La dialettica di Paolo di Tarso

« ... Studiare la storia con il metodo dialettico proposto da Paolo di Tarso diventa ad un tempo difficile e facile. Nella concezione di Paolo ritrovo tanti elementi di Hegel e di Croce: tutti i loro elementi po­sitivi io li trovo nelle sue pa­role, e in più una dimensione nuova: il soggetto storico com­piutamente e totalmente riuni­ficato, e l'errore come fatto storico chiarito. La storia allo­ra, in un certo senso, si arric­chisce sempre, anche con gli errori formali, purché siano stati gravidi di umanità. E le rivoluzioni d'un tempo mi fan­no meditare profondamente an­che sulla bontà insita in ogni uomo che vi ha partecipato e vi è morto per affermare un'i­dealità, che poteva essere in­compiuta e incompleta ma che conteneva la sua carica di buo­no e di Vero.

E anche tanti cristiani e non cristiani, credenti e non cre­denti, li sento fratelli pur nelle divergenze e negli errori for­mali, se ci unifica quell'unica ansia di umanità che ricerca se stessa per scoprire la verità che è anche il bene.

Ma non tutto può essere co» sì. C'è purtroppo anche Vanti-bene. Paolo di Tarso ci ha fatto capire come questo è inserito nella storia. Vanti-essere è il momento precedente all'appari­zione dell'essere pieno. Non è, il male, solo un " non c'è "; la menzogna, il male, " sono ", nella terminologia del Nuovo Testamento, l'anticristo, Vanti-Dio, Vanti-essere.

Essi si oppongono all'essere. L'anti-essere purtroppo esiste ed esisterà. E' questa nuova di­mensione che la filosofia di Paolo di Tarso ci pone sotto gli occhi; ma mentre in una concezione manichea non si addiveniva mai ad una sintesi, o in una concezione hegeliana la sintesi avviene nell'annulla­mento, nella dialettica paolina la sintesi prevarrà come ele­mento storico sulla fase prece­dente, quindi la conterrà, ma nello stesso tempo rimarrà di­stinto l'anti-essere, pur relazio­nato all'essere, solo però in una relazione d'odio invece che di amore.

E' questa una filosofia della storia e una dialettica della storia che mi convince, che contiene una spiegazione molto più razionale di quella di He­gel, di Engels, di Croce; mi dà veramente una chiave per comprendere la storia passata e la storia futura, per com­prendere quel bene e quel ma­le che esistono in me, come essere e anti-essere.

Per questo quei "professori" aggrappati ad una cattedra, che pontificano presentandoci le lo­ro verità come in un mercato e dicendoci: devi capire, per­ché questa è la verità già son fuori dell'essere, sono nel­l'anti-essere. La verità non la si dimostra da una cattedra come una lezione, la si porge e la si dona, pronti a sentirsi correggere, pronti a sentirsi completati data verità altrui».

(Dal volume di Pasquale Fo­resi, Appunti di filosofia sul­la conoscibilità di Dio —, Cit­tà Nuova Ed., 1967).