Gli chiesi una sigaretta
Qualche tempo fa mi sono trovato a Trento
di passaggio, diretto in un paese vicino da un amico sacerdote. La sua
parrocchia dista dalla città una decina di Km.
e per raggiungerla dovevo prendere un altro autobus. Visto che dovevo
attendere circa un'ora, mi son seduto, un pò stanco, su di una panchina.
Ad un certo punto mi si avvicina un ragazzo.
Avrà avuto 22 o 23 anni, distinto,
forse uno studente, e si siede accanto. Io, preso un pò dalla
stanchezza, non ci faccio gran caso, anzi per restare in pace apro un giornale
pur senza la voglia di leggerlo. Forse dopo qualche minuto quello mi si
avvicina e con modi tanto strani, quasi amorevoli, mi offre una sigaretta.
Dai gesti, dal modo di parlare... non mi ci volle molto per intuire che si trattava di un ragazzo « particolare ».
Sentii subito una forte repulsa. Non sapevo se allontanarmi o se allontanare
lui; comunque subito rifiutai, quasi per paura di contaminarmi, la
sigaretta che mi porgeva. E' come quando ti accorgi di aver fatto una
gaffe: subito mi trovai a
disagio e capii presto anche
il perché. Ero fuori strada. Lontano da quel
Gesù di cui spesso con tanta enfasi mi dicevo e sentivo discepolo.
Lui li aveva amati con predilezione i più poveri, gli esclusi, fino
a essere quasi confuso con loro. Questa luce liberò in me la forza di
fare uno scatto interiore.
Cercai subito di essere concreto e fui io
stesso a chiedergli la sigaretta. Quello si
meravigliò e mi chiese il perché del
cambiamento. Non sapendo come rispondere, me ne stavo zitto. Solo
dietro sua insistenza mi usci spontaneo dire: « Gesù
avrebbe fatto anche lui cosi ». Ancor più meravigliato lui
incomincia allora a pormi tante domande. Nasce un rapporto profondo,
« nuovo », nel quale mi confida l'angoscia che gli procura
quella sua condizione di anormalità. Un discorso franco, aperto
alla speranza, che lui concludeva con queste parole: « Anch'io
sento e sempre più voglio sentire Dio Padre... forse solo questa
certezza che oggi ho ritrovato mi libererà ».
Tarcisio