L'ostacolo era in me

Per diversi giorni, dopo la Pa­squa, sono stato preso dai miei problemi. Ero teso, accartocciato su me stesso. Anche se alla gente sorridevo, non ho potuto avere una piena comunione con loro perché preoccupato dei miei problemi.

Ho chiesto a Dio la forza per amare i compagni anche se combattuto interiormente. Una mattina, durante la meditazione, ho avuto una nuova luce. Ho capito che l'uni­ca soluzione era « saper perdere » tutta quella mia complessità per ri­trovare la libertà perduta, e con essa la pace inferiore.

Sembra un vero paradosso, ma è la realtà. Tutto il nostro essere umano domanda una maturità della persona. Ma il concetto di perso­nalità che ci facciamo ha un um­bro del tutto egoista. L'« io » è il centro del nostro pensare e del no­stro fare, per cui siamo soddisfatti solo quando sono realizzati i nostri individuali interessi. Ma la soddisfa­zione resta superficiale, e ciò che manca è proprio la pace dell'ani­ma, quella promessa da Gesù.

Cristo dice: « Io vengo non per fare la mia volontà, ma quella del Padre». Questa è la genuina per­sonalità: la capacità di fare la vo­lontà di Dio, di accettare le idee degli altri, la prontezza a perdere tutto per il Regno di Dio.

Tre giorni fa, Francesco mi di­ceva che le nostre preoccupazioni sono un ostacolo alla pace inferiore. Cristo vuole che noi siamo in pace.

E la pace l'ho trovata appunto nel distaccarmi da tutto per avere solo Dio.

Lui in me è la mia pace.

(Pietro - Hong-Kong)