Don Foresi risponde

La spiritualità del Movimento é fatta per tutti o solo per alcuni?

Bisogna distinguere la spirituali­tà dall'organizzazione concreta del Movimento dei Focolari. Se in que­sto spirito, in questa spiritualità ci si vede un carisma che il Si­gnore ha mandato nella Chiesa, al­lora è per tutti. E vedremo che in definitiva non è che il cristia­nesimo « tout court » come hanno detto varie personalità della Chie­sa. E' la riscoperta personale di Dio e di Dio presente nella comu­nità cristiana. Praticamente que­sto è l'ideale del Movimento. E si arriva a questa presenza attraver­so la croce riscoperta in modo par­ticolare nel grido « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Sotto certi aspetti, è una spiritua­lità che c'è sempre stata nella Chie­sa, perché sempre c'è stata in es­sa la riscoperta di Dio, come ha fatto S. Francesco, per esempio, o come hanno fatto tanti santi, anche santi non canonizzati; e sem­pre nella Chiesa si è capito il va­lore della croce. In questo senso, dunque, qualsiasi carisma che Dio manda alla Chiesa, è per tutti, sia i carismi passati, come quelli pre­senti. E sta difatto che noi abbia­mo bisogno dei carismi passati ancora vitali e viventi come quelli portati dai benedettini, dai mona­steri di clausura, dai francescani, dai domenicani, dai gesuiti... Ab­biamo bisogno di questi loro cari­smi come abbiamo bisogno dei ca­rismi che Dio manda nella Chiesa oggi. E quindi abbiamo bisogno anche di questo. Non è quindi per esclusività, che noi diciamo: que­sto è cristianesimo. Noi diamo un contributo a una riscoperta del cristianesimo.

Vi riporto un passo del Papa che parla del significato di questa continua riscoperta. Lui parla del Concilio, ma parla anche dei vir­gulti che continuamente nascono nella Chiesa. « Novità, dice, è una parola semplice, usatissima, molto simpatica agli uomini del nostro tempo; portata nel campo religio­so è meravigliosamente feconda, ma, male intesa, può diventare esplosiva. Ma è una parola che ci è stata data come un ordine, come un programma, anzi ci è stata annunciata come una speranza. E' una parola rimbalzata fino a noi dalle pagine della Scrittura: « ecco dice il Signore, io rinnovo tutte le cose ». E' il profeta Isaia che cosi parla. A lui fa eco san Paolo e poi l'Apocalisse: « Ecco che io faccio nuove tutte le cose». E Gesù, il maestro, non è lui stesso un innovatore? « Voi avete udito ciò che è stato detto agli antichi, ma io vi dico...» egli ripete nel discorso della montagna. Cosi il battesimo, inizio della vita cri­stiana, non è una rigenerazione? « Noi dobbiamo camminare in no­vità di vita» dice S. Paolo; e cosi tutta la tradizione del cristiane­simo teso verso la sua perfezione riprende continuamente il concet­to di novità quando parla di con­versione, di riforma, di ascetica, di perfezione. Il cristianesimo è come un albero sempre in prima­vera, germinante nuovi fiori e nuo­vi frutti. E' una concezione dina­mica. E' una vitalità inesausta». Allora anch'io posso rispondere alla domanda: Si, è possibile ri­scoprirlo oggi, non il cristianesi­mo, ma certi suoi aspetti di cui il Signore vede che l'umanità ha particolarmente bisogno. Si risco­prono nel Concilio, si riscoprono nelle persone ispirate da Dio, si riscopriranno anche in futuro. Poiché anche in futuro scoprire­mo altre novità del Vangelo che si presenteranno come buona no­vella.

La parola di Gesù è fuori dello spazio e del tempo. Praticamente la rivelazione è finita con la mor­te dell'ultimo apostolo, come voi sapete bene. Però la rivelazione è anche una scoperta che ogni generazione deve fare. Se non fos­se cosi, il cristianesimo sarebbe già morto. Quindi in questo sen­so, ripeto, anche la spiritualità del movimento è una novità, è una riscoperta del Vangelo.

Noi siamo stati abituati nei se­minali a guardarci dai pericoli di essere fuori della tradizione, di uscire dalle vecchie concezioni e dai vecchi schemi. E' giusto que­sto. E' tanto giusto e salutare. Però, proprio la tradizione stessa ci riporta a questo. Basti pensare alla riscoperta che ha fatto del Vangelo una santa Teresa d'Avila, che ci ha portato tutta una di­mensione nuova della vita spiri­tuale, della vita evangelica; alla riscoperta che ne ha fatta s. Fran­cesco.

Lo stesso vale per l'obbedienza come l'ha riscoperta S. Ignazio. Sono cose che si sapevano anche prima, ma che a un certo momen­to vengono in luce e per quel se­colo sono la novità, la buona no­vella del Vangelo.

Noi dobbiamo vivere il Vangelo adesso. Noi siamo il vangelo che ci viene annunziato adesso. Non è che ci viene annunziato venti secoli fa. E' il Vangelo di venti, secoli fa che ci viene annunziato adesso, in questo momento. E quindi è una scoperta che dob­biamo fare e rifare ciascuno di noi.

Pasquale Foresi