cristiano?
Chi non conosce
il sogno fatto da san Girolamo? Si trova di botto davanti al tribunale di Dio e
si sente accusato —
e fustigato — per essere stato non un cristiano ma un ciceroniano. Se la cava con una promessa che almeno
spiritualmente mantiene: «
da quel giorno mi sono messo a leggere
la Scrittura con un ardore che mai ne avevo messo l'eguale nelle letture
pagane » (Lett. 22,
30). Vero o non vero, questo sogno
è indubbiamente espressione d'una autentica
crisi spirituale, la riluttanza a staccarsi dai libri pur dopo aver lasciato casa,
parenti e lauti pranzi («me n'ero
andato a Gerusalemme a militare per Cristo: ma dalla mia biblioteca, messa
assieme a Roma con tanto amore e tanta fatica, proprio non avevo saputo
staccarmi»).
Oggi in chi
affronta la vita ecclesiastica si trova di tutto. In fatto di Teologia ci
sono i filotomisti (pochi), i filoesistenzialisti, i filobonhoefferiani,
i fìlorahneriani, i filomoltmanniani e
via dicendo. In fatto di sociologia troviamo i filocastristi,
i filoguevariani, i filogaraudiani,
i filomaoisti, i filogandhiani,
eccetera. Non sono lontani i tempi in cui studiando il trattato sulla Grazia si
rischiava di perdere la grazia di Dio in violente discussioni tra filomolinisti e filobaneziani.
Contese del genere dovevano già accadere nel periodo apostolico, quando
i cristiani si appellavano polemicamente ai rispettivi maestri, Paolo stesso,
Apollo, Cefo. E Paolo a urlare: « ma è forse stato crocifisso
Paolo per voi?... e dove lo trovi il sottile
ragionatore di questo secolo? Non ha forse Iddio resa stolta la sapienza del
mondo? », per poi concludere: « Imparate dal nostro
esempio a " non andare al di là di ciò che e scritto
"... Infatti io non volli " sapere " in
mezzo a voi altro che Gesù Cristo, e questi crocifisso ».
Non si tratta
di denigrare la ricerca teologica. Paolo non è affatto un ingenuo' dal momento che lui stesso ha costruito un solido
edificio teologico. E' che lui sa di essere di Cristo al punto di poter
dire: « siate miei imitatori come io lo sono di
Cristo ». Il vangelo che annuncia non gli è venuto da nessun
uomo, «
ma per rivelazione di Gesù Cristo », e pertanto non va a sentire
le interpretazioni di nessuno (« non consultai né la carne
né il sangue »), bensì cerca di tradurrlo
in vita per tre anni.
E' buona norma,
nel nostro Movimento, « mettere i libri in soffitta » per
passare qualche anno a rievangelizzarsi senz'altra
guida che il Vangelo.
I teologi
possono illuminarci o ottenebrarci. Sicuramente però non ci salvano. Ci
salva il vivere da «
cristiani ».
Silvano Cola