Un'immagine non utopistica del mondo se gli uomini si impegnassero

per una parola divina

di Chiara Lubich

 

La nostra spiritualità si potrebbe spiegare in tanti punti, ma si può rias­sumere anche in una sola parola: unità. Possiamo pensarla come la parola sintesi, cosi come la povertà è stata la parola sintesi della spiritualità fran­cescana, ad esempio. Ora se per ipotesi Dio, l'onnipotente, pronunciasse questa parola e tra gli uomini trovasse la massima rispondenza, noi vedremmo nel mondo cambiarsi molte cose.

Succederebbe come alla moviola quando, per lavorare una pellicola, a un dato punto si gira in senso opposto e tutte le persone corrono di ritorno.

Si vedrebbe il mondo per un attimo fermarsi, e poi camminare a ritroso. Vedremmo le persone richiamate da un richiamo divino d'unione con Lui, voltarsi a lui e riconvertirsi. Vedremmo le famiglie, per questa parola pro­nunciata da Dio, ricomporsi in unità e diventare piccole cellule del Corpo mistico dove i bambini potrebbero vivere in un'atmosfera di amore sopran­naturale cosi da crescere uomini nuovi per un domani più cristiano.

Vedremmo le fabbriche cambiare volto, e là dove la noia è di casa, dove gli uomini subiscono la schiavitù del lavoro, vedremmo dei ritrovi di fratelli che si amano, dei luoghi dove tutti corrono per ritrovarsi con gli amici, quasi dei moderni conventi dove le anime si santificano facendo la volontà di Dio; e negli uffici pubblici troveremmo persone che capiscono che fare quel dato lavoro è servire Dio nei fratelli che aspettano, a volte agonizzando.

Gesù infatti fa capire che il fare la volontà di Dio è più che far miracoli, più che profetare, e più di qualsiasi altra cosa che pur sembra grande; ma... il fare la volontà di Dio.

Vedremmo anche le strade, dove gli uomini passano uno accanto all'altro senza guardarsi, pullulare di persone contente di incontrarsi, di salutarsi. Anche la strada diventerebbe un tempio, la casa di Dio.

Vedremmo i posti più alti di responsabilità, i parlamenti, dove magari spesso si litiga, coperti da persone provenienti da diverse parti e con idee diverse, ma aventi sempre di mira il bene comune, in modo che non vi sia tradimento né dei singoli né delle collettività.

Vedremmo insomma il mondo capovolgersi. Vedremmo calare un po' di Cielo in terra.

E sono convinta che quanto sto dicendo non è una cosa strana, neanche un'utopia, o qualche cosa che il Signore non voglia. Quando Lui ha chiesto: « Padre, che tutti siano uno » ha detto tutti; e quando nel « Padre nostro » ci ha insegnato come pregare, ci ha detto di dire « sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra ». Ora che differenza c'è tra il cielo e la terra? che in cielo tutto converge a Dio e tutte le anime convergono tra di loro in nome di Dio, mentre in terra purtroppo il più delle volte tanto si diverge da Dio.

L'unità, questa è la chiamata particolare nostra. Ma bisogna che rivediamo un po' le nostre idee, per ricordarci come dobbiamo viverla nei diversi rapporti.

Noi incontriamo tanti prossimi, durante una giornata; ma ci ricordiamo che in ogni fratello, in ogni prossimo, dobbiamo vedere Gesù? E', questa visione soprannaturale, quasi connaturale con la nostra vita?

Se così fosse, noi andremmo formando, dovunque viviamo, la comunità cristiana: fratelli tutti uniti fra loro e uniti con l'autorità.

Questo dobbiamo fare, ma non basta: bisogna saper uscire dal nostro ambiente, dobbiamo saper spostare tutti gli interessi nostri, i desideri nostri, per sentire quelli degli altri; partecipare, pregare, soffrire per tutti, tutti servire col nostro amore per essere veramente strumenti di unità.

La nostra carità deve essere come il calore del sole. Avete visto l'inverno? Ebbene, in primavera per un po' di sole spunta l'erba e fioriscono i fiori. Non è che il sole faccia tutto, fa solo la sua parte; eppure tutto sembra cambiare.