essere testimoni

 

Il cristiano attivo è sempre in pericolo di fare della propaganda. Il che non è esattamente ciò che intendeva Gesù quando invitava ad annunciare il Vangelo. In realtà tra propagandista e apostolo c'è note­vole differenza anche se lo scopo comune, dichiarato, è il Regno di Dio.

Far propaganda è un mestiere che richiede una certa tecnica o varie tecniche adattabili volta per volta al tipo di ambiente da influen­zare, mentre non richiede affatto di credere o di essere convinto del­la validità del prodotto che si smer­cia; tutt'al più dimostrare di es­sere convinti serve, ma ancora co­me tecnica, per le persone meno suggestionabili.

Essere apostolo è tutt'altra cosa. Dice Gesù a Natanaele: «In veri­tà, in verità ti dico: noi parliamo di ciò che conosciamo, e attestiamo quello che abbiamo visto ». E Gio­vanni, nello stesso tono: « Quel che abbiamo udito, quel che abbiamo veduto coi nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e le nostre mani hanno toccato... quel che noi abbiamo visto e udito lo annun­zi amo anche a voi ». (1 Gv 1, 13).

Contemplare, a differenza del « vedere con gli occhi » implica es­sere in comunione con l'oggetto, viverne l'esperienza; e poiché l'apo­stolo qui parla di Gesù ma la nostra comunione è col Padre e col suo Figlio, Gesù Cristo »), conclude logicamente: « chi dice di cono­scerlo e non osserva i suoi coman­damenti è un bugiardo, e in lui non c'è la verità » mentre « ognuno che ama è nato da Dio e conosce Iddio»   (1.   Gv  4, 7).

Si può parlare della luce senza che niente si illumini, del fuoco senza che niente si riscaldi, del lie­vito senza che niente venga fermen­tato, del sale senza che niente acquisti sapore. Se invece « siamo » luce, fuoco, lievito e sale, rendiamo testimonianza poiché per farne la esperienza gli altri devono entrare in comunione con noi e trovandoci in comunione con Dio lo conoscono « sperimentalmente », tanto da po­ter anch'essi affermare e ripetere: « ciò che abbiamo udito, visto, con­templato, toccato —• poiché la vita si è manifestata a noi lo annunzi amo anche a voi».

L'annunzio, la parola, ogni apo­stolato insomma, se non sono frut­to di esperienza sono di fatto vuota propaganda incapace dì persuadere orecchie oggi giorno fin troppo sma­liziate.

Dio resta Dio direbbe Congar anche se nessuno lo rico­nosce tale, con o senza la nostra propaganda. Ma per assecondare il suo disegno d'amore sull'umanità, per far si che ogni uomo entri nella sua comunione, ha bisogno di « te­stimoni » che fatta l'esperienza della vita trinitaria sulla terra possano dire con verità « noi ab­biamo veduto e rendiamo testimo­nianza e vi annunzi amo la Vita eterna che era presso il Padre e che si è a noi manifestata ».

Solo cosi si è apostoli e non me­stieranti. A meno che amare non sia anch'esso un mestiere. Ma in ogni caso è l'unico mestiere di Dio.

Silvano Cola