Tra i miei compagni c'è tanta sospensione riguardo al sacerdozio, alla figura del sacerdote, al celibato.
Alcuni cercano di fare altri studi, oltre quelli di teologia («In caso si lasciasse il sacerdozio potrebbero servire, non si sa mai... »).
Altri continuano regolarmente, rassicurati dal fatto che oggi è tanto facile ottenere dalla Chiesa la dispensa.
I più vanno avanti cercando di fare le cose bene davanti a Dio. Ma sempre con una certa trepidaziane: « Se tra quei preti che abbandonano ci sono tanti bravissimi, che garanzia ho di non crollare anch'io...? ». Questa domanda conscia o inconscia c'è nell'animo di tanti.
Questa parola di vita mi ha portato tanta pace e serenità, perché mi dà una riconferma dell'Amore di Dio. So che posso scegliere Dio totalitariamente oggi; so che posso scegliere in questo momento la croce come ideale di tutta la mia vita. E lo faccio. Dio non mi chiede altro, Lui è padre e non mi proverà al di là delle forze.
I miei studi, i contatti e le mille attività che ho, a volte rischiano di soffocarmi. Anche questa dispersione può essere una prova e Dio non può provarmi al di là di quello che posso fare, non può chiedermi due cose nello stesso tempo. Comprendo allora che se non trovo la linea concreta di ogni giorno è perché ho tra le mani cose che non sono da Dio, o perché non sono attento alla Sua volontà.
E.F.