Paolo VI ai sacerdoti
Non disertare la prima linea
Durante il Congresso sacerdotale tenutosi al Centro Mariapoli di Rocca di Papa dal 2 al 6 agosto, i 640 sacerdoti e studenti di teologia europei hanno partecipato all'Udienza Generale in Castelgandolfo. Ad essi il S. Padre ha rivolto le accorate parole che riproduciamo da registrazione in nastro, troppo importanti per passarle inosservate.
E adesso desideriamo rivolgerci anzitutto con un particolare saluto a voi sacerdoti.
Sono — ci dicono — circa 500 sacerdoti che provengono da varie nazioni europee e che partecipano ad uno dei loro convegni annuali presso il Centro Mariapoli dei Focolarini, qui a Rocca di Papa.
Noi leggevamo in questi giorni la vita del futuro beato Padre Kolbe che ha fondato anche lui una Mariapoli, un centro di diffusione, di apostolato mariano e di intensità spirituale; e quindi anche sotto questo auspicio vedendo la Chiesa fiorire di queste belle iniziative, di questi fenomeni di vitalità spirituale veramente rinnovatrice, diamo a questi sacerdoti il nostro benvenuto, il nostro speciale augurio.
Vogliamo dirvi ciò che non si può neanche contenere in poche parole ma che voi capite benissimo. Voi sapete come ci siete nel cuore.
C'era una parola che ritornava tanto spesso sulle labbra del nostro venerato predecessore, Pio XI: « la pupilla degli occhi », per dire ciò che vi è di più prezioso per una persona. Voi sacerdoti siete la pupilla degli occhi nostri e della Chiesa. E mentre in questi giorni, in questi tempi si fa tanta discussione sopra la cosiddetta identità: che cos'è il prete, cos'è il sacerdozio (quasi che avessimo bisogno di andare all'anagrafe per vedere come si chiamano e che cosa sono), voi ben sapete che cosa siete. Siete gli operatori diretti e più efficaci e indispensabili della missione della Chiesa.
Noi, dico della Gerarchia, abbiamo la responsabilità e il dovere di dirigere, di distribuire ed anche quando capita e quando è dovere di diffondere anche la grazia e la parola del Signore. Ma voi siete gli operai ordinari di questa grande missione. La grazia di Dio passa per le vostre mani, per le vostre labbra. Voi siete a contatto con il popolo, voi siete i canali immediati di questa grazia del Signore. E perciò potete pensare quale importanza noi attribuiamo al ministero dei sacerdoti, quale affetto vi segue, quale speranza noi facciamo riposare sopra di voi e quale cosa vi domandiamo in questa ora che sembra diventare critica per la Chiesa.
Vi domandiamo la fedeltà, la fedeltà a Cristo, alla Chiesa, alle anime e al popolo di Dio (il popolo di Dio adesso è diventato questo, diciamo, il capo primo).
Chi abbandona il sacerdozio non abbandona soltanto la propria missione, la propria promessa; abbandona i poveri, abbandona quelli che hanno bisogno dell'istruzione; abbandona quelli che domandano i sacramenti; diserta il posto di prima linea che è nella Chiesa.
Quindi a voi domandiamo, figli carissimi: siate generosi. Il Signore vi domanda si grandi sacrifici e grandi dedizioni, non vi darà riposo in questa vita, ma avrete certamente il premio più grande che possa essere dato a chi è veramente servitore del Vangelo e della Chiesa e di Gesù Cristo.