comunicare la vita

 

Dai documenti del NT traspare chiaramente quanto fosse vissuta la realtà dell'aggiornamento del comunicarsi esperienze e vita dai singoli cristiani e tra le comunità cosparse lungo il bacino mediterraneo. Questo momento di vita, di comu­nione, si concretizza in forme personali quali soprat­tutto le visite, i soggiorni degli uni presso gli altri, le lettere. Certo fra loro non era questa una prassi dì galateo o di buona educazione come spesso suc­cede oggi nella nostra corrispondenza, o nelle visite formali dì rappresentanza e di protocollo. Era fare vi­ta la parola di Gesù che risuonava in loro tanto forte­mente: che tutti siano uno. Con le lettere e i sog­giorni talvolta prolungati, con le visite di passaggio si costruiscono come famiglia, dove tutto circola: gioie e dolori, sofferenze e lotte, preoccupazioni pastorali ed economiche, tutto, tutto, in modo che nessuno sia isolato dagli altri. Cosi pur essendo già molte le comunità anche distanti fra loro si sentono un solo corpo e membra gli uni degli altri.

Come l'archeologo scopre nei suoi scavi progres­sivamente vari strati, cosi può essere vista la realtà dell'aggiornamento negli scritti del NT.

Fondamentale è il pensiero di Gesù, che trovia­mo chiaramente espresso nel brano che racconta il ritorno dei settantadue discepoli dalla missione. Esultanti riferiscono a Gesù quanto abbiano speri­mentato la potenza di Dio costatando, nell'incontro con le persone, effetti sproporzionati a tutti i loro sforzi, a tutte le loro fatiche. Hanno toccato con le proprie mani l'opera di Dio, con evidenza formi­dabile, abbagliante. Gesù però non vuole che si fermino nella constatazione degli effetti del regno di Dio in mezzo a loro: « Però non vi rallegrate perché vi stanno soggetti gli spiriti, ma perché i vostri nomi sono scritti nei cieli ».

Per il fatto stesso che i discepoli aggiornano Gesù su tutto quello che era successo, vengono purificati, perché risalti solamente l'opera di Dio. Devono per­dere la loro esperienza per entrare più profonda­mente nel mistero del rapporto fra Gesù e il Padre. Perché tutto quello che tengono per sé, li inquina, li rende ricchi, e incapaci per la comunione.

L'aggiornamento non impoverisce la persona, ma la realizza pienamente. Resta vuoto però chi non dona se stesso aggiornando gli altri. Purificati, i discepoli trovano una più piena unità con Gesù. Talmente cresce quest'unità con lui che in quello stesso momento egli esulta di gioia nello Spirito Santo: « Ti rendo lode, Padre... perché hai nascosto queste cose ai saggi e agli intelligenti e le hai rive­late ai piccoli. Si, Padre, perché cosi ti è piaciuto. Tutto mi è stato dato dal Padre mio, e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rive­larlo » (Lc 10, 17-22).

Sembra quasi di percepire in quelli che hanno vissuto con Gesù l'ansia di comunicare alle genera­zioni future la stessa vita che hanno visto e toc­cato: « Quello che era fin da principio, quello che abbiamo visto coi nostri occhi, quello che abbiamo contemplato e le nostre mani hanno toccato, del Verbo della vita si, la vita si è manifestata e noi l'abbiamo vista e le rendiamo testimonianza e an­nunciamo a voi la vita eterna, quella che era pres­so il Padre e che ci è stata manifestata quello che noi abbiamo visto e udito lo annunciamo anche a voi, affinché voi pure siate in comunione con noi. E la nostra comunione è col Padre e col suo Fi­glio Gesù Cristo. E noi vi scriviamo queste cose affinché la vostra gioia sia perfetta » (1 Gv 1, 1-4).

L'autore con grande insistenza sottolinea di voler dar testimonianza di aggiornare che Gesù è la Vita, la stessa vita che era presso il Pa­dre fin dall'inizio.

L'aggiornamento dei primi cristiani fra loro su Gesù non era puramente informazione religiosa, storica o culturale. Il cristiano aggiorna in quanto è chiamato a comunicare la Vita con la sua vita e con parole che rivelano Gesù in lui.

La vita importa. La vita occorre comunicare.

Sulla vita i cristiani devono aggiornarsi, per cre­scere sempre più. in essa e generarla in altri.

Anton Weber