Non solo un evento, ma un cammino



Verso la III Assemblea ecumenica europea a Sibiu

di Joan Patricia Back



Durante il congresso di Movimenti e Comunità di varie Chiese svoltosi il 10-11 maggio scorso a Stoccarda in preparazione alla Giornata “Insieme per l’Europa”, l’autrice, conosciuta come ecumenista e collaboratrice del “Centro Uno” del Movimento dei focolari, ha messo in luce un tratto distintivo del cammino verso l’ormai prossima tappa finale della III Assemblea Ecumenica Europea che si svolgerà in settembre a Sibiu in Romania: si sta facendo strada sempre più il “Dialogo della vita”.

Le Assemblee ecumeniche precedenti

Sono lieta di condividere con voi la mia esperienza del cammino verso la Terza Assemblea Ecumenica Europea di Sibiu (Romania) il prossimo 4-9 settembre.

Avendo partecipato nel 1989 alla prima Assemblea Ecumenica Europea a Basilea (Svizzera) e alla seconda nel 1997 a Graz (Austria), l’annuncio della Terza Assemblea Europea è stato per me motivo di gioia.

A Basilea tutti abbiamo sentito che si stava facendo la storia. Dobbiamo ricordare che avveniva proprio qualche mese prima della caduta del muro di Berlino. I cristiani del blocco Est Europeo, ancora sotto i regimi comunisti, potevano mescolarsi e parlare con cristiani dell’Occidente – con ovvia prudenza da parte loro.

Ricordo il Patriarca Alexj e il Cardinal Martini, rispettivamente presidenti della Conferenza delle Chiese Europee (KEK) e del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), moderatori dell’Assemblea, e la loro grande gioia per la realizzazione dell’evento. Si percepiva che le Chiese in Europa stavano iniziando insieme un nuovo cammino.

Il tema di quell’Assemblea era e resta di enorme importanza: Pace, Giustizia e Integrità del Creato. E diede un impulso all’impegno delle Chiese Europee per l’ecologia.

La realtà della Seconda Assemblea Ecumenica di Graz ha avuto un altro impatto sul corso della storia ecumenica; questa volta non erano solo i delegati ufficiali ad essere coinvolti, ma vi era anche l’affluenza massiccia del popolo dall’Est e Ovest dell’Europa. Quegli entusiasti attori del movimento ecumenico hanno dato vita ad un nuovo tipo di dialogo nel mondo ecumenico. Graz è passata nella storia ecumenica con la frase “il dialogo del popolo”. Ovviamente qui la parola “popolo” include l’intero popolo di Dio, dai vescovi ai laici.

A Graz si sentiva che il movimento ecumenico si avallava di un nuovo impeto: cristiani che vogliono e vivono per l’unità tra le loro Chiese, coscienti che il loro ruolo è determinante. Come sappiamo la storia registra il ruolo determinante del popolo nell’implementare o meno accordi ufficiali della Chiesa per l’unità.

Anche il tema di quell’Assemblea fu e resta molto importante: “Riconciliazione: dono di Dio e fonte di nuova vita”. In seguito il movimento ecumenico è stato testimone di eventi come la firma della Dichiarazione Comune sulla Dottrina della Giustificazione tra la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesa cattolica, o il processo di riconciliazione con Anabattisti, come i Mennoniti.

Verso Sibiu

Veniamo ora all’Assemblea di Sibiu, alla quale partecipo in qualità di delegata del Movimento dei focolari per le quattro tappe.

La novità di questa III Assemblea è quella di essere stata concepita come un pellegrinaggio, iniziato a Roma nel gennaio 2006, proseguito con avvenimenti nazionali nell’arco del 2006, a Wittenberg-Lutherstadt nel febbraio 2007 e che culminerà nella vera e propria Assemblea a Sibiu nel settembre 2007.

Ho notato la grande somiglianza di approccio nella promozione della comunione tra cristiani nella manifestazione Insieme per l’Europa svoltasi a Stoccarda il 12 maggio 2007 e nella Terza Assemblea Ecumenica Europea. Entrambi gli eventi sono visti e vissuti come un cammino o un pellegrinaggio fatto insieme. Non sono semplicemente degli eventi, anche se ovviamente molto importanti, ma sono un cammino che continua con pietre miliari che indicano i traguardi raggiunti nel cammino stesso.

Vorrei ora condividere con voi alcune riflessioni teologiche di quelle che ritengo siano le implicazioni di questo cammino, prevedendone, in qualche modo, l’impatto sul movimento ecumenico del XXI secolo.

Il «dialogo della vita»

Innanzitutto e come aspetto principale, questo cammino è importante nella situazione ecumenica dei nostri giorni, poiché genera nuova speranza e nuova vita ecumenica, è uno spazio per la riconciliazione e una pedana per collaborare insieme.

Vivendo insieme il Vangelo, conoscendoci in Cristo, rafforzando il nostro amore reciproco, noi cristiani abbiamo scoperto quanto siano grandi le ricchezze in comune, il nostro patrimonio comune: il sacramento del battesimo, il Nuovo e l’Antico Testamento, i dogmi dei primi Concili e i Credo. Studiamo e leggiamo gli scritti dei Padri greci e latini, molti martiri sono riconosciuti universalmente e abbiamo altro ancora in comune, come la vita della grazia, la fede, la speranza, la carità e altri doni interiori dello Spirito Santo, ecc.

Vivere la nostra fede cristiana insieme ha dato origine al “dialogo della vita”. Non è un dialogo dei laici, in contrasto o in concorrenza con i dialoghi ufficiali, ma ha preso il profilo di un nuovo tipo di dialogo, che si situa accanto al dialogo teologico e ad altri dialoghi. Esso non li sostituisce, al contrario li sostiene e li rafforza, poiché la ricezione degli accordi comuni o dei documenti di dialogo e la rispettiva implementazione dipendono dall’ecumenismo del popolo.

Siamo ora in una fase cruciale e gli ecumenisti descrivono questo momento della storia ecumenica in modi diversi, a seconda delle proprie prospettive. Alcuni parlano di un inverno, altri di una primavera, altri di una situazione stagnante, ma emerge una forte voce positiva: questa situazione di crisi, come è stata anche definita, punta ottimisticamente verso una nuova direzione.

Il Card. Kasper propone che «dobbiamo riempire di vera vita lo stadio intermedio che abbiamo raggiunto, di una reale, anche se non completa, communio ecclesiale. “L’ecumenismo dell’amore” e “l’ecumenismo della verità”, che mantengono certamente tutta la loro importanza, debbono essere attuati per mezzo di un “ecumenismo di vita”»1.

La domanda che egli e altri ecumenisti sollevano è: come possiamo vivere in questo periodo di transizione in modo tale che la comunione reale – che noi già abbiamo attraverso il nostro comune battesimo – possa prepararci a ricevere da Dio il dono dell’unità, che consisterà nel vivere in piena comunione ecclesiale?

Una riconfigurazionedel movimento ecumenico

Questa e altre domande hanno dato origine a quella che, nel linguaggio ecumenico, viene definita “riconfigurazione” del movimento ecumenico. Anche qui dobbiamo osservare che vi sono diverse visioni sul suo significato ma, come è emersa alla Nona Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Porto Alegre e anche altrove, penso si tratti di aprire un varco nuovo.

Nella prospettiva della storia centenaria del movimento ecumenico, potremmo vederla come un ritorno all’idea fondante dello stesso movimento ecumenico. È un ritornare a vivere le implicazioni del nostro comune battesimo: siamo sorelle e fratelli in Cristo o come succintamente scrive S. Paolo: «Voi siete tutti uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 28). Ovviamente evidenziare la nostra unità in Cristo è molto fruttuoso perché è la volontà di Dio per tutti noi. Siamo “uno” in Cristo poiché siamo battezzati e incorporati nel Corpo Mistico di Cristo, ma viviamo in una situazione anomala di disunità ecclesiale. Ciò però non ci dovrebbe impedire di vivere insieme il Vangelo. Il comandamento nuovo di Gesù è chiaro: «Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 13, 34).

Questo processo di “riconfigurazione”, che è un processo di rinnovamento, vuole ridisegnare una nuova strada per il nostro cammino insieme in e con Cristo.

La spiritualità come chiave

Ecumenisti in varie Chiese hanno messo in evidenza come la spiritualità sia la chiave. Il dott. Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, recentemente ha affermato: «Dobbiamo riscoprire la spiritualità come la via maestra per mettere in pratica le priorità ecumeniche»2. Alcuni si chiedono quale spiritualità possa far questo3.

Il Rev. Samuel Kobia parla di ecumenismo nella vita quotidiana4; il Catholicos Aram I della Chiesa Armena Apostolica continuamente evidenzia la necessità di un ecumenismo del popolo5.

Papa Benedetto XVI ha detto: «Vedo un confortante motivo di ottimismo nel fatto che oggi si sta sviluppando una sorta di “rete” di collegamento spirituale tra cattolici e cristiani delle varie Chiese e Comunità ecclesiali»6.

Il vescovo luterano Johannes Friedrich di Monaco ha parlato di un «lancio spirituale operato da Movimenti i cui carismi potrebbero imprimere un pieno nuovo dinamismo all’ecumenismo»7.

In questo contesto di ricerca di una nuova via ecumenica che offra impulsi concreti, vitalità rinnovata e che apra affascinanti orizzonti, avvenimenti come la Terza Assemblea Ecumenica Europea e Insieme per l’Europa hanno un ruolo preminente da svolgere nel promuovere con efficacia il “dialogo della vita”, come hanno detto alcuni degli ecumenisti di primo piano che ho appena citato. Penso che la recente risposta data dal cardinal Kasper, ad un giornalista che gli chiedeva se il contributo dei movimenti in campo ecumenico potrebbe essere paragonato ad un motore, sia molto appropriata. «Il motore è già in funzione ad alta velocità – ha risposto il Cardinale – e nutro una grande speranza che ci porterà molto avanti»8.

Comunione fra cristiani: cellule vive del Corpo di Cristo

Vivere la frase di Matteo 18, 20 “Dove due o più sono uniti nel mio nome” ha una grande potenzialità ecumenica. Cristiani di diverse Chiese possono vivere con la presenza di Cristo in mezzo a loro. Alcuni Padri greci sottolineano che “essere uniti nel mio nome” significa “essere uniti nel Suo amore”. Per cui questa promessa di Gesù è legata all’amore che abbiamo gli uni per gli altri. La sua presenza fra noi vivifica il suo Corpo mistico, la Chiesa; con Gesù in mezzo a noi diventiamo come “cellule vive” del Suo Corpo. Attraverso il sacramento del battesimo diventiamo membra del suo Corpo mistico e molte Chiese vedono nel nostro comune battesimo il vincolo sacramentale dell’unità9. Tuttavia, generalmente parlando, fra noi cristiani le implicazioni di questa realtà non erano vissute. L’unità non era visibile perché i nostri rapporti erano tesi o inesistenti. Ora si è consapevoli che, vivendo queste parole di Gesù, egli può essere presente fra noi. E in quella porzione del suo Corpo, vivificata dalla sua presenza, si creano cellule vive che “attivano” questi legami, che diventano canali che consentono il fluire di una nuova linfa: più amore scorre nelle Chiese10.

Chiara Lubich alla Seconda Assemblea Ecumenica a Graz ha detto: «Ogni Chiesa nei secoli si è, in certo modo, pietrificata in se stessa per le ondate di indifferenza, di incomprensione, se non di odio reciproco. Occorre perciò in ognuna un supplemento d’amore; occorrerebbe anzi che la cristianità venisse invasa da una fiumana d’amore»11. Anni prima aveva scritto: «Dobbiamo continuamente creare queste cellule vive del Corpo mistico di Cristo – che sono i fratelli e le sorelle uniti nel suo nome – per dare vita all’intero Corpo». Recentemente, ricordando l’esperienza del Movimento ai suoi inizi, ha commentato questo scritto in un contesto ecumenico, dicendo: «Avvertivamo che Dio era tra noi e volevamo che questa corrente d’amore (che è la corrente dell’amore trinitario) passasse per il mondo in tutte le membra del Corpo mistico, tutte illuminando»12.

Nella prospettiva di quanto ho detto, vediamo il cammino verso Sibiu che ha per tema: «La Luce di Cristo risplende su tutti. Speranza di Rinnovamento e Unità in Europa». Mi sembra che possa essere visto come un cammino con Cristo in mezzo a noi e lui è la nostra unità13.

Quale testimonianza possiamo dare all’Europa se viviamo la frase di Matteo 18, 20! Quale credibilità possiamo dare al messaggio d’amore di Cristo attraverso il nostro stile di vita ecumenico! Possiamo essere canali dell’amore di Dio per l’umanità, canali della luce di Cristo se viviamo la nostra vocazione cristiana. L’attuazione del disegno di Dio sull’umanità dipende anche dalla nostra testimonianza comune: “Che tutti siano uno perché il mondo creda” (cf Gv 17, 21). L’Europa ha bisogno di testimonianza di fraternità attuata nella vita quotidiana, di vedere il Vangelo vissuto. Gli ambiti previsti a Sibiu si situano in questo contesto: come il Vangelo influisce nella vita di ogni giorno.

Credo fermamente che questo nuovo “dialogo della vita” – che le Assemblee Ecumeniche Europee hanno promosso e che l’evento di “Insieme per l’Europa” sta mostrando – stia tracciando il solco di una nuova via ecumenica: una via per vivere insieme il “dialogo della vita” e dell’amore, non solo per l’Europa, ma anche per l’intero movimento ecumenico a livello mondiale.

Joan Patricia Back





1) Relazione alla sessione plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (12 novembre 2001). Cf www.vatican.va.

2) “Claiming a common future”, intervento alla 19a Conferenza mondiale metodista, Seoul (Corea) luglio 2006.

3) Cf T. Vetrali, La spiritualità “Nuova via dell’ecumenismo”. Ma quale spiritualità?, in Quale Spiritualità per il Terzo Millennio?, “Quaderni di Studi Ecumenici”, Venezia 2000, pp. 87–103.

4) Cf Discorso in “Il Regno Doc” 51 (2006) p. 314.

5) Towards a people-centred ecumenical configuration, “Reformed World” 55 (2005) n.2, pp. 104-107.

6) Discorso a rappresentanti di varie Chiese a Colonia (Germania), 19 agosto 2005.

7) Al Sinodo Generale della Chiesa Evangelico-Luterana della Baviera a Gera, 18 ottobre 2004.

8) Intervista in “Die Tagepost”, settimanale cattolico tedesco, 7 aprile 2007.

9) Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, Direttorio Ecumenico 1993, n. 92.

10) Cf C. Lubich, Gesù in mezzo ai suoi e il dialogo della vita, Intervento al Convegno ecumenico di vescovi amici del Movimento dei focolari, Rocca di Papa, Roma, 11/2003, in “Gen’s” 35 (2005) p. 8.

11) C. Lubich, Una spiritualità per la riconciliazione, in “Nuova Umanità” 19 (1997/5), p. 548.

12) Cf C. Lubich, Gesù in mezzo ai suoi e il dialogo della vita, cit.

13) «... la nostra comune preghiera ne è la prova. In essa, ci raduniamo nel nome di Cristo che è Uno. Egli è la nostra unità». Giovanni Paolo II, Ut Unum Sint, n. 23.