Un incontro singolare

 

Doveva essere un giorno di va­canza, ma è stato soprattutto un incontro singolare con Dio. Si era visto opportuno fare un po’ di ri­poso e abbiamo pensato a una pic­cola gita. Al mattino, Domenico ed io partiamo in macchina. Pioveva, ma la profondità del rapporto nato tra di noi ci pareva portasse un po’ di sereno in quella giornata ug­giosa che ci accoglieva, e nostra unica preoccupazione era far con­tento Gesù nell'altro.

Ad una curva, resa viscida dalla pioggia, perdiamo il controllo della macchina che slittando va ad urta­re con violenza contro un muro; poco lontano c'era il vuoto. Conti­nuava, in altra forma, l'incontro con Lui presente in mezzo a noi e per questo, ripartendo, abbiamo conti­nuato a cantare la canzone che l'in­cidente aveva interrotto. Quasi non sentivamo il peso della croce: rima­neva soltanto la gioia dell'incontro con Lui.

L'auto, con una fiancata comple­tamente rovinata, non era nostra e il fatto di dover rendere conto al sacerdote che ce l'aveva prestata come anche a Roberto, che tiene la nostra cassa comune, ci pesava molto. Pur nella gioia dell'incon­tro, di tanto in tanto la nostra sensibilità tornava alla carica e ci costringeva a rinnovarci continua­mente per non pesare sull'altro.

Ed abbiamo fatto anche un'altra scoperta: l'incidente non era sol­tanto un dono di Dio per noi, ma anche noi, col disastro che avevamo apparentemente combinato, doveva­mo essere un dono per gli altri, strumenti del suo amore. E quando alla sera abbiamo telefonato a Ro­berto, ci siamo accorti che questo era vero. « Quando Marco mi ha telefonato diceva poi Roberto mi ha detto che aveva un dono da farmi. Ma appena ho inteso di che dono si trattava, il primo istin­to, durato un attimo, è stato quello di sprecarlo. Poi, pur non capendo, ho cercato di accettarlo, e a letto, ripensando all'incidente ho visto chiaro: sicuramente Marco aveva fatto tutta la sua parte, non solo, ma anche io dovevo far mio il dolore che lui stava vivendo. Se siamo una famiglia non solo non ci giudichiamo, ma dobbiamo an­che essere un cuor solo e un'anima sola ».

a cura di Sergio - Torino