NATALE

 

Egli è semplicemente qui,
questo è tutto ciò che fa e può.
Ma nella misura in cui è qui,
debole e radioso,
è Dio stesso a esser qui.
Dio è qui per noi.
E cosa dice questo esserci di Dio
nel Bambino di Betlemme?
Dice a me,
dice a te,
dice a ogni uomo:
è un bene che tu sia qui.

 

Il Verbo si è fatto carne.
Il Verbo si è fatto cuore.
Dio si è preso un cuore.
Il cuore divino palpita
del battito dei miliardi di cuori umani.
Da quel momento noi sappiamo
cosa dimora nel cuore dell’uomo.
Il Dio onnisciente, infatti,
volle divenire il Dio onnipresente.
Volle non solo sapere
cosa ci sia nel cuore dell’uomo:

volle anche sperimentarlo.
E in lui noi sperimentiamo noi stessi:
il nostro cuore non è un sogno
destinato a restare vano,
non è la condanna
a un fallimento senza vie d’uscita,
non è il nostro alibi fatale
nei confronti della realtà.
No, il nostro cuore ha ragione.
Dio stesso, infatti, si è preso il nostro cuore.

 

Divenire uomo significa diventare bambino.
Da Adamo ed Eva non c’è
eccezione a questo.

Il cammino che porta a essere uomo
 passa attraverso il bambino.
E proprio questo è il cammino di Dio:
il Figlio di Dio si è fatto uomo,
divenendo bambino.
Noi gli apparteniamo
se accogliamo i suoi amici, i bambini,
e se accogliamo lui stesso come bambini.
Solo chi diverrà come un bambino,
entrerà nel Regno.
Divenire semplici, puri, condividere il dolore,
condividere la gioia.
Lasciarsi fare un dono e ricambiarlo.
Il bambino: virtù che salva
dalla rassegnazione e dal calcolo,
dall’egoismo e dalla mancanza di senso.
Il bambino ci chiede di poter vivere
di avere un suo spazio vitale.
Il Bambino nella mangiatoia
è colui che ci invita ad essere uomini con lui
e a ricevere da lui una vita divina.

 

Klaus Hemmerle

 

(Dal volume Dio si è fatto bambino, Roma, Città Nuova, pp. 33; 13; 34)