Parola di vita
Se Dio ci ha amati così anche noi dobbiamo
amarci reciprocamente (1 Gv. 4, 11)
Forse ci siamo meravigliati, qualche volta, per il fatto che la meditazione
sulla carità ci scopre sempre nuovi aspetti e prospettive. Non
comprenderemo mai troppo. La carità non è di origine umana
bensì divina, e come tutto ciò che ha il marchio divino è
capace di offrirci sempre nuove dimensioni.
Noi sappiamo che l'amore viene da Dio perché,
quando ancora eravamo peccatori, Lui, prendendo l'iniziativa, ci
amò per primo e « mandò il Figlio suo come propiziazione
per i nostri peccati » (1 Giov 4, 7.10.19),
consegnandolo alla morte, affinché si potesse stabilire un nuovo rapporto
tra Lui e noi.
La Scrittura ci mostra pure che la vita e l'insegnamento di Gesù
erano amore. Di Lui infatti si dice che
«passò facendo il bene » (Atti 10, 38). Era,
all'occasione, amore misericordioso perché aveva compassione dei malati
e di quelli che piangevano, ma soprattutto perché sapeva perdonare
senza limiti (Mt 18, 21; 5, 44-45; Lc 6, 36; Giov 21,
15-17). Era anche mite (Mt 11, 29), paziente e
non cercava il proprio bene ma quello altrui (Mc 10,
45; Mt 20, 28). Faceva dell'obbedienza il cibo di ogni giorno (Giov 4, 32). Nella croce, infine, troviamo la più
alta manifestazione dell'amore di Dio e di Gesù perché «
nessuno ha amore più grande di colui che sacrifica la propria vita per i
suoi amici » (Giov 15, 13).
Gesù morendo in croce ha portato la
rivelazione alla sua pienezza e ci ha rivelato che l'amore che deve distinguere
i discepoli è l'amore reciproco. Infatti S.
Giovanni non dice: « Se Dio ci ha amato così... anche noi dobbiamo
riamarLo », ma, con una sorprendente
conclusione, afferma ... « anche noi dobbiamo amarci reciprocamente
». Questa affermazione è rigorosamente fedele alla logica
divina se pensiamo che l'amore che ci è stato rivelato da Gesù
è un amore trinitario. Il che vuol dire che noi dobbiamo «
incarnare » tra noi la vita trinitaria ed essere «una cosa
sola» come Lui e il Padre sono uno (Giov 17,
22). in altre parole amare Dio equivale ad amarci
scambievolmente « come Lui ci ha amato» (Gv 13, 34), perché
qualunque cosa avremo fatto al più piccolo dei Suoi fratelli, la avremo
fatta a Lui (Mt 25, 40). E' questo il « comandamento nuovo », nel
quale si fondono i due comandamenti dell'A.T. (Mt 22, 34-40).
E' sul modello dell'amore trinitario che noi siamo stati creati
come uomini e poi «ricreati ih Cristo» (2 Cor. 5, 17);
è ancora su questo modello che si deve costruire ogni rapporto umano
nella società.
L'amore scambievole vissuto secondo il modello trinitario rivela
la portata profondamente sociale del cristianesimo: creati gli uni per gli
altri, ci salviamo gli uni con gli altri, siamo corresponsabili gli uni degli
altri (Lumen Gentium 9).
Perciò questa vita trinitaria-in-noi
e tra-noi deve essere la dimensione nella quale
ci muoviamo e l'« humus » che ci fa crescere.
Attilio
Gimeno