un mistero d'amore

di Chiara Lubich

 

Nella vita di Gesù c'è un fatto splendido e mirabile, altissimo, soprannaturale, consolante.

Pur limitata la sua figura alla Palestina, pur contate le sue parole, pur definite in poche ore la sua passione e morte, espressioni solenni d'un amore senza confini, egli, conoscendo il cuore degli uomini per il battito del suo, sembrò non rassegnarsi a quel limite imposto dalla carne umana che aveva assunto e, prima della pre­ghiera onnipotente al Padre, volle lasciarci qual­che cosa che lo moltiplicasse nel tempo e nello spazio: l'eucarestia.

Qui non si dovrebbe parlare, si dovrebbe adorare.

Questo è un mistero d'amore che non ha confronti.

« Depose i superbi e innalzò gli umili », ha cantato Maria.

L'eucarestia lo dimostra. Non c'è chiesetta di campagna dove questo Dio nascosto non pal­piti. Lì dice a tutti, specie agli umili, ai piccoli, ai disgraziati, ai vecchietti, ai peccatori, ai tribo­lati: « Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi e io vi ristorerò ».

« Voi tutti »: ma chi può dire questo se non un Dio? Non basta questa parola per dire che egli è Dio? Chi si è curato dell'umanità come lui, andando ad abitare fra i carcerati, negli ospedali, negli orfanotrofi, nei manicomi? Quale sofferente non lo può invocare?

Quanti grandi della terra sono irraggiungibili da molta parte dell'umanità! e quante lacrime si spendono perché non si ottiene una udienza, un colloquio che risolverebbe spesse volte una vita, l'avvenire di una intera famiglia! Specie la gente più misera questi privilegi non li può avere.

Ecco invece lì il capo invisibile della Chiesa, il reggitore dei popoli, il compositore dei piani divini, nei quali è previsto un trattamento d'amore per ogni singolo e per ogni società, eccolo li a portata di mano. Basta andar da lui e dirgli: ma in fondo, Signore, tutto è nelle tue mani; non posso andare dai grandi della terra, ma posso venire dal più grande. Questo mi dice il tuo amore, questo mi conferma la dignità, che mi hai riacquistata. Vedi tu, guarda tu su di noi, tu che hai detto che anche i capelli del nostro capo sono contati.

E ognuno può uscire dall'incontro con lui si­curo che la sua « pratica » è ben piazzata, e che le raccomandazioni non mancano.

Nessuno saprà mai, se non Dio stesso, ciò che ha operato Gesù eucarestia attraverso i se­coli e in tutti i punti della terra.

Anche oggi è Gesù eucarestia che ci dà corag­gio e spinta. E' lui la causa prima della nostra gioia. E' lui l'alimento, il vincolo più forte del­l'unità, ideale cristiano.

E del resto, la scelta di Dio che molti fra noi hanno fatto, ponendolo primo fra tutti e tutto quello che amiamo, il volerlo vedere in tutti i fratelli, il vivere la sua parola, ci porta sponta­neamente e logicamente ad andare a lui tutti i giorni e a cibarsi di lui. Che assurdo sarebbe far la comunione coi fratelli, per suo amore, e non farla con lui!

Gesù è là: corpo, sangue, anima e divinità nell'eucarestia. L'eucarestia è nostro cibo e be­vanda.

Cibo e bevanda!

Quando Gesù era in terra parlò: era il Verbo e doveva parlare.

Nell'eucarestia tace. Quante volte colpisce questo fatto.

E' già così incredibile che Dio si sia fatto uomo. Ma che lì, all'ultimo momento, egli si sia nascosto sotto le apparenze del pane, questo appare impossibile.

E invece no: è la logica dell'amore. Fattosi uomo, ci amò come se stesso. Ma c'era un bel dislivello tra noi e lui. Allora ideò l'eucarestia per far di noi lui. Mise sé al nostro servizio, come il cibo è al servizio dell'uomo, perché voleva far di noi altrettanti lui, altrettanti Cristo. Lui lo viveva bene il vangelo, e sapeva come si fa ad amare. Volle con l'eucarestia che noi arri­vassimo a ripetere con consapevolezza e verità molte sue parole: che in virtù di lui, noi — non più noi, ma lui in noi — potessimo dire con la nostra vita agli altri: «Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi ed io vi ristorerò ».

Sono vette dell'amore, che danno le vertigini all'anima, ma sono vere.

Gesù con l'eucarestia è arrivato al di là di ogni immaginazione. Forse i bimbi lo possono capire, i bimbi che credono e vivono in un mondo diverso da quello in cui noi siamo im­mersi e da cui siamo contaminati.

La parola di un sacerdote sull'altare trasforma il pane in corpo di Gesù.

Il regno di Dio è dei bambini, e questa profu. sione di divino disseminata sulla terra è capita da noi se, convcrtiti, diventiamo bambini e cre­diamo ad un regno diverso da quello della terra, verso cui avviarci come viandanti. Gesù non ha mai nascosto la verità, anche se cruda e tagliente. E' inutile farci illusioni umane che ingannano. La vita terrena non durerà sempre: c'è l'al di là. Qui, in un tripudio di gioia, abbiamo scoperto il regno di Dio fra di noi, che è vivere la Chiesa fino in fondo; ma verrà per ciascuno di noi l'ora dell'addio.

E chi ci accompagnerà al di là, sotto altre tende incorruttibili ed eterne? Uno solo: Gesù eucarestia, viatico per tutti quelli che lo hanno meritato.

Forse converrebbe vivere la vita come vivremo la nostra morte. Sarebbe la nostra santità, la santità di molti, e non dovremmo cambiare nulla in quel passaggio. Allora, immersi nella luce che l'eucarestia contiene piena, apriremo gli occhi alla luce, nati finalmente alla vita eterna.