Scuoletta a Recife

 

Febbraio, nel Brasile, coincide col periodo estivo; dunque tempo di vacanze. Anche quest'anno si è approfittato di questa circostanza per realizzare, durante tutto il me­se, una esperienza che ripete a scala ridotta quella della Scuola Sacerdotale di Grottaferrata. Per questo la chiamano confidenzial­mente «scuoletta».

« Pensavamo scrive Norbert Penzkofer a un incontro di fa­miglia, volendo dare radici più pro­fonde a quella vita di comunione che già esiste tra di noi, e per questo il numero dei partecipanti previsto sulla carta era limitato. Si aggiunsero altri tre seminaristi, ar­rivati per esplicito desiderio dei loro vescovi, e ci ritrovammo alla fine in 7 ».

La relazione che ci hanno man­dato, mette in luce quegli effetti ca­ratteristici che sorgono ovunque si rinnova una esperienza di cristianesimo totalitario, sottolineati però dal colore tipico dell'ambiente in cui questa esperienza si incarna. Si sa che quando si parla di vita, e di vita di comunione, il discorso deve subito lasciare il posto ai fatti. Un fatto è mettere i beni in comune, e l'hanno fatto. Con questa parti­colarità: che disponendo di poco denaro la comunione dei beni di­ventava comunione nel vivere la povertà. Alla fine il conto delle spese era di 856 cruzeiros e la me­dia diaria per persona di 6,50 cru­zeiros: 700 lire.

Gli studenti presenti su invito dei vescovi, partecipavano per la prima volta ad una esperienza si­mile: per questo tutti gli altri si sono messi alla pari con loro, e forse per questa ragione Gii, con­densando le sue impressioni, alla fine diceva: « Pensavo che in que­sta scuola avremmo studiato il van­gelo, invece abbiamo cercato di viverlo. Soprattutto ho conosciuto in modo nuovo Maria e questa mi sembra la cosa più importante per me».

Ancora dalla loro relazione emer­ge con forza il ruolo giocato nella loro esperienza dai contatti avuti con una parrocchia di Palmares. Li hanno trovato persone che « vi­vevano », una comunità che si è allargata a macchia d'olio per la testimonianza dì poche persone. Un incontro salutare per tutti. « Quan­te volte scrive Doloroziano pensando al mio ambiente del nord-est mi sono sentito scoraggiato. Co­me farò mi domandavo a portare il vangelo in quel mondo cosi difficile? Qui ho trovato la risposta: se vivo, darò la Vita». Ma quello che più colpisce è ve­dere come venga in primo piano anche per loro la scoperta e la scelta di Gesù crocifìsso e abban­donato, « fondamento del sacerdo­zio », più profondamente compreso, quotidianamente incontrato. Sembra di rivivere il recente incontro di se­minaristi europei al Centro Mariapoli. Avverti che sarebbe il mo­mento di incontrarsi con loro non solo tramite relazioni, ma di perso­na. E un'occhiata a quell'invenzione di Dìo che è il « fondo S. Giusep­pe » dà sapore di realtà a questo desiderio.

a cura di Luigi Bonazzi