Il nostro ideale

III. Paradossi evangelici

Gesù aveva dato molti comandi, ha detto molte parole, ma ha un comando tutto suo: « E' mio comando che vi amiate l'un l'altro come io ho amato voi».

Tu vuoi amare Gesù come vuol essere amato. Se cosi è tu e i tuoi compagni sentirete vostro dovere amarvi fra voi come Egli ama ciascuno: guardarvi l'un l'altro quasi fosse la prima volta e dichiararvi questo amore, per assolvere questa volontà particolare di Gesù.

Amando in tale maniera hai luce e luce di Dio. Infatti la Scrittura dice: « Chi ama il fratello sta nella luce». Questa luce ti fa scoprire fra l'altro che l'amore è il testamento di Gesù e quasi il coronamento d'ogni altro suo comando; e ancora che il giudizio finale è tutto sull'amore fraterno: « ebbi fame e mi deste da mangiare... ». Comprendi in profondità le parole di Paolo: « Non abbiate con alcuno altro debito che quello dello scambievole amore, poiché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge ».

Fai dell'amore fraterno la più bella espressione del tuo amore a Dio. Perché senza la carità avverti che ogni opera è vana. Ammonisce infatti Paolo: « E quando avessi la profezia e intendessi tutti i misteri e tutto lo scibile e quando avessi tutta la fede da trasportare le montagne, se non ho la carità sono un niente; e quando distribuissi in nutrimento ai poveri tutte le mie ricchezze, e quan­do sacrificassi il mio corpo ad essere bruciato, se non ho la carità nulla mi giova ».

Colla carità, dunque, tutto — anche le piccole cose — ha valore. Senza di essa, anche le grandi, nessuno.

Prima d'ogni altra cosa dunque il mutuo amore. Non facciamo un passo se non siamo tutti uniti dalla mutua carità, nemmeno i passi più impor­tanti. Gesù ti ripete: « Se dunque tu stai per fare l'offerta all'altare ed ivi ti viene alla memoria che tuo fratello ha qualcosa contro di te, posa lì la tua offerta dinanbi all'altare, e va', riconciliati prima col fratello: e poi ritorna a fare la tua offerta ».

La presenza di Gesù fra persone legate dalla mutua carità, comunica loro tale forza e ardore che l'adempiere qualsiasi volontà di Dio diviene facile e bello. Persino amare i nemici.

Mentre da solo era quasi impossibile tacere di fronte ad un'offesa, ora, unito ai fratelli, non solo taci, ma hai la forza di far del bene a chi ti fa del male, preghi per quelli che ti perseguitano e così via.

Comprendi e sai attuare i paradossi del Van­gelo: « A chi ti percuote la guancia destra presenta anche l'altra ed a colui che vuol muoverti lite e toglierti la tunica cedigli anche il mantello. E se uno ti sforzerà a correre per un miglio, va con esso per altre due miglia ».

Tutto ciò è un dovere per poter vivere alla lettera il Vangelo.

Infatti tuo unico desiderio e tua costaste preoc­cupazione è vivere secondo la linea evangelica i fatti che ti succedono attorno, tanto che non ti senti quasi offeso o punto dal male che il nemico ti fa. Ti affascinano parole nuove come queste: « Se pertanto il tuo nemico ha fame dagli da mangiare, se ha sete dagli da bere: perché così facendo radu­nerai carboni ardenti sopra la sua testa. Non voler esser vinto dal male, ma vinci col bene il male ».

I dolori finiscono coll'apparirti benedizioni. Per­ché ormai ami l'uomo nuovo in te, che è Cristo, e l'uomo nuovo nel fratello, e odi l'uomo vecchio in te e nel fratello. Benedici per questo la mano che ti percuote perché essa aiuta a far tacere l'uomo vecchio che è sempre in ribellione.

Chiara Lubich