Accendi una cellula viva

Se ti guardi attorno, per certe città dove passi, ti pare che la realizzazione di una società cristiana sia lontana. E' il mondo che con le sue vanità sembra dominare.

E diresti utopia il testamento di Gesù se non pensassi a Lui, che pure vide un mondo simile a questo e, al colmo della sua vita, parve travolto da esso, vinto dal male.

Anche Lui guardava a tutta quella folla che amava come se stesso, Lui, Dio, che l'aveva creata; ed avrebbe voluto gettare i legami che la dovevano riunire come figli al Padre, ed unire fratello e fratello.

Era sceso per ricomporre la famiglia: far di tutti, uno.

Ed invece, nonostante le sue parole di fuoco e verità — che bruciavano il frascame delle vanità, sotterranti l'eterno che è nell'uomo — la gente, molta gente, pur comprendendo, non voleva capire e rimaneva con gli occhi spenti perché l'anima era oscura.

E ciò perché li aveva creati liberi. Egli poteva, sceso dal cielo in terra, risuscitarli tutti con un solo sguardo. Ma doveva lasciar ad essi — fatti ad immagine di Dio — la gioia della libera conquista.

Guardava il mondo cosi come lo vediamo noi, ma non dubitava.

Pregava di notte il cielo lassù e il cielo dentro di sé: la Trinità che è l'Esser vero, il Tutto concreto, mentre fuori per le vie camminava la nullità che passa.

Occorre anche noi fare come Lui e non staccarsi dall'Eterno, dall'Increato che è radice al creato, e credere alla vittoria finale della luce sulle tenebre.

Passare per il mondo e non volerlo guardare. Guardare il cielo che è pure in noi e attaccarsi a ciò che ha essere e valore. Farsi un tutt'uno con la Trinità che riposa nell'anima, illuminandola di eterna luce.

Allora t'accorgerai che, con occhi non più spenti, guardi il mondo e le cose, ma non più tu li guardi: è Cristo che guarda in te, e rivede ciechi da illuminare e muti da far parlare e storpi da far camminare. Ciechi alla vi­sione di Dio dentro e fuori di loro, storpi immobilizzati, ignari della divina volontà che dal fondo del loro cuore li sprona al moto eterno che è l'eterno amore.

Vedi e scopri la tua stessa luce in loro: il tuo vero io, che è Gesù, la realtà vera di te in loro e, ritrovatolo, ti unisci con Lui nel fratello. Così accendi una cellula del Mistico Corpo di Cristo, cellula viva, focolare di Dio, che ha il fuoco da comunicare agli altri e con esso la luce. E Dio fa di due uno, e si pone a terzo come relazione di essi: Gesù fra loro.

Così l'amore circola e porta spontaneamente, come un fiume travolgente, ogni altra cosa che i due posseggono: i beni dello spirito e quelli materiali.

E ciò è testimonianza fattiva ed esterna dell'amore unitivo e vero. Cristo allora veramente rivive in ciascuno e fra loro.

Ma occorre avere il coraggio di non badare troppo ad altri mezzi, se si vuol risuscitare un po' di cristianesimo.

Bisogna far vivere Dio in noi e traboccarlo sugli altri come fiotto di vita e ravvivare gli spenti.

E tenerlo vivo fra noi, amandoci.

Allora tutto si rivoluziona attorno: politica ed arte, scuola e lavoro, vita privata e divertimento. Tutto.

Gesù è l'uomo perfetto che riassume in sé tutti gli uomini ed ogni verità.

E chi ha trovato quest'Uomo ha trovato la soluzione d'ogni problema uma­no e divino.

Ch. Lubich