Due dimensioni co-essenziali
«La Vergine
Maria è archetipo della Chiesa a causa della maternità
divina, e, come Maria, la Chiesa
deve, e vuole essere, madre e vergine. La
Chiesa vive di questo autentico
“profilo mariano”, di questa “dimensione mariana” (…). Questo profilo mariano è altrettanto – se non lo è di
più – fondamentale e caratterizzante per la
Chiesa quanto il profilo apostolico
e petrino, al quale è profondamente unito. (…) In questo senso, la dimensione mariana della Chiesa antecede quella petrina, pur essendole strettamente unita e
complementare. Maria, l’Immacolata, precede ogni altro, e, ovviamente, lo
stesso Pietro e gli apostoli (…). Come bene ha detto un
teologo contemporaneo, “Maria è regina
degli apostoli, senza pretendere per sé i poteri apostolici. Essa ha altro
e di più”1. (…) Questo legame tra i due profili della
Chiesa, quello mariano e quello petrino, è dunque stretto, profondo e
complementare, pur essendo il primo anteriore tanto nel disegno di Dio quanto
nel tempo, nonché più alto e preminente, più ricco di implicazioni personali e
comunitarie per le singole vocazioni ecclesiali»2.
«All’alba del nuovo millennio, scorgiamo con gioia
l’emergere di quel “profilo mariano” della Chiesa, che compendia in sé il
contenuto più profondo del rinnovamento conciliare»3.
«“(…) i nuovi movimenti di spiritualità, se permangono
rettamente nella comunione ecclesiale, sono portatori di grande speranza”4. Se realizzati in modo genuino, essi si fondano su quei “doni
carismatici”, i quali, insieme con i “doni gerarchici” – vale a dire i
ministeri ordinati – fanno parte di quei doni dello Spirito Santo dei quali è
adorna la Chiesa, Sposa
di Cristo. Doni carismatici e doni gerarchici sono
distinti ma anche reciprocamente
complementari. (…) Nella Chiesa, tanto l’aspetto istituzionale, quanto
quello carismatico, tanto la gerarchia quanto le associazioni e movimenti di
fedeli, sono co-essenziali e concorrono alla vita, al
rinnovamento, alla santificazione, sia pure in modo diverso e tale che vi sia
uno scambio, una comunione reciproci»5.
«Più volte ho avuto modo di sottolineare
come nella Chiesa non ci sia contrasto o contrapposizione tra la dimensione
istituzionale e la dimensione carismatica, di cui i movimenti sono
un’espressione significativa. Ambedue sono co-essenziali
alla costituzione divina della Chiesa fondata da Gesù, perché concorrono
insieme a rendere presente il mistero di Cristo e la sua opera salvifica nel
mondo»6.
Giovanni Paolo II
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1) H. U. Von Balthasar,
Neue Klarstellungen,
trad. ital., Milano 1980 p.
181.
2) Ai
cardinali e ai prelati della curia romana, 22.12.1987, in: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 3,
Libreria Editrice Vaticana 1988, pp. 1483-1485.
3) Udienza
del 25.11.1998, in: “La Traccia” 11 (1998) p. 1227.
4) Relazione
finale dell’Assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi 1985, P, II, 4.
5) Discorso ai Movimenti riuniti per iI colloquio internazionale
(Milano, 2/3/1987), in: Insegnamenti di
Giovanni Paolo II, X, 1, Libreria Editrice Vaticana 1988, pp. 477-478.
6) Messaggio
al Congresso mondiale dei Movimenti ecclesiali, 27.5.1998, in: Pontificium Consilium pro Laicis, I movimenti
nella Chiesa, Libreria
Editrice Vaticana 1999, p. 18.