Da una conversazione tenuta agli aderenti al Movimento dei Focolari

in occasione delle Mariapoli

 

il gusto di maria

di Chiara. Lubich

 

Non può mai un atteggiamento ulteriore d'a­more non riflettersi sull'ambiente esteriore. Quale sarà la linea, l'atteggiamento dell'anima, tale lo stile del luogo che lo ospita.

Ora, se Gesù deve vivere dentro di noi, se Gesù è Lui in noi che lavora, che predica, ecc., dove deve abitare? Come deve vestire? Quando era Lui sulla terra, abitava in un luogo, vestiva in una data maniera.

Ebbene, anche qui, come in tutto il resto della nostra vita, chi ci deve guidare è l'amore, che ci porta a farci uno con gli altri.

La casa nostra allora non sarà necessariamente una casa povera, ad esempio, o una casa ricca: noi possiamo abitare in un palazzo come in un mocambos, in un grattacielo, come in una casetta di campagna, dovunque, purché l'ambiente che ci accoglie sia per i nostri fratelli « carità ». Se cosi sarà, i ricchi venendo da noi non si sentiranno umiliati e i poveri non rimarranno sulla soglia della porta. E dobbiamo ricordarci che dev'essere una casa dove abita una famiglia di veri fratelli che, perché uniti nel nome di Gesù, hanno Cristo fra loro.

E se è casa di veri fratelli uniti nel nome di Gesù, se è un ambiente che contiene una famiglia, il cui fratello è Cristo stesso, vorremmo dire che la casa che ci deve ospitare, deve essere tale da accogliere degnamente una cellula del Corpo mi­stico di Cristo.

Ma un'unità di fratelli uniti nel nome di Gesù porta naturalmente, intrinsecamente, un'armonia che avrà il suo riflesso sulla casa che li circonda, su ogni casa che li circonda.

La casa va allora tenuta come Maria Santissima teneva la sua casa, abitazione del Verbo incarnato.

E' un po' difficile pensare a come sarà stato il gusto di Maria: ma ci sembra che noi potremo adempiere questa volontà di Dio soltanto se vi­vremo quell'unità tra i fratelli in modo che Lei stessa, madre di Gesù storico, cosi come è madre di Gesù spiritualmente presente in mezzo a noi, dia, anche agli abitanti delle nostre case, le sue idee, il suo gusto, per poterle tenere secondo la volontà di Dio.

Naturalmente, se la caratteristica delle case nostre deve essere un riflesso armonico unitario della vita di unità che gli abitanti conducono, non importerà tanto se abbiamo pochi o molti og­getti da porvi, importerà senz'altro invece che essi siano disposti in modo tale da farne un riflesso dell'armonia di Dio.

E siccome deve guidarci sempre la carità, la casa deve essere accogliente; e dato inoltre che dobbiamo farci uno con il tempo in cui viviamo, la casa deve essere moderna.

Ricorre spesso inoltre nella nostra Opera l'idea del bello e noi non possiamo spiegarla se non per il fatto che l'Opera è di Maria, e Maria è la tutta bella.

D'altra parte se caratteristica della nostra casa è l'armonia, l'armonia è sinonimo di bellezza; e anche con pochi oggetti noi dovremmo saper com­porre alcunché di armonico.

Ma nonostante tutto questo amore per la casa, poiché il nostro ideale, scelto alla nostra conver­sione, è Dio, e rimane soltanto Dio, la Chiesa per impedirci che usciamo da questa linea, ci sugge­risce il distacco anche dalla casa stessa, pur co­struita nella volontà di Dio, ricordandoci le parole di Gesù: « le volpi hanno delle tane e gli uccelli dell'aria hanno dei nidi, ma il figliolo dell'uomo non ha dove posare il capo ». Questo distacco occorre per tutti noi che abbiamo in comune un unico ideale e sappiamo che qui sulla terra siamo di passaggio.

Nell'Opera di Maria siamo uomini e donne, famiglie e sacerdoti, religiosi e religiose: una socie­tà intera, insomma, in miniatura; ma una società nuova nata da un nuovo spirito. Si potrebbe pen­sare allora che nel mondo questa nuova famiglia abbia qua e là un suo cuore pulsante; è per questo che si è pensato (e il sogno è diventato già in em­brione una realtà), non a delle case centrali da cui si possa irradiare il nostro spirito, ma a delle città « madri » di questo spirito, che avranno, dato il tempo in cui esse fioriscono, tutte le esi­genze di esso e tutta la caratteristica delle città moderne e saranno nello stesso tempo città indu­striali, universitaria, agricole, città che portano in sé opere le più varie e le più attuali in cui vengono utilizzati tutti i possibili mezzi di comunicazione per far sì che i membri dell'Opera di Maria sparsi in mezzo al mondo siano un cuor solo e un'ani­ma sola.

Noi le immaginiamo, queste cittadelle, nuove anche per l'aspetto esterno. Spesse volte passando per un paese o per una città siamo colpiti per la disarmonia esistente fra casa e casa.

I luoghi abitati sono quasi sempre testimo­nianza di una vita cristiana individuale, quando c'è. Ognuno pensa al suo interesse e al suo pezzo. Noi immaginiamo queste città, invece, come la testimonianza della carità reciproca, dove una casa è in armonia dell'altra, in servizio dell'altra, e il tutto composto e studiato da Gesù in mezzo agli abitanti. Una città, quindi, che anche vuota, do­vrebbe gridare al mondo il nostro ideale, testi­moniando Dio, l'amore. Ed essa stessa, anche da sola, dovrebbe poter toccare il cuore degli uomini e convertirli come un piccolo paradiso abitato da angeli. Solo cosi potremo chiamare queste citta­delle: Mariapoli.