Riflesso dell'Eterno

Di Chiara Lubich

 

Da una società che va scoprendo via via che l'unico solido vin­colo che lega membro a membro è l'amore cristiano, e per esso e con esso si ricompone ed ordina, da una società animata dall'anima del Corpo mistico, che è lo Spirito Santo, possiamo attendere molto in ogni campo umano.

Per questo amiamo parlare d'una politica nuova, d'un'economia nuova, d'una scienza nuova, d'una scuola nuova, d'un'arte nuova... insomma di una società nuova.

E chi fa nuove tutte le cose, non può essere che Colui che è, che è sempre stato e che sempre sarà; Colui che perpetua la Sua Chiesa, dalla quale escono, in ogni epoca, fioriture nuove e per ogni male rimedi nuovi, tratti dall'antica e immutabile polla che è il Vangelo. E deve essere così, ché altrimenti la Chiesa poteva apparire ingorgata dai secoli e sommersa sotto le ripullulanti « novità » del mondo.

La società trova nell'unità cristiana maggior equilibrio in Dio, i popoli usufruiscono, nel reciproco aiuto cristiano, dell'aiuto parti­colare di Dio, che è là dove è la carità e l'amore. Gli uomini ritro­vano loro stessi, il loro più profondo « sé », che è il Cristo in loro, Cristo che, oltre esser la Verità e la Vita, è la Bellezza. Non per nulla noi cristiani attendiamo il Paradiso, dove tutto apparirà rive­stito di « bellezza »... Cristo deve informare la vita del cristiano, in tutte le sue espressioni, anche in quelle che possono in certo modo esser apparse finora ai margini della religione, come ad esempio le manifestazioni artistiche.

In tempi di « urlatori », di poeti ermetici », di pitture « astratte », noi cristiani desideriamo un'arte nuova.

Pur nel rispetto dello sforzo piccolo o grande degli artisti d'oggi di inventare qualcosa di nuovo, non possiamo non dubitare — almeno in alcuni casi — di una certa patologia dell'arte contem­poranea che, oltre degradare l'arte stessa, nuoce alla morale e alla dignità umana.

Un'arte nuova. Certo.

« Arte », e quindi espressione del « Bello ». « Nuova », e quindi rinnovata, come sempre nuovo è l'Amore, che è Dio.

Deve essere Lui l'ispiratore primo delle poesie e delle musiche. A Lui vanno affidati i pennelli, perché in certo modo li muova, e scelga i colori e dia all'espressione concreta, all'opera, il timbro di Sé, che è l'uno, e in questo timbro sarà l'« armonia », che etimo­logicamente significa « altissima unità », e quindi Arte, e quelle opere rimarranno, perché aventi in sé un riflesso dell'Eterno.

Questo attendiamo, questo dobbiamo sforzarci di raggiungere perché arte e scienza e scuola ed economia e politica e ogni espres­sione della vita possano esser degne di profumare a gloria di Dio, nel nuovo mondo in cui il Suo nome deve esser cantato dagli angeli, dagli uomini, dalle cose.