Alcuni testi patristici sull’apostolato
«
Un innamorato di Cristo ha questa caratteristica, che si occupa della
salvezza dei propri fratelli» (S. GIOVANNI CRISOSTOMO, De Incompr., MG 48, 752).
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E basterebbe, quando non avessimo forze sufficienti per il ministero della
predicazione, che svolgessimo il compito affidatoci con la santità della
vita» (S. GREGORIO MAGNO, Hom. in Ev., I,
17, 4 - PL 76, 1140).
«
Perché oggi non tutti sono credenti? Perché le cose vanno di
male in peggio e siamo noi quelli chiamati in causa, quelli a
cui da ultimo l'accusa si rivolge. I primi cristiani
infatti non credevano solamente per i miracoli che vedevano, ma
abbracciavano la fede soprattutto per la testimonianza che ricevevano. Dice infatti
«
... Quanto sarebbe preferibile essere
più modesti e convertire gli altri, piuttosto che assumere atteggiamenti
da saccente e vedere i propri fratelli che si dannano. Infatti
chi vive rettamente dà a molti la più credibile testimonianza di
fede. Perché può capitare che i miracoli diventino per
uomini superficiali e debosciati oggetto di scherno,
mentre una vita onesta chiude la bocca anche al diavolo » (S.
GIOVANNI CRISOSTOMO, in I Cor., Hom. VI, 4).
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Gli insegnamenti del Vangelo indicano come deve essere colui che annunzio il
regno di Dio: senza bastone, senza bisaccia, senza calzature, senza pane, senza
denaro, vale a dire non preoccupato di cercare l'appoggio dei beni di
questo mondo, stando sicuro nella sua fede che quanto meno cercherà i beni temporali tanto più essi gli basteranno »
(S. AM BROGIO, Expl. Ev. Luc, VI, 65).
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Qualcuno a questo punto potrebbe osservare che tutti questi ordini sono
molto giusti, ma è difficile capire perché Cristo proibisca loro
di possedere il sacco da viaggio, due tuniche, un bastone e perfino i sandali. Vi rispondo che Gesù voleva abituare
i suoi discepoli a vivere nella più completa povertà. E a tale
scopo egli ha proibito loro di preoccuparsi per l'indomani. Inviandoli come
maestri a tutti i popoli della terra, fa di essi in
certo senso degli angeli; li scioglie e libera da ogni preoccupazione
della vita terrena, per interessarli completamente a una sola cura: quella
della predicazione. Anzi anche da questa sollecitudine vuole esentarli,
dicendo loro: 'Non vi date pensiero dì come
parlerete o di quel che direte. Rende cosi facile e semplice
un compito che ai discepoli sembrava assai difficile e pesante. Niente infatti riempie tanto di gioia lo spirito quanto questa
assenza di preoccupazione, soprattutto quando, liberati da tale affanno,
essi non avranno bisogno di niente e di nessuno, in quanto Dio sarà con
loro ed Egli sarà tutto per loro » (S. GIOVANNI CRISOSTOMO, In
Matth., Hom. 32, 4).
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Anche il modo di fare del Signore è luce per il nostro agire,
perché mentre lo vedi operare, puoi capire come dobbiamo comportarci.
Egli manda ad esempio i discepoli a predicare a due a due perché duplice
è il comandamento dell'amore, verso Dio e il prossimo, e non ci
può essere carità se non quando si è almeno in due. Uno infatti non può dire con proprietà di avere
carità verso se stesso, dal momento che è proprio dell'amore
tendere verso l'altro, perché sia carità. Perciò il
Signore li manda a due a due per dirci tacitamente che chi non realizza la
carità con l'altro non deve assolutamente dedicarsi al compito della
predicazione» (S. GREGORIO MAGNO, Hom. in
Ev. I, 17,
1).