L’apporto dei Movimenti nella parrocchia di Vargem Grande Paulista

 

Nuove risorse per la vita della comunità

di André Heijligers

 

Abbiamo intervistato André Heijligers, responsabile di una grossa comunità parrocchiale nelle vicinanze della metropoli di San Paolo del Brasile, in cui è in atto un’interessante esperienza di collaborazione con i nuovi Movimenti e con le Aggregazioni ecclesiali.

 

Problema o aiuto?

GEN’S: I Movimenti ecclesiali nella tua parrocchia sono un problema o un aiuto?

Quando diventai parroco, 16 anni fa, mi trovai di fronte a vari Movimenti già presenti in parrocchia e formulai questa stessa domanda ma in forma un po’ diversa, chiedendo innanzi tutto a me stesso: «Cosa vuol dire Dio ai pastori della sua Chiesa, avendo suscitato in seno ad essa tanti Movimenti ecclesiali? E se li ha fatti nascere – e questo me lo conferma la Chiesa avendoli approvati – come trattarli?».

Posi questa domanda anche ai membri del Consiglio pastorale parrocchiale, sapendo che in diocesi non tutti i parroci erano concordi. Alcuni, essendo membri di un determinato Movimento, lo diffondevano con ogni mezzo; altri consideravano queste nuove realtà come voci che cantavano fuori del coro; altri ancora non ne desideravano neanche la presenza. Senza parlare di coloro che li ostacolavano per non avere – dicevano – intoppi nelle attività pastorali.

I membri del Consiglio parlarono a lungo e mi fecero notare il bene che i Movimenti stavano realizzando in mezzo alla gente, soprattutto tra coloro che prima vivevano ben lontani dal Vangelo. Certo, a volte alcune loro manifestazioni non piacevano a tutti o sembravano un po’ esagerate, ma «perché – si diceva – invece di ignorarli o ostacolarli non pensiamo come aiutarli?».

Insieme prendemmo la decisione di accogliere tutti quei Movimenti che Dio ci stava mandando, considerandoli per quello che sono o che dovrebbero essere: doni di Dio per la nostra comunità. E poi aiutarli a crescere secondo il loro carisma.

Forze vive da scoprire

GEN’S: Quali e quanti sono attualmente?

Attualmente in parrocchia abbiamo ben 11 Movimenti e Associazioni. Alcuni di antica data come l’Apostolato della Preghiera, la Legione di Maria, la Congregazione Mariana. Altri più moderni come il Movimento dei focolari, il Cammino neocatecumenale, il Rinnovamento nello Spirito, le Équipes Notre Dame, gli Associati della Sacra Famiglia, Schönstatt ed altri ancora.

Io sono olandese e sono cresciuto proprio nel periodo in cui la Chiesa nel mio Paese ha attraversato la crisi religiosa probabilmente più grave della sua storia. Se sono cresciuto nella fede ed ho seguito la chiamata di Dio al sacerdozio ed ora mi trovo in Brasile, lo devo proprio alla scoperta della bellezza della vita cristiana in seno al Focolare.

È stata la spiritualità dell’unità e il rapporto di comunione con quelle persone che già la vivevano in parrocchia che mi hanno aiutato a non alimentare pregiudizi verso i Movimenti e spontaneamente mi sono posto davanti a loro in un atteggiamento di rispetto per l’opera di Dio, cercando di amare il Movimento altrui come amo il mio Movimento. Dopo qualche anno i dirigenti del Rinnovamento nello Spirito hanno fatto questa costatazione: «Il parroco ama il nostro Movimento più e meglio di noi stessi».

Secondo le mie possibilità ho accettato di celebrare una messa al mese per ciascun Movimento, partecipare all’incontro dei loro responsabili e mi sono mostrato sempre disponibile per la loro catechesi e per le confessioni. Conoscendoli dal di dentro, ho potuto scoprire quante forze vive operavano in parrocchia portando il Vangelo nelle case di tanta gente.

Collaborano nell’evangelizzazione

GEN’S: Dando attenzione a tanti Movimenti non hai dovuto tralasciare alcune attività pastorali della parrocchia?

È avvenuto il contrario, perché sono aumentati i collaboratori. Molte persone ben formate cristianamente nei Movimenti si sono offerte per i vari ministeri: catechisti, ministri della Parola e dell’Eucaristia, impegnati nella pastorale battesimale, famigliare e giovanile. E poi per la segreteria della parrocchia e per l’amministrazione delle finanze.

Abbiamo due segretarie, perché la parrocchia è grande. Ed esse appartengono a due Movimenti diversi e lavorano in perfetta armonia.

Le finanze della parrocchia sono basate tutte sulle offerte dei fedeli, senza alcun sussidio governativo. Ogni parrocchia, poi,  deve contribuire alle spese della diocesi e del seminario. Eppure non ho mai dovuto rompermi la testa correndo ad elemosinare per coprire dei debiti: ci sono persone ben disposte che vi pensano.

La parrocchia è molto estesa ed ha circa 40.000 abitanti, distribuiti in un nucleo centrale maggiore, dove c’è la chiesa madre, e 20 agglomerati minori con rispettive cappelle. Ogni cappella ha un suo consiglio e determinati ministri della Parola e dell’Eucaristia che alla domenica riuniscono i fedeli, celebrano la liturgia della Parola e distribuiscono la comunione. Ci sono anche i catechisti per i ragazzi e altri incaricati per varie attività. Molti di queste persone vengono dai Movimenti.

La popolazione al 70% si dichiara cattolica perché battezzata nella nostra Chiesa, solo una piccola minoranza appartiene ad altre Chiese cristiane e alcuni, soprattutto gli emigrati venuti dal Giappone, seguono la propria religione tradizionale. Di questi cattolici solo il 7% frequenta la messa domenicale. Chi pensa a tutti gli altri? Ben vengano allora i Movimenti, i cui membri visitano i parrocchiani nelle loro case e se ne prendono cura.

La loro opera evangelizzatrice è veramente apprezzabile e l’unità che essi hanno con la parrocchia ci permette di seguire da vicino questo avanzare del Regno di Dio. Senza dire che spesso il loro approccio non è quello tradizionale rivolto alle masse, ma quello personale diretto alle singole persone. Essi sanno creare la famiglia e in questo clima di amicizia trasmettono valori evangelici. In questi anni, quanti battezzati che avevano abbandonato ogni pratica religiosa hanno riscoperto la loro appartenenza alla comunità ed hanno ritrovato con stupore le proprie radici cristiane!

Sono disponibili alla comunione

GEN’S: Fidandosi di persone formate dai Movimenti non si corre il pericolo che ognuno di loro dia un indirizzo diverso per esempio nella catechesi ai ragazzi o nella pastorale giovanile?

Forse in questo sono stato fortunato: essendo entrato in un rapporto di fiducia sia con i responsabili dei Movimenti che con i loro membri, ho potuto proporre due cose interessanti. Innanzitutto che si conoscessero meglio tra di loro per stabilire rapporti di vera carità fraterna, dando alla gente l’esempio di cristiani autentici, perché «da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri». E poi che nelle attività parrocchiali si usasse un linguaggio comune.

Per favorire la conoscenza mutua tra i Movimenti e ispirandomi a quanto aveva fatto il Papa a Roma nel 1998, ho proposto ai dirigenti di riunire in parrocchia tutti i Movimenti per presentare ognuno il proprio carisma e così conoscersi più profondamente in modo da poter amare il carisma altrui come il proprio.

L’esperienza è stata ottima. Se prima a volte c’erano tra loro delle rivalità, perché i loro neofiti, avendo fatto in quel Movimento una forte esperienza di Dio, pensavano che lì fosse l’unico luogo dove avveniva un tale prodigio e desideravano portare tutti gli altri a fare la propria esperienza, nell’incontro reciproco scoprivano che le vie di Dio sono infinite e tutte attraenti: ognuno poteva quindi scegliere la strada più confacente alle proprie aspirazioni.

In secondo luogo ho chiesto a tutti i collaboratori di partecipare ai corsi di formazione che teniamo in parrocchia, dove hanno imparato ad usare per esempio nella catechesi il linguaggio comune della Chiesa e a mettere da parte quello specifico di ogni Movimento. Questo non perché il loro linguaggio fosse spregevole, ma per parlare una lingua a tutti comprensibile ed evitare qualsiasi forma di proselitismo. E tutti hanno accettato volentieri. Tra l’altro, in questo modo abbiamo potuto portare avanti la lettura e la comprensione di vari documenti della Chiesa con vantaggio di tutti.

Formano cristiani convinti

Ho potuto constatare che i Movimenti sono particolarmente preziosi perché riescono a formare cristiani autentici e forse questa è la loro funzione principale e il dono rilevante che essi danno alla Chiesa. Tali persone poi sono le più adatte per lavorare anche nelle strutture della comunità ecclesiale.

Dal nostro cammino in comunione è venuta in luce una nota caratteristica di tutti i Movimenti: il loro approccio alla Parola di Dio non è meramente conoscitivo, ma vitale. Essi leggono il Vangelo non per farne una dotta esegesi, ma per metterlo in pratica.

Quando mensilmente celebro la messa per questo o per quel Movimento, trovo sempre un momento – a volte anche abbastanza lungo e sempre molto apprezzato da tutti – per ascoltare le loro esperienze. Riportare nel cuore della parrocchia pezzi di Vangelo vissuto è un arricchimento mutuo, una vera comunione nella Parola come lo è quella nel Pane eucaristico. In fondo non avveniva la stessa cosa quando san Paolo visitava le sue comunità?

La stessa cosa accade quando riunisco in chiesa i ragazzi che si preparano alla prima Eucaristia, perché il catechismo non è affatto una serie di semplici nozioni teoriche, ma esercizio continuo nel vivere la Parola. E i ragazzi raccontano esperienze a volte commoventi nella loro semplicità e genuinità.

Ogni anno invitiamo diversi predicatori per la novena di San Benedetto, compatrono della parrocchia. Quest’anno insieme al Consiglio pastorale abbiamo pensato di fare una cosa più comunitaria, coinvolgendo i Movimenti: ogni sera un Movimento si sarebbe preso cura della novena e un suo membro, al posto della tradizionale predica, dopo la messa avrebbe presentato un aspetto del carisma del Santo applicato alla realtà odierna. La proposta è stata accolta. I Movimenti si sono aiutati tra loro, scegliendo ognuno l’aspetto del Santo meglio vissuto nel proprio carisma: la preghiera, il servizio, la fedeltà, il lavoro, ecc.

È stata una novena nuova e ogni giorno più frequentata. Il giorno della festa è venuto anche il vescovo. Una segretaria della parrocchia mi ha scritto: «Ciò che più ci impressionava era il silenzio dei partecipanti; sembrava che il silenzio e la contemplazione dei monasteri benedettini avessero pervaso la nostra comunità».

Non intralciano
la pastorale ordinaria?

GEN’S: Hai detto che non tutti i parroci accettano i Movimenti. Come fa allora il vescovo a dare un indirizzo unitario alle attività pastorali di tutta la diocesi?

In passato si era creata una situazione un po’ curiosa. Alcuni parroci non volevano sentir parlare di Movimenti, ma poi concretamente negli incontri dei responsabili delle varie pastorali – sociale, giovanile, della famiglia, ecc. – si trovavano gomito a gomito con persone appartenenti ai Movimenti e ben preparate nei vari campi. La loro presenza in questi organismi diocesani era però anonima: erano riconosciuti come appartenenti a questa e a quella parrocchia dove lavoravano in accordo col parroco in questa o in quella linea pastorale approvata dal vescovo, ma nessuno li riconosceva come membri di un Movimento.

Durante un’assemblea diocesana di sacerdoti e laici ho preso il coraggio a due mani, mi sono messo d’accordo con alcuni membri di diversi Movimenti ed abbiamo fatto al vescovo la proposta che anche i Movimenti avessero una loro rappresentanza ufficiale nel centro diocesi. La proposta è stata accolta dal vescovo e da tutti i presenti. Attualmente quattro rappresentanti dei Movimenti (tre laici e un sacerdote) fanno parte del Consiglio pastorale diocesano. In questo modo possiamo essere in maggior sintonia con le linee pastorali della diocesi.

Quest’anno durante il lancio del piano pastorale diocesano, il vescovo mi ha nominato suo rappresentante presso tutti i Movimenti ecclesiali presenti in diocesi. È interessante come egli sia arrivato a questa scelta: prima ha chiesto ai rappresentanti dei Movimenti di votare tre nomi come possibili candidati. Essi hanno fatto allora tre votazioni. Con la prima hanno votato all’unanimità il mio nome, con la seconda i voti si sono dispersi su molti candidati; e i più votati hanno ricevuto uno cinque voti e l’altro quattro. Hanno quindi presentato la terna al vescovo. Questi ha detto: «Non volevo imporvi qualcuno che non fosse di vostro gradimento e per questo ho chiesto il vostro parere, ma vi confesso che in cuor mio volevo scegliere proprio quello che voi avete votato all’unanimità».

Nel documento di nomina il vescovo specifica che il mio compito è di promuovere l’unità dei Movimenti e delle Associazioni tra di loro in vista del loro contributo al piano pastorale diocesano. Farò del mio meglio per rispondere a queste attese.

 

GEN’S: E come farai con quei sacerdoti che non desiderano la presenza dei Movimenti in parrocchia?

In diocesi sono in buoni rapporti con tutti i sacerdoti. D’altra parte il mio compito non è quello di imporre i Movimenti nelle parrocchie: essi nascono da sé. Mio compito è quello di aiutare i parroci a capirli e a valorizzarli, secondo le indicazioni della diocesi.

In questi anni ho constatato che i Movimenti non sempre hanno raggiunto la maturità che noi vorremmo. Da parte di noi sacerdoti ci vuole molta carità pastorale per farli fiorire secondo il loro carisma. Per far questo organizziamo ogni anno un Convegno diocesano dei Movimenti. Così i loro membri si conoscono e si apprezzano reciprocamente, prendono coscienza del Piano pastorale diocesano e vedono nella luce la funzione del vescovo e dei parroci. Questi ultimi, a loro volta, hanno modo di scoprire la preziosità di questi nuovi carismi nella Chiesa.

a cura della redazione