sentire la chiesa
di Chiara Lubich
Qualche anno fa ci siamo portati in Terra
Santa e per noi, in realtà, è stata una esperienza unica. Abbiamo avuto la grazia di avere delle
emozioni particolari in vari luoghi. Uno di questi è stato Emmaus.
Ci siamo andati in un pomeriggio assolato,
c'era un tramonto dorato e avvicinandoci a quel luogo santo, quando ci hanno
fatto scendere dalla macchina per pestare coi nostri piedi la stessa strada che
forse Gesù aveva pestata, ci ricordammo
di quello che tanti tanti anni prima era lì
avvenuto.
Erano tre giorni che Gesù era morto, e il terzo giorno era risorto e due
discepoli, partiti da Gerusalemme, si avviavano verso Emmaus, un paesetto che
dista da Gerusalemme sessanta stadi.
Discorrendo fra loro videro avvicinarsi,
accostandosi a loro, un uomo: «
Di che parlate fra voi, e perché siete cosi melanconici? » egli chiese.
E loro dissero: « Ma tu solo qui non sai quello che è
avvenuto a Gerusalemme, che Gesù di Nazaret è stato crocifisso,
lui così potente in parole e opere ». E
Gesù: « Oh stolti e duri di cuore: non sapevate che ciò
doveva avvenire? » e spiegò le Scritture.
I discepoli arrivati con lui ad Emmaus videro
che Gesù tentava di allontanarsi e dissero:
« Resta con noi Signore perché si fa sera ».
Gesù
entrò, e, allo spezzar del pane, lo riconobbero, ma lui spari.
E, parlando fra loro, commentarono: « Ma non sentivi ardere il cuore in petto mentre lui era fra noi? ».
Ebbene, un effetto della sua presenza fra noi
è stato che, come fin dai primi giorni
ci sembrò di capire che questa sua presenza era
forse la causa per cui comprendevamo in maniera nuova il Santo Vangelo e le
Scritture, così ci sembra sia stata questa stessa presenza che ci ha
dato di intendere, in una maniera più profonda di prima, quanto dicevano
il Santo Padre e i Vescovi.
I loro insegnamenti ritrovavano come una eco nel nostro animo.
Non solo: ma i dogmi che qualche volta
avevamo sentito criticare da professori atei o di poca fede, acquistavano il
sapore delle cose vere, veramente vere, non soltanto perché ad essi ci si doveva
conformare ciecamente, ma perché erano divenuti per noi meno oscuri e,
pur nel mistero, non privi d'una certa comprensione.
Fu questo «
sentire » la Chiesa, nella sua gerarchia e nella sua dottrina, che
ci confermava interiormente che una vita di tal genere avrebbe potuto formare
degli atleti della Chiesa, i quali avrebbero saputo difenderla contro gli
errori e le eresie, non tanto per lo studio della teologia (che del resto in
questo caso, se ben fatto, è di enorme arricchimento), quanto per questa
intima comprensione della Chiesa, per questa connaturalezza che l'anima
sente con essa.
Inoltre ci sembrava che una spiritualità di tal genere poteva
preparare quelle anime che avrebbero concorso ad adempiere una delle
istanze più attuali del nostro tempo: il dialogo col mondo.
E' questo «
sentire » la verità che permette di avvicinare tutti e saper
apprezzare quel minimo di verità che ogni uomo segue; per poter buttare,
anche, un ponte fra cattolici e pagani e preparare la via all'evangelizzazione.