Muoversi insieme
Sono un sacerdote spagnolo, professore
di università, con una laurea
in filologia classica conseguita lo scorso anno. Ma era un po' la
mentalità del vecchio prete che è
convinto che la personalità è fondata sulla scienza e sui
valori intellettuali.
Arrivato qui alla Scuola
sacerdotale di Grottaferrata, ho cercato di fare questa esperienza fino in
fondo. L'inizio è stato anche il momento
più delicato. Mi sembrava —
e lo dicevo — di essere in una sala operatoria
senza anestesia, dove si taglia senza sapere cosa poi succederà.
E' infatti successo
qualcosa di rivoluzionario. La laurea, il professore, l'apostolato — ideali che mi sembravano tanto belli —
si sono ridimensionati. Intanto ho toccato con mano quanto paganesimo
c'era in quello che facevo; ma soprattutto l'esperienza di Gesù in mezzo
e di Gesù Abbandonato che ho fatto, li ha rivitalizzati.
E un frutto di questi mesi è la pace che sento dentro di me, tanto forte che
mi dà la libertà di continuare
a fare il professore e di partire missionario, di ritornare in diocesi o
di restare per tutta la vita ammalato su un letto.
Mi è
sembrato di rinascere: la mia vocazione non è tanto predicare
Gesù ma essere Gesù; predicare o no
è secondario, come eserciterò il mio ministero anche,
l'importante è che io sia
prete...
Dopo questa esperienza non posso più pensare di essere solo, di essere su o
giù: sono parole vietate per me, almeno di principio, perché
la nuova categoria di peccato che mi sembra di avere scoperto è di
fermarmi a guardare me stesso, a misurare il livello della mia santità,
perché nella misura in cui mi guardo cesso di essere un dono per
l'altro e rompo quel passaggio di luce e di grazia che Dio voleva dare in
quel momento al fratello.
E particolarmente forte, intima, è stata l'esperienza di sentirmi parte di un corpo. Questa è la nostra forza, muoversi insieme, anche se
a volte ho l'impressione di rinunciare a qualcosa di me, alla mia presenza,
alla mia parola, alla mia esperienza. Ma so che ci sarà qualcuno che
farà fruttificare la sua parola per mezzo del mio silenzio.
Per questo trovo solenne pulire una stanza,
aggiustare una sedia, perché
siamo un corpo e diventa logico pensare non a quello che prima di me ha lasciato il disordine, ma a quello che
verrà dopo e che sarà contento. Il mio braccio destro non
può giudicare e condannare quello sinistro perché sono lo stesso
corpo.
Una piccola esperienza in questa linea: ieri
siamo andati a comperare un mazzo di fiori per regalarli. Per tre ore abbiamo
cercato, a piedi e in macchina. Una pazzia, si direbbe; tre ore per comperare
una cosa che una donna acquista in 5 minuti. Ma era un capolavoro di unità: un italiano, uno spagnolo e un austriaco i
cui diversi gusti estetici si sono potuti armonizzare, tanto che il fiorista
era lui stesso meravigliato del risultato finale.
Per noi era chiaro: se c'è Dio in mezzo a noi, Lui che è armonia non
può non esprimersi.
Francisco S. Abellan