comoda e con maggiore opportunità di una felice sistemazione?».
Con questa domanda dentro, ho lasciato il
seminario per 4 anni, dedicandomi allo studio della teologia,
all'insegnamento e al lavoro in una parrocchia. Ottima la riuscita come
professore e ottimo l'inserimento nella
parrocchia. Rimasi impressionato per la vita di alcune
decine di persone che vivevano la spiritualità del Movimento dei Focolari. Accettai di
partecipare alla Mariapoli di Aparecida de
Norie, presso San Paulo, che mi piacque molto: ma non diedi il passo decisivo,
come invece avvenne in un successivo incontro
sacerdotale al Centro Mariapoli di San Paolo. Là ho trovato
veramente Dio e ho capito la volontà sua su di me. Ho visto chiaramente
il mio posto nella Chiesa, come servizio al popolo di Dio e, dentro di me,
una disponibilità totale.
Ci si potrebbe chiedere cosa c'è stato di speciale in quell'incontro sacerdotale.
Nulla di speciale: soltanto la manifestazione della presenza di Dio. Abbiamo
vissuto quattro giorni di intenso amore reciproco, comunicandoci
esperienze di vita.
Confesso che ho sempre avuto un po' di
prevenzione sulle riunioni del clero: ma li 75 sacerdoti — giovani e anziani —, e due
vescovi vivevano, come dice la Bibbia, con un sol cuore.
Ho toccato con mano che la Chiesa è totale comunione dei figli di Dio e che è
possibile, ai nostri giorni, vivere l'unione dei primi cristiani,
soprattutto nella misura in cui ci decidiamo ad amare come Dio ama, cioè
dando la vita.
Ormai non mi manca nulla: la mia vita non mi
appartiene, perché appartiene a Dio e
all'umanità ».