metodo
Con questo numero diamo inizio in terza pagina
ad una serie di temi che sono una riduzione di varie conversazioni di argomento
filosofico-teologico tenute da don Pasquale Foresi ai
giovani della cittadella internazionale di Loppiano e ad altri gruppi
internazionali. Di culture diverse, di diversa preparazione intellettuale,
questi laici provenienti da ogni settore del mondo del lavoro, spesso
senza un retroterra culturale teologico, ma addestratisi da tempo a vivere
l'esperienza evangelica in ogni espressione della loro vita quotidiana,
hanno rappresentato la comunità
pedagogica ideale alla quale don Foresi poteva proporre le sue riflessioni, che
soddisfacevano tutti sia per la novità d'impostazione, sia per
certe intuizioni, sia per l'impegno di vita che esigono se si vuole
arrivare ad una intelligenza più profonda
dell'essere increato e creato, col benefìcio che, pur avvalendosi di tutta la
ricchezza del pensiero tradizionale e moderno, non si sentiva legato dagli
schemi del passato. L'Autore di queste conversazioni già aveva
esposto alcune sue riflessioni fìlosofìche
nel volumetto « Appunti di Filosofia. Sulla conoscibilità di Dio » (Roma 1967), un'opera
di getto e di non facile comprensione per chi non sia assuefatto al linguaggio
tecnico e tuttavia cosi sommesso di tono che forse tanti non ne hanno rilevato
l'originalità.
Questi primi germogli ideologici maturati
nella quotidiana esperienza comunitaria evangelica dove l'ante omnia è
l'amore di relazione, li vedevo come l'avverarsi di quanto aveva detto Chiara
Lubich, ancora nel 1955, quando esprimeva la linea metodologica che
avrebbe dovuto avere lo studio, ossia che esso — e in particolare lo studio teologico — « doveva camminare di pari passo con
la vita, per non distruggerla, ma esserne sostegno, spiegazione, veste adatta
soprattutto per gli studiosi ma anche per gli altri », aggiungendo che se
si è potuto dire — « non so quanto a proposito » — a riguardo del movimento francescano:
«Parigi, Parigi, tu distruggi Assisi», Dio voleva invece che si dicesse: « Parigi, tu coedifichi
con Assisi »; e concludeva:
« Si, perché lo
studio deve essere vitale, e la vita luce ».
Questa linea di don Foresi, che oggi potremmo
chiamare « ortoprassi
evangelica », è abbastanza originale da aver potuto
costituire oggetto . di studio, presso una Facoltà Teologica
romana, attualmente in corso di stampa.
Una visione più completa del suo pensiero, pertanto, si
potrà avere dagli articoli che andremo pubblicando su questo
giornale. Compariranno ogni due mesi, alternati ciascuno da una risposta
significativa nel campo dell'attuazione pratica.
Silvano Cola