crisi e anticrisi
Con questo titolo diamo la traduzione di una conversazione tenuta nel febbraio scorso al Centro Mariapoli a duecento sacerdoti europei dal sacerdote Dr. Klaus Hemmerle, docente all'Università dì Bochum. E' la sintesi di uno studio più ampio che comparirà presto in lingua tedesca e successivamente nella versione italiana.
Pensiamo che il volumetto «Rivoluzione Arcobaleno » cui si riferisce il testo sia abbastanza noto ai nostri lettori, poiché è indispensabile per cogliere il filo logico di questa conversazione.
Per la mia professione spesso devo parlare di Dio in modo filosofico) e teologico. Oggi, però, poco prima della conversazione mi è capitato tra le mani il libretto « Rivoluzione Arcobaleno » di Chiara Lubich[1]
, e vi dico la verità, che quei pensieri intelligenti che sono solito comunicare agli altri non mi sono più piaciuti, perché ho scoperto che nella rivoluzione arcobaleno sono contenute le sette esperienze fondamentali dell'uomo d'oggi, esperienze che possono essere vissute in modo negativo o in modo positivo.
Qui vorrei presentarvi questi sette problemi in cui si dibatte oggi l'umanità, accennando poi brevemente alle relative risposte che la spiritualità nostra ci offre.
Una esperienza fondamentale del sacerdote d'oggi è questa: egli predica, predica, ma per quanto si serva di modernissimi metodi psicologici e sociologici non trova rispondenza. Sembra che Dio, anche se modernissimamente mascherato, all'uomo d'oggi non piace. E la ragione è forse questa: l'uomo vivendo fa delle esperienze; queste esperienze sono più concrete dell'esperienza di Dio, e pertanto, questo Dio gli appare irreale. Ora, se noi volessimo veramente amare Dio, dovremmo, come Dio, farci uno con l'uomo e con le sue esperienze. E l'uomo d'oggi fa le sue grandi esperienze — cosi almeno sembra — fuori del cristianesimo. Potremmo provare, è vero, anche caso per caso, che spesso tutte queste cose hanno a che fare con la chiesa e il cristianesimo; ma un'apologia oggi non dice nulla all'uomo.
Credo che la prima esperienza fondamentale dell'uomo d'oggi è questa: egli sperimenta la necessità d'una solidarietà universale. Ormai nessuno può vivere per conto suo, ognuno dipende dell'umanità intera. La situazione dell'umanità, e innanzitutto anche il suo futuro, è indivisibile. Perciò oggi esiste un « ethos » dell'essere in comunione, con l'esigenza di una comunione dei beni. Effettivamente una comunione anche dei beni intellettuali, una comunione dei mezzi di progresso dell'umanità sono indispensabili. Ora , la risposta più forte a questa problematica è oggi data dal socialismo, e per una grande porzione dell'umanità esso è più reale del cristianesimo. Anzi molti vedono nel comandamento cristiano dell'amore del prossimo soltanto una scusa per poter conservare il proprio egoismo sotto la forma di diritti privati. Perciò spessissimo ci si serve del socialismo per attaccare il cristianesimo.
Tuttavia anche il socialismo sperimenta la propria crisi, poiché è nel pericolo di vedere l'umanità soltanto come società collettiva dove il singolo si annulla. E in realtà nella grande linea dell'evoluzione il singolo diventa, per così dire, spazzatura dell'evoluzione stessa da gettare nell'immondezzaio delle cose inutili.
Questa tensione fa si che ci sia una seconda esperienza fondamentale per l'uomo d'oggi. Vorrei chiamarla umanesimo. L'uomo come ultimo valore, l'uomo come misura assoluta delle cose, l'umanità come unica cosa che importa: ecco dei valori per cui l'uomo si impegna di per sé. L'uomo vuol essere assolutamente se stesso, senza sovrastrutture ideologiche.
Questa però è esattamente la ragione per cui l'umanesimo moderno, per molti, è nemico del cristianesimo, considerandolo essi come sistema che sfrutta l'uomo per uno scopo che è al disopra di lui. L'aldilà e il compimento eterno sono visti come diminuzione della realtà dell'uomo. Eppure è appunto questo umanesimo che porta ad una ulteriore crisi poiché l'uomo, se guarda obiettivamente se stesso, può di sé soltanto disperare.
Dall'umanesimo l'uomo d'oggi passa cosi ad un terzo valore fondamentale: infatti appartiene all'umanesimo d'oggi il postulato di una sincerità assoluta; l'uomo deve avere il coraggio di vedere tutto, in particolare il negativo, cosi com'è; non deve affidare a costruzioni metafisiche la sicurezza del sentirsi uomo e uomo del mondo, bensì deve sostenere e sopportare nel silenzio il proprio non-senso. E soltanto chi ha il coraggio al negativo appare come un uomo sincero, pur nella disperazione del negativo che è legata alla sincerità.
La sincerità porta l'uomo a desiderare una vita senza tabù. Ora, la cosa per cosi dire « tabuizzata » dal cristianesimo è prima di tutto la corporalità, mentre oggi si afferma che l'uomo deve vivere fin in fondo i propri impulsi vitali, tutto ciò che dentro di lui esiste di realtà vitale. Il cristianesimo è visto pertanto come il grande nemico di questa libertà, in quanto si opporrebbe alla corporalità. Lo si accusa di « neoplatonismo » che dimentica la corporalità.
Ma in definitiva se viviamo totalmente questa « detabuizzazione » diveniamo vittime di una nuova illusione, perché l'uomo che vive soltanto secondo i propri impulsi vitali, sfugge a se stesso.
La corporalità, che affascina e delude nello stesso tempo l'uomo, conduce ad un'altra esperienza: egli sa che la sua esistenza non finisce al limite della propria pelle; egli sa che non è corpo solo per se stesso, ma membro del corpo dell'umanità e la libertà, cioè la « detabuizzazione », che richiede per se stesso, la richiede anche per la società. Questa deve dunque sbarazzarsi delle autorità tradizionali. L'uomo vorrebbe realizzare la vita della società al di fuori di ogni condizionamento eteronomo, e perciò richiede delle forme che salvino del tutto l'uguaglianza e la libertà. Il grande slogan, il grande ideale dell'uomo d'oggi è la democratizzazione, intesa non soltanto come sistema politico, ma come forma di vita. Si vuole progettare in una to-tale libertà tutta la società, tutto il futuro, tutto il mondo.
L'uomo però vede che qui c'è un solo principio che lo libera e insieme lo autorizza a raggiungere questo scopo; questo principio — è la sesta esigenza — è una razionalità assoluta. Progettare il futuro, strutturare la società, sono cose possibili solo nel contesto della scienza moderna. La « scientificazione » completa della vita è la nuova richiesta fondamentale del nostro tempo.
Permettendomi ancora una volta un « flash-bach » sul ruolo del cristianesimo, vediamo che esso spessissimo è considerato come nemico della libertà assoluta e anzi come fattore di consolidamento di vecchie strutture autoritarie. E di conseguenza è anche visto come nemico di una razionalità assoluta.
La razionalità però giunge anch'essa, oggi, alla sua crisi. Ieri si diceva che la scienza era autonoma. Oggi si vede e si richiede che la scienza sia al servizio della società. Si riconosce che non esiste una scienza autonoma. Ogni scienza ha i suoi pregiudizi, ogni teoria poggia su una prassi. Con ciò si rompe la razionalità come valore assoluto, e resta di essa solo un insieme di opinioni e tentativi diversi.
Perciò giungiamo ad una settima esigenza richiesta da questa situazione, e cioè al dialogo. Bisogna dialogare, bisogna rispettare ogni opinione. Ma di questo dialogo spesso si fa di nuovo un'ideologia astratta, poiché credendo di dirsi la verità, si finisce di disperare della verità. Il dialogo diventa cosi un girare attorno alla verità senza avvicinarsi ad essa.
Abbiamo cosi sette tentativi che si presentano tutti come valori, ma ognuno dei quali essendo relativo rinvia dialetticamente al punto seguente.
Riassumendo, le sette esperienze sono dunque: la solidarietà o il socialismo, l'umanesimo puro, la sincerità assoluta fino al nichilismo, il sì alla corporalità senza tabù, una democratizzazione assoluta, una razionalità assoluta, un dialogo assoluto.
Non si può negare che in questi tentativi si facciano esperienze positive, ma esse si farebbero al di fuori o in opposizione al cristianesimo. Il cristianesimo infatti -— si dice — favorisce l'individualismo, aliena l'uomo a se stesso, fa all'uomo delle promesse consolanti anziché aiutarlo ad affrontare sinceramente il male, diminuisce la corporalità, ostacola l'uguaglianza di tutti, ha dei pregiudizi al posto della scienza, e la sua pretesa di possedere la verità assoluta impedisce il dialogo. Perciò le esperienze dell'uomo moderno e il cristianesimo si situano su due livelli non convergenti.
Credo che i focolarini non hanno mai pensato a questi sette problemi dell'umanità quando cominciarono a vivere la rivoluzione arcobaleno. Ma credo tuttavia che in essa appunto si trovi la risposta vissuta nella prospettiva di Dio.
Poiché, se viviamo, come primo punto, la comunione assoluta dei beni spirituali e materiali, realizzando il « socialismo intradivino » tra Padre e Figlio — tutto il mio è tuo e tutto il tuo è mio — allora realizziamo una comunione, una relazione interpersonale che fa di individui delle persone, appunto come in Dio. E di consequenza siamo in grado di vivere un umanesimo impregnato di Dio, poiché vivere l'amore assoluto, essere amore, significa essere totalmente e pienamente uomo. Vivendo inoltre questo amore uno e indivisibile, siamo totalmente immanenti e totalmente trascendenti nello stesso tempo; poiché la carità, una e indivisibile, che ama Dio e l'uomo, è quella che dà all'uomo la maturità umana.
Con la spiritualità di Gesù Abbandonato possiamo affrontare sinceramente tutta la tristezza, tutta la disperazione del mondo. La meditazione « Ho un solo sposo sulla terra »[2] è il principio d'una sincerità assoluta.
Vivendo la Chiesa come unico corpo scopriamo il si assoluto di Dio alla corporalità; ci accorgiamo di possedere il nostro corpo appunto nel momento in cui lo doniamo. E l'eucaristia come unità del corpo donato e glorificato è la soluzione della problematica della «detabuizzazione».
Se viviamo la Chiesa come unica famiglia troviamo in essa la più alta e più perfetta uguaglianza, senza che si aboliscano le differenze tra le diverse funzioni. Troviamo cioè in essa un modello per ciò che è democratizzazione e per ciò che non lo è.
Vivendo poi la sapienza della croce, viviamo effettivamente una razionalità totale, e in ciò siamo più critici del reazionalismo puro, perché sappiamo che anche la razionalità ha una sua premessa; e l'unica premessa che ci fa vedere tutto veramente cosi com'è, è la « luce dell'Agnello », il sì assoluto di Dio verso tutto ciò che esiste. Soltanto l'Amore infatti vede tutto cosi com'è. In realtà la vera razionalità nasce dall'amore. La scienza non può mai generare l'amore; ma l'amore di Dio che ha amato tutto per primo ci può rendere liberi per giungere ad una vera razionalità. Infine il dialogo senza limiti ci diventa possibile appunto quando conosciamo la verità assoluta dell'amore di Dio, poiché allora non abbiamo più paura del nostro interlocutore, ma lo possiamo anzi accettare totalmente.
Ora, mentre ciascuna esperienza fondamentale dell'uomo d'oggi va dialetticamente al di là di se stessa, ogni aspetto vissuto della rivoluzione arcobaleno è legato organicamente a quello seguente.
Chi infatti vive totalmente la divina comunione dei beni è di per sé tutto amore; e chi è tutto amore è nello stesso tempo totalmente vuoto. Ed è appunto per ciò che può donarsi totalmente e nello stesso tempo farsi capace di ricevere. Allora il proprio corpo può essere effettivamente membro del corpo mistico, ed edificare per esso la « casa » della società nuova. Questa casa sarà di per sé il luogo del dialogo, e questo dialogo coinciderà esattamente con l'iniziale divina comunione dei beni.
In conclusione, vivendo la rivoluzione arcobaleno si stabilisce sulla terra la vita trinitaria. Vita che deve essere la nostra vita di cristiani e che è nello stesso tempo l'unico vero umanesimo.
Klaus Hemmerle