VITA GEN'S
corrispondenza come vita
L'aggiornamento, si sa, è un termine che è entrato irreversibilmente nel vocabolario della vita sociale odierna.
Chi lo dimentica, a tutti i livelli, si preclude la possibilità di partecipare
alle conquiste e ai contrasti che l'uomo di oggi
vive; si isola, diventa astorico. E' una esigenza della vita, e per noi un altro aspetto
della rivoluzione cristiana cui vogliamo collaborare. E non si tratta solo di
scrivere o comunicare idee, ma anche il frutto di tutto questo, le gioie e
i dolori che ne derivano, una gioiosa conquista,
gli inevitabili passi falsi. Proprio perché di frequente arrivano
in redazione notizie e aggiornamenti di questo stile, abbiamo pensato di
prendere una delle ultime lettere dall'Italia e alcune
esperienze di Gens africani, e di riportarle come testimonianza di questo
elementare ma prezioso mezzo che raccoglie, alimenta e diffonde tra noi la
vita.
Trento,
12-2-73
«
Avrei voluto con questa lettera farti avere il numero approssimato di quanti
verremo all'incontro di Roma, ma non mi è stato possibile anche per via
dello spostamento delle date comunicatomi pochi
giorni fa da Tarcisio. Approfitto ora per donarti un po' della nostra esperienza
di questo ultimo periodo.
Ci sembra di vedere che l'amore scambievole
sta diventando fra noi sempre più
concreto, un'esigenza tale che se uno di noi è fuori dell'unità è bloccato, non riesce ad
amare, perché gli viene meno la linfa.
Mettendo a fuoco il nostro impegno di
vivere la carità abbiamo concentrato
l'attenzione su di un aspetto: quello che ci porta a farci uno, a vivere a corpo. Oltre le continue esperienze che facciamo fra noi,
dove cerchiamo di affinare il nostro rapporto perché ci sia sempre
la presenza di Gesù, abbiamo cercato di farci uno pure con i nostri
amici delle altre classi e con i superiori.
Ci sono stati momenti di chiarificazione
fra di noi: Giorgio mi ha detto delle difficoltà che incontrava con me nell'avere un rapporto di
uguaglianza, da fratelli. Da questa sofferenza reciproca, purificati dalla
verità, siamo usciti più liberi e ci siamo visti con occhi nuovi.
In questo periodo siamo sotto esami (tre
in questa settimana) e nessuno si sentiva di perdere mezza giornata con il
vicerettore che doveva fare da solo un viaggio di 150 km. Cosi Antonio,
ricordandosi della differenza tra scienza e sapienza che abbiamo meditato
sul Gen's di gennaio, ha lasciato tutto, studio,
preoccupazioni, ed è andato con lui. E'
nato tra loro un rapporto nuovo, dono di quella perdita, ed è stata
un'occasione di preziosi incontri con altre persone. (E
l'esame fatto questa mattina è andato bene!).
In questi giorni ci è arrivata una lettera, da alcuni seminaristi di Verona, che ci ha aiutato a
superare un momento di difficoltà nato fra di noi. Ci scrivevano infatti come erano riusciti — superando piccoli
intoppi sorti tra di loro, minimi ma sufficienti a rompere l'unità
— a vedersi nella verità, ad abbattere quelle piccole barriere
e a dare più freschezza e maturità al loro
impegno di vivere la carità. Non volendo rovinare queste
notizie con parole mie ti allego la loro lettera.
Ci hanno scritto pure quattro ragazzi
del liceo di Treviso. Sono uniti ai Gen della città. Anche in quel seminario sta nascendo una bella
vita.
Grazie per le notizie di famiglia che ci hai
comunicato».
Luigi Amadori
Fontem,
febbraio '73
«
Ho portato da mangiare ad una famiglia che un giorno non aveva assolutamente
nulla per sostenersi. Questo atto d'amore mi ha tirato addosso le critiche
dei miei compagni; mi hanno detto che ero uno stupido, perché gli altri
approfittavano di questa mia "debolezza" per riempirsi la pancia a mie spese.
Ma questa debolezza, non è la forza di Dio? ».
«
Conoscevo una madre di famiglia da due anni ammalata e abbandonata da suo
marito. Per accompagnare la sua solitudine le ho regalato l'unica
piccola radio transistor che avevo e che era per me l'unica fonte di
informazioni perché leggo poco i giornali. Appena fatto questo dono Dio
mi ha mandato il centuple: una radio Gruridìgda 350 dollari, avuta in regalo da mio
cognato. "Il centuplo anche in questa vita", ha detto Gesù
».
«
Sto scopando l'aula del secondo corso. Arrivo vicino al banco
di un ragazzo che proprio ieri mi ha offeso, e per giunta trovo un
disordine incredibile: i libri per terra, quaderni spiegazzati, fogli
sparsi... vorrei lasciare le cose come sono, ma mi supero: penso a Gesù,
scaccio la rabbia e metto una cura particolare nel pulire e nel far ordine
».
lavoro in due
«
Se ti accorgi di un punto negativo in te, chiamalo subito
"Gesù", e fa qualcosa ».
Ero a Cham, in un
incontro di seminaristi svizzeri durante il periodo natalizio,
e quelle parole mi colpirono, come un programma fatto su misura per me.
Individuare quello che in me non potevo accettare, e riconoscerlo con
onestà, risultò facile; ne
parlai con un amico e la diagnosi fu chiara: la paura e la timidezza,
l'incapacità di decidermi in molte situazioni concrete era il negativo che
spesso avvertivo in me e che occorreva curare. Dunque all'opera.
Oggi è
sabato e mi trovo a casa. Dopo il pranzo papà parla dei
diversi lavori che vorrebbe farmi fare al pomeriggio, tra l'altro
pulire la motocicletta. Avverto subito la mia solita reazione: « pulire
la motocicletta io? No! E' un lavoro che può fare lui, e farlo
meglio. E poi cosa cambierei con questo lavoro? Proprio niente». Ma quella volta la mia reazione fu diversa.
« Ecco un'incertezza, e questa incertezza sei
Tu, certezza totale». E mi son messo a pulire.
Il giorno dopo è domenica, e solitamente un amico mi invita ad andare con
lui alla messa in macchina. Infatti al mattino lo
incontro e gli chiedo: «si va alla messa?». «No — mi
dice — andrò questa sera, ma tu puoi prendere ugualmente la
macchina». Mi verrebbe da dirgli che posso andare con la bicicletta
perché anche qui avverto la paura di prendere la macchina di un altro.
« Ma quale paura? — mi dico — sei Tu, Gesù, coraggio
totale » ; e via alla messa con la sua macchina.
Anche in seminario ho avuto modo di
superarmi. Si svolgeva in questi giorni un corso di dinamica di gruppo.
Rientrava nel programma scolastico, ma io non potevo proprio digerirlo. Eppure
adesso che il corso è cosa fatta mi
ritrovo con una ricchezza in più. E' singolare. Mi sono sentito
libero. Qualche volta ho parlato malgrado la
paura. Una volta ho anche impostato e diretto la conversazione. Gli altri,
anzi, subito dopo mi dissero: « tu hai un ruolo ben preciso nel nostro
gruppo, perché sai fare delle analisi molto esatte delle
nostre conversazioni e dare chiarezza al discorso. E questo è il modo
migliore per convincere ».
Una nuova libertà, conquistata senza troppo sforzo, e che avverto
chiaramente come un dono.
Franz Amrein