Creatività del dolore

 

E' un'esperienza che abbiamo vis­suto gli ultimi giorni della nostra permanenza a Grottaferrata. La sera del 16 marzo arriva dalla Svizzera una telefonata che porta la notizia della morte del papà di Leo. Dopo sei mesi di vita comune — siamo un gruppo di sei seminaristi — ci sentiamo tutti coinvolti da questo avvenimento, anche perché a di­cembre Leo aveva già perso la mamma e questo accentuava la sof­ferenza di quel momento.

Cosi un'ora dopo eravamo tutti insieme per l'esigenza profonda di vivere con Leo la sua sofferenza. All'inizio si era piuttosto silenziosi, forse senza accorgerci si era fatto strada in noi quel senso di compas­sione e di tristezza che normalmente accompagna simili circostanze, ma non appena Gustel fece osservare che dovevamo cercare il papà di Leo tra i vivi e non tra i morti, spontaneamente quel nostro stare insieme diventò una festa.

E nel clima fortissimo che si era creato Leo ci diceva: « Mi rendo conto adesso che se io sono qui, è proprio a causa di mio padre. Fino a due anni fa con lui non avevo quasi nessun rapporto. Io volevo cambiare il mondo, gli altri ed anche lui che, ad esempio, non poteva sopportare i miei capelli lunghi. Ricordo che in una con­versazione per me decisiva un ami­co mi aveva detto: "Comincia da te stesso. Và a tagliarti i capelli e inizia così ad amare tuo padre a fatti ". Fare questo passo per ri­stabilire la comunione con mio pa­dre fu duro, ma fu anche il primo anello di una catena che attraverso varie tappe mi ha portato a vivere qui, con voi, in questo momento». In tutti c'era una gioia profonda, con l'impressione di fare veramente un incontro cristiano con la morte, con la sofferenza. E abbiamo sco­perto un po’ che cosa è la " ricrea­zione " nel senso più profondo della parola. Gesù sulla croce ha ricreato un nuovo mondo, l'uomo nuovo. Ri-creazione allora è coabitare con Lui nella croce che è la fonte della vita. E con questa presenza viva di Lui in mezzo a noi, nel dolore di Leo, ci diventava più chiaro il senso di un quadro del Centro Ave di Loppiano che avevamo visto lo stesso giorno: una luce viene dal cielo, si raccoglie in un punto e poi si diffonde in tutte le creature. Questo punto è il dolore nei suoi mille volti; è Gesù nella sua pas­sione, nel suo abbandono, l'espres­sione più alta della sua carità.

Quella sera per noi era un'espe­rienza vivissima: il dolore diviso tra di noi non era più dolore ma gioia moltiplicata.

a cura di Francesco - Italia