Parola di vita

"Non ci siano tra voi divisioni,ma siate perfettamente uniti

in uno stesso pensiero' (1 Cor. 1,10)

 

Quando ci imbattiamo nella frase del Vangelo dove Gesù prega « affinché siano perfetti nell'unità », forse non ci rendiamo conto di tutte le conseguenze che essa comporta nella nostra vita.

L'unità di pensiero, ad esempio, è una conseguenza-manifestazione dell'amore cristiano che per natura sua deve essere visto e « sentito > da tutti. < Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri» (Gv. 13, 35). Anche l'unità di pensiero cioè, esige quella comunione spirituale materiale che fa di tutti «un cuore solo e un'anima sola» (Att. 4, 32).

La stessa forza che ci spinge ad amare l'altro, a mettere i beni in circolazione, è quella che ci porta a mettere anche in comunione i nostri pensieri, le nostre idee o le proprie vedute. Questo anche perché ci sappiamo limitati nella conoscenza di Dio e delle cose. Non abbiamo la verità, ma soltanto delle verità, parziali, bisognose per questo di entrare in dialogo con quelle degli altri.

D'altra parte la Verità non è la semplice somma dei nostri punti di vista. Disponiamo di una conoscenza che è segnata dal peccato; i nostri sensi sono oscurati; e quindi le nostre verità hanno sempre un intrinseco limite, sono un misto di verità ed errore.

Se l'unità perfetta vuole anche l'unità di pensiero in questa funge sempre la dimensione della purificazione.

Tale è il senso della accorata richiesta che Paolo fa ai Corinti: « Non ci siano tra voi divisioni ». I Corinti infatti pur non essendo divisi nei punti fondamentali riguardanti la fede, avevano tuttavia lasciato che il loro uomo vecchio si manifestasse nello spirito di discordia, e nelle divisioni che laceravano la comunità, volendo ognuno sostenere ad oltranza i propri sentimenti.

Si potrebbe parafrasare: « Se io sono di Paolo e tu di Apollo e quell'altro di Pietro, allora vuol dire che tra di noi non c'è niente in comune» [Cf. 1 Cor. 1, 12).

Paolo non richiamava all'uniformità, perché soltanto se realmente distinte due cose si possono unire, ma all'unità di pensiero che c'è là dove si realizza la comunione di quelle ricchezze che sono proprio i nostri modi di pensare e di vedere.

Unità e diversità sono concetti correlativi che non implicano contraddizione.

Di nuovo ritorna come legge il saper perdere e nel nostro caso il saper perdere i propri pensieri, perché nell'amore reciproco regni il pensiero di Cristo.

Infatti la ricerca della verità, tra l'altro di quelle verità che reggono il nostro agire concreto, storico, deve essere indirizzata in primo luogo a sostenere la nostra carità. Una conoscenza senza amore reciproco gonfia, non edifica, e non è al servizio dell'unità (Cf. 1 Cor. 8, 1). In altre parole: l'unità di pensiero così concepita esige da tutti il non-essere e il non-possedere.

Non essere la propria intelligenza, ma quella di Cristo; non pos­sedere i propri pensieri ma quelli del Maestro.

Attilio Gimeno