Ogni conoscenza a servizio della carità: questa è

 

l'intelligenza dei santi

di Chiara Lubich

 

Si dice che il santo Eymard come preparazione immediata per la sua predicazione avesse l'abitudine di mettersi all'inginocchiatoio per l'adora­zione. « Là — diceva familiarmente — faccio la pasta e la metto a cuocere nel forno eucaristico ». L'Ostia — come qualcuno affermava — per lui infatti era un vero focolare e faceva più profitto in un'ora di adorazione che in una mattinata di studio.

Da Gesù Eucaristia prende sviluppo anche la sua « spiritualità ». Da Gesù presente fra due o più che si amano, la nostra.

E' per questo che se vogliamo portar frutto, quando parliamo, dobbiamo prepararci molto bene in una meditazione profonda con Gesù dentro di noi e stendere i punti del discorso.

Ma non basta. Perché questa « pasta » diventi « pane », digeribile da quelli che ci ascoltano, dobbiamo metterla a cuocere alla fiamma di Gesù presente fra alcuni di noi.

Raccontandoci quello che poi si potrà dire in pubblico, coll'unità anche di chi ascolta, Gesù spesso corregge il nostro discorso, ci avverte di ciò che è superfluo e si può togliere, ci illumina su altro da aggiungere, ci insegna la successione dei pensieri dando al discorso quella logica divina per cui le cose dette in « quella » data maniera producono nelle anime gli effetti voluti: di conversione, di confermazione nella via intra­presa, di dilatazione spirituale.

E ne risultano parole vere che si impongono da sé, per la potenza dell'evidenza.

Ho letto anche qualcosa su Bernardo da Chiaravalle che conferma quanto noi pensiamo degli studi. Mi ha impressionato infatti una frase detta da Bernardo ad un professore di Parigi: « A quanto ho saputo tu commenti libri dei Profeti. Ma puoi tu dire che comprendi le loro lezioni, ed in particolare il loro insegnamento su Cristo? Tu compren­derai meglio Cristo seguendolo piuttosto che insegnandolo. Perché cer­chi nei libri ciò che è vivo? ».

Per S. Bernardo, poi, ogni conoscenza profana, e la stessa cono­scenza della Scrittura, deve « servire la carità ». Nella carità l'uomo impara a conoscere se stesso ed a conoscere Dio, restaurando la « somi­glianza » con Dio.

Lo stesso S. Bernardo in un celebre sermone diceva: « Tutta la mia alta filosofia, oggi, consiste nel conoscere che Gesù è, e che è stato crocifisso ».

E quando Bernardo incominciò coi suoi primi compagni la strada che Dio gli aveva indicato, e « scelse Dio solo », « la sua vita coi com­pagni — dicono — era carità ». « Coloro che vedevano come essi si amavano, riconoscevano che Dio era in loro ».

A Clairvaux, in effetti, un pellegrinaggio di gente accorreva a vedere... chi? Dio che in qualche modo si manifestava attraverso l'amore reciproco dei monaci.

Bernardo aveva voluto anteporre alle norme tradizionali della vita monastica la legge di Dio: la carità, e divenne, oltre che santo, un grande filosofo. E per lui base della filosofia era l'umiltà. Quell'umiltà che ci fa perdere e posporre i nostri pensieri personali per acquistare la verità.