DON FORESI RISPONDE

 

Che rapporti ci sono tra la Rivelazione e l'esperienza di "Gesù in mezzo" di cui parla il Movimento?
Ci sono fondamenti scritturistici a questo riguardo?

 

A voi posso rispondere anzitutto con l'argomento classi­co ex auctoritate, e mi riferisco al card. Bea il quale, quan­do era ancora rettore dell'Istituto Biblico e confessore di Pio XII, è stato uno dei salvatori del Movimento dei Fo­colari allora accusato di proporre idee estranee alla teologia cattolica; e l'ha fatto proprio per i fondamenti profonda­mente biblici che ci vedeva. Un altro esegeta di fama, Heinz Schurmann, docente all'Università di Erfurt, membro della Commissione teologica internazionale e autore di varie ope­re di esegesi del Nuovo Testamento (Città Nuova ne ha tradotto e pubblicato il commento al Padre Nostro) è stato impressionato dalla spiritualità del Movimento appunto per il suo contenuto biblico. Posso citare ancora Hans Lubsczyk, professore di esegesi del V.T.; oltre ad opere diverse (Città Nuova ha pubblicato recentemente il suo « Commento a Giobbe »), ha scritto ad esempio « Il Patto con Dio » dove fa vedere come il concetto di Dio presente nella comunità è il motivo fondamentale di tutto il V.T., proprio come Gesù presente nella comunità lo è del Nuovo.

Che cos'è il N.T. se non la rivelazione di Cristo che s'incarna storicamente, come uomo e misticamente nell'uma­nità? Ciò vuol dire che siamo un corpo, siamo una realtà mistica. Ma non si tratta di un corpo astratto. E se non vogliamo che la teologia vaghi sopra i tetti, bensì vogliamo portarla nella realtà della vita, ciò significa che « dove due o più sono uniti » nel nome di Gesù (Mt. 18, 20) 11 è Dio, li è Cristo in mezzo.

E quando S. Paolo ci dice che siamo un unico corpo, e si va a vedere cos'è che unisce questo corpo, che cosa troviamo? Che è Dio lì presente. Altrimenti il Corpo mistico non avrebbe più senso, rimarrebbe una realtà teologica da studiare, ma non una realtà esistenziale. Ma lo stesso S. Paolo ce lo dice in una forma bellissima nella I Lettera ai Corinti (14, 24), quando parla delle comunità cristiane che si riunivano e che non c'era unità fra loro. Se viene un pagano, che cosa pensa? E dice cosi: « Ma se tutti profe­tizzano, qualora entri un non credente o un semplice cate­cumeno, egli è convinto da tutti, è scrutato da tutti, i se­greti del suo cuore vengono svelati, e cosi, gettandosi con la faccia a terra, adorerà Dio e proclamerà che Dio è vera­mente in mezzo a voi ». E' un testo analogo a quello che ha detto Gesù in Matteo 18, 20.

Quindi è profondamente biblico tutto, e la base del N.T. è proprio la presenza di Cristo nella comunità, sia di culto — in modo particolare nell'eucarestia — sia nel popolo cri­stiano quando si riunisce. E noi adesso vediamo citata que­sta frase negli atti del Vaticano II tante e tante volte per­ché è una delle frasi che esistenzializza la vita cristiana sotto la sua forma comunitaria. La teologia dovrà ancora approfon­dire sotto che forma Gesù è presente: se è presente attra­verso il suo Spirito, se è presente in quanto capo del Corpo mistico, così che dove c'è una comunità cristiana li c'è Cri­sto, ecc. Comunque c'è la Chiesa dove ci sono delle per­sone unite nel suo nome. Naturalmente devono essere per­sone riunite in tensione di unità con tutta la Chiesa, se no è gruppismo, e non cristianesimo. Ma quando c'è questa aper­tura su tutta l'umanità da parte dei cristiani uniti, li è la Chiesa.

Voglio qui citare dal Documento di base per la catechesi italiana un passo molto bello sulla carità: « La carità è vin­colo di unione perché è rivelazione del Padre. Cristo è ve­nuto appunto a rivelare il nome, cioè la persona del Padre. Ora è proprio del Padre l'amare, e la prova suprema di questo amore è l'aver dato agli uomini il suo figlio. Nel Padre tutti si ritrovano una cosa sola; per questo gli anti­chi Padri ritenevano la parola carità: sinonimo della Chie­sa, perché è dall'amore del Padre che essa è sgorgata e si alimenta di amore (vedi le lettere di Clemente Romano e di Ignazio d'Antiochia); sinonimo del cristiano, come appare dall'uso di Agostino: « sa molto bene la carità vostra... par­lo alla carità vostra...». Amare il Padre e i fratelli come Cristo nello Spirito Santo è una cosa sola, un unico amore» (DB, 48).