Flash di vita

 

Irradiare l’amore

 

La giornata di un parroco in Sicilia

Ho iniziato la mia giornata con la preghiera: il breviario e la meditazione. Ho chiesto all’Eterno Padre in nome di Gesù tutto quello che la mia famiglia spirituale chiede oggi in unione col papa e col mio vescovo. Vivendo in un focolare sacerdotale, ho domandato anche per i miei fratelli la grazia di essere sempre più il carisma vivo dell’unità per servire il meglio possibile la chiesa e l’umanità.

Ho pregato ancora per la salute di tutte le persone che nella chiesa sono portatrici di un carisma, perché con la loro fedeltà facciano traboccare lo Spirito su tutte le membra del corpo mistico. Ho chiesto ancora grazie particolari per i lontani, per i giovani e per tutte le persone che oggi avrei incontrato.

Subito dopo ho celebrato la santa messa, avendo nel cuore la luce dell’unità e della sapienza. Nell’incontro con le persone che si sarebbero presentate ora mi sentivo più preparato a ripetere con la vita: "Sei tu, Signore crocifisso e abbandonato, l’unico mio bene".

Già nella sacrestia viene quella persona al limite… L’ascolto fino in fondo, si sente capita e ricomincia a vivere. Poi una giovane provata nel corpo e nello spirito. "Padre, cosa devo fare?". "Ricomincia sempre ad amare: lascia da parte i tuoi dolori e mettiti a servire gli altri… anche quando non capisci". E i suoi occhi tornano a brillare.

Oggi devo visitare gli ammalati: sono tre anziani. Carmelo da due anni ha perso la moglie e vive solo, ma è coraggioso e, anche se da sei mesi non esce più di casa, fa fruttare bene la sua fede. Nel ricevere Gesù eucaristia mi ha detto che mi considera uno della sua famiglia e non finiva di abbracciarmi, invitandomi a tornare spesso.

Calogero è stato colpito da una paresi e alla mia domanda se mi riconoscesse ha risposto: "Tu sei per me la presenza del Signore". Si confessa e riceve Gesù con fede. Gli chiedo: "Posso tornare a farti visita?". Risponde: "Ti vorrei con me tutti i giorni".

Infine Antonio. È paralizzato nel suo letto, ma vive serenamente la malattia. Riceve Gesù ed insieme ci affidiamo a Dio, affinché si compia in noi il suo disegno d’amore.

Ritorno in parrocchia per celebrare il matrimonio di Gino e Maria. Aspetto circa un’ora rispetto all’orario previsto, ma non perdo la calma. Si sa come vanno le cose in questi frangenti; basta che nel frattempo io tenga pronto un altro lavoro da fare. Quando arrivano non faccio pesare il loro ritardo. La chiesa è piena e ci sono molte persone di altre comunità, ma si crea subito un clima di raccoglimento e di ascolto.

Dopo la celebrazione mi si presenta un’insegnante e mi dice: "Mai avevo partecipato ad un matrimonio come questo. Le sue parole non erano belle ma anche concrete e accendevano dentro la voglia di metterle subito in pratica". E mi fa conoscere suo marito, anch’egli tanto colpito dalla semplicità e dalla profondità della celebrazione.

Mentre esco nella piazzetta antistante la chiesa, mi si presenta un signore, il comandante della stazione dei carabinieri. Anch’egli è felice per quanto ha visto e udito, ma ha un piccolo rammarico: avrebbe voluto che anche la sua signora fosse stata presente per scoprire insieme la bellezza del matrimonio… Sarà per un’altra volta, ma intanto egli potrà raccontarle tante cose.

Non sono stupito di queste risonanze. Avevo parlato di Dio come ideale della nostra vita e della famiglia come il luogo voluto dal creatore perché questo diventi realtà di ogni giorno. Solo così si lasciano cadere i falsi valori del consumismo e si prepara un piccolo paradiso per i propri figli. Sono verità elementari che, se tu cerchi di viverle, le puoi anche raccontare e gli altri ti credono, anzi vedono…Nel pomeriggio, dopo il pranzo e un po’ di riposo, incontro due gruppi di cresimandi, ai quali parlo della maturità cristiana e spiego le tre comunioni: con la parola di Dio, con l’eucaristia e con il fratello. Ai più grandi racconto anche un’esperienza interessante al riguardo. Qualcosa è accaduto nei loro cuori, perché non ascoltavano per puro rispetto, ma "bevevano".

Viene a trovarmi poi una persona che vuol vivere con serietà il vangelo, approfondendo il suo rapporto con Gesù. Ci impegniamo a vivere il comandamento nuovo e a diffondere questo stile di vita, perché il Risorto sia sempre più presente nella comunità.

Infine è Maria Concetta, una ragazza che è stata in Mariapoli e vuole vivere in maniera nuova. Le suggerisco di dimenticare se stessa e di mettersi al servizio degli altri giovani.

La mia giornata si chiude col rosario a Maria. A lei consegno tutte le persone incontrate con la certezza che lo Spirito Santo continua ad agire nei loro cuori.

Placido Domina

 

Chiedete e otterrete

 

La storia di un giovane prete austriaco della Stiria.

Non avevo mai pensato di diventare prete. Per me i preti erano piuttosto uomini soli e io amavo stare in compagnia ed essere felice. Da ragazzo volevo diventare medico e poi da giovane ero molto entusiasta per la musica e desideravo studiarla.

Poi l’incontro con il Movimento dei focolari e la scoperta della spiritualità dell'unità.

Ho sperimentato sempre di più il fascino di Dio e quindi di una vita basata sul vangelo. Ho messo Dio al primo posto nella mia esistenza e ho sentito il bisogno di donare la mia esperienza dell'amore di Dio a tanti. Pian piano ho sentito sempre più chiaro l'invito di Dio di donarmi a Lui nel sacerdozio.

Nel seminario mi sono sforzato nel creare rapporti veri di amicizia e di amore reciproco con tutti i miei colleghi e anche con i responsabili. Ho cercato di guardare non solo la mia strada ma anche quella degli altri. Così facendo la mia stanza diventava un punto di incontro per tanti. Non la tenevo mai chiusa in modo che gli altri potevano venire in qualsiasi momento, magari per prendersi un libro o per lavorare sul mio computer.

Per cinque anni il rettore mi affidava il compito di accompagnare i nuovi seminaristi che entravano. Negli ultimi anni le vocazioni al sacerdozio diminuivano rapidamente a Graz, come in tutta l'Europa occidentale. Quando io sono entrato in seminario eravamo 14 e qualche anno dopo venivano solo tre nuovi. Non mi accontentavo di questa situazione e insieme ad altri seminaristi e preti abbiamo cominciato a chiedere a Dio ogni giorno nella preghiera che l’anno seguente entrassero non tre o quattro ma dieci giovani. Difatti quella volta e anche nei due anni seguenti sono stati sempre in dieci ad entrare nel nostro seminario.

Attraverso il carisma di Chiara Lubich ho scoperto la chiave dell'unità: Gesù crocifisso e abbandonato. Nel suo grido, "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?", ha immesso nella sua morte e resurrezione tutta la nostra umanità, ogni dolore, divisione, peccato, ogni lontananza di Dio e l'ha trasformata. Per me è stata la scoperta più grande, quella dell’amore infinito di Dio. Facevo di Lui, Gesù crocifisso e abbandonato, il tutto della mia vita per essere una risposta a quest’amore. Da allora il mio desiderio più profondo è vedere e amare Lui in ogni dolore. Così posso sperimentare sempre di più la realtà del Risorto con i suoi frutti, che sono luce, forza, gioia e pace. Per questo motivo ho scelto come motto per il mio sacerdozio: "Sei tu Signore l'unico mio bene", che vuol dire: "Sei tu, Gesù crocifisso e abbandonato, l'unico mio amore".

Adesso sono sacerdote da un anno e viceparroco a Hartberg. Ogni mattino quando mi sveglio cerco di rinnovare la mia scelta: "Sei tu, Signore, l'unico mio bene". In questo modo mi preparo a riconoscerlo e ad amarlo in ogni persona e situazione che incontro durante la giornata. Cerco soprattutto di creare rapporti veri nella nostra casa parrocchiale col parroco e con i colleghi. Questo significa prendermi abbastanza tempo per parlare col parroco e cogli altri su tutte le cose che riguardano la nostra vita e per aiutarli quando ce n’è bisogno.

Significa anche non correre in segreteria con la fretta di portare a termine il più presto possibile i lavori, ma di avere tempo per scambiare qualche parola con la segretaria. Si è creato in questo modo un clima molto bello nel quale anche il lavoro è più piacevole e non di rado sono sorti colloqui molto profondi. Poco fa la nostra segretaria mi ha detto che, vedendomi sempre così pieno di gioia e di entusiasmo, desiderava conoscerne il perché. Le ho raccontato come cerco di vivere da cristiano. Ho parlato anche della Parola di vita mensile e come mi aiuta nel quotidiano a mettere in pratica concretamente il vangelo.

Ora anche lei ogni mese attende con gioia il momento in cui le porto il foglietto con la Parola di vita.

Cerco di essere vuoto di me stesso di fronte a tutti per comprendere veramente l’altro e per accogliere in me i suoi desideri e le sue domande. E succede spesso che così la gente si sente libera per confidarmi cose che finora non aveva confidato a nessuno.

Ascoltare fino in fondo a volte è molto impegnativo e richiede tanto tempo. Devo perdere le mie idee e il mio programma. Ma se vivo così l’amore per tutta la giornata, la sera poi sperimento una gioia profonda e un’unità più forte con Dio.

Per me come sacerdote è molto importante di non vivere in solitudine ma in comunione. Nel Movimento dei focolari ho trovato una spiritualità comunitaria che impregna tutta la vita. Cerco di vivere in comunione continua con i sacerdoti che sentono da Dio questa stessa spinta.

Vogliamo vivere per l’unità in modo che non siamo tanto noi a costruire il Regno di Dio ma Gesù stesso, l’unico Sacerdote, presente in mezzo a noi. E Gesù è presente in modo speciale lì dove siamo riuniti nel suo nome cioè nel suo amore.

Per assicurare questa presenza non posso impegnarmi a vivere in unità solo con Dio, ma devo cercare anche di costruire l’unità con i fratelli in tutti i modi possibili. Usiamo per questo i mezzi di comunicazione come il telefono, il fax, l’Email, per partecipare concretamente alla vita l’uno dell’altro. Viviamo anche la comunione di beni materiali per essere staccati interiormente dalle cose e per contribuire secondo le nostre possibilità a rimediare almeno un po’ alla povertà che c’è nel mondo.

Di solito sfrutto il mio giorno libero per incontrarmi con questi sacerdoti in modo da aiutarci e incoraggiarci a vicenda. Sperimentiamo che Gesù in mezzo a noi ci riporta sempre all’essenziale, purifica la nostra vita e ci dà la sua luce, la sua forza, la sua vita e porta avanti anche attraverso di noi la realizzazione del suo testamento: "Che tutti siano uno".

Stefan Ulz