Don Foresi risponde
II Dio di oggi
In occasione di un
incontro alla Scuola Sacerdotale di Grottaferrata, don Foresi ha risposto ad alcune domande. Ne riportiamo una che, ci sembra, offre
una luce e una prospettiva nuove allo sforzo, nel quale siamo tutti impegnati,
di comprendere la problematica della Chiesa e della società
contemporanee e di dare una risposta.
«
Chiara dice che Gesù Abbandonato è il Dio di oggi, soprattutto
dei giovani. Vorrei chiederti cosa significhi per noi sacerdoti viverlo, per
mettere più a fuoco la
nostra vocazione e per capire meglio il mondo in cui viviamo ».
Occorrerebbe tanto tempo per rispondere
con una certa completezza. Mi limiterò,
perciò, a darvi una risposta molto breve, che, proprio in ragione
della sua brevità, è necessariamente sintetica e limitata.
In pratica il mondo di oggi, quello
fuori della Chiesa per intenderci, è
stato educato dalle filosofie che si sono succedute in questi secoli, da
Cartesio a Lenin. Tutti i maestri dell'idealismo
e del materialismo hanno insegnato a non riconoscere la trascendenza di
Dio, cioè di un Essere supremo al quale dobbiamo rivolgere il
nostro atto di amore e di preghiera. Questa mentalità si è infiltrata
lentamente anche tra i cristiani. Per questo tanti
movimenti attuali insistono molto sui problemi politici e sociali,
proprio perché vogliono presentare un Gesù più umano.
In questo senso, il Gesù di oggi è l'Abbandonato. Colui
cioè che, pur essendo Dio, e appunto perché rimane Dio, afferma
il suo essere uomo nella « Kenosi », nell'annientamento sotto tutti gli aspetti, anche, in certo senso, in
quello della sua divinità. Infatti in
Gesù, Verbo Incarnato, che grida: « Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato? » è tutto il grido
dell'umanità che si sente lontana da Dio e che è staccata da
Lui.
Il cristianesimo va ristudiato tutto partendo
da questo grido: sono molti a dirlo. Per citare due tra i più grandi: Moltmann, l'autore della teologia della
speranza che è una
grossa corrente della
teologia contemporanea, e von Balthasar. Se si capisce questo grido si
capisce il cristianesimo, nella sua dimensione divina, ma anche in quella
umana. Un umano, però, che nasce dall'abbandono
e dalla croce: in altre parole dal vuoto e dal silenzio di Dio. Una
riscoperta, quindi, del Gesù-uomo che deve evitare l'errore dei teologi
della morte di Dio e dei teologi della secolarizzazione, i quali per esaltare
Gesù-uomo rifiutano Gesù-Dio.
Se noi viviamo Gesù Abbandonato e ci lasciamo plasmare da lui,
allora riusciamo ad essere pienamente uomini e
pienamente in Dio, cioè pienamente sacerdoti, perché questo
è il momento nel quale Gesù esprime la pienezza del suo sacerdozio.
Il mondo secolarizzato e senza Dio del XX
secolo attende da noi un cristianesimo dal volto umano ma, nello stesso tempo,
divino. Il che è possibile solo se
noi viviamo tutti i giorni in Gesù Abbandonato. Allora tutte le croci,
da quelle piccole della vita quotidiana a quelle grandi dello spirito,
amate con un sorriso, o magari piangendo, diventano dono di Cristo e del
divino agli altri.
L'intuizione di Chiara, perciò, mi sembra importantissima. E' per questi
motivi che abbiamo deciso di fondare un centro studi per l'approfondimento
di Gesù Abbandonato come chiave della teologia contemporanea e come
soluzione dei problemi della Chiesa d'oggi.