Weekend di catechesi con i giovani in Olanda



Primi albori dopo la notte

Di Michel Vandeleene e Callan Slipper



È risaputo che, dopo il Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica in Olanda, tra le più fiorenti e ricche di vocazioni nel periodo precedente, è entrata in una notte che l’ha duramente provata con defezioni di sacerdoti, religiosi e religiose, tensioni nell’episcopato, dubbi e perdita della fede in molti cristiani… Sono meno noti invece i segni di rinascita, che da alcuni anni appaiono qua e là sull’albero ancora vivo di quella Chiesa che molti davano per “spacciata”: la celebrazione con 10.000 persone nel 2003 del giubileo dei 150 anni di ripristino della gerarchia, le due giornate dei giovani cattolici olandesi, nel 2005 con 1200 partecipanti e nel 2006 con 1800 partecipanti. In occasione della prima di queste il vescovo de Jong ebbe a dire che «la nebbia che per decenni ha coperto la gioventù nella Chiesa cattolica in Olanda è sparita». In questo contesto di primavera ecclesiale è nata l’iniziativa ricca di speranze di cui qui riferiamo.

La nascita di un seme

Anni fa, in occasione delle Giornata mondiale della gioventù a Parigi (1997), i gen (la parte giovanile del Movimento dei Focolari) avevano deciso in Olanda di non organizzare un viaggio per andare con i loro amici a Parigi, ma avevano preferito inserirsi nei vari gruppi organizzati dalle diocesi. Sentivano infatti di dover essere più presenti nella Chiesa locale e di doverle dare in qualche modo il loro sostegno.

In seguito a questa prima esperienza, che si è ripetuta poi per le GMG di Roma e di Colonia, diversi di loro si sono impegnati più concretamente nelle strutture della pastorale giovanile della Chiesa olandese. In questo modo si sono ritrovati a dare un contributo sostanzioso anche alle recenti giornate dei giovani cattolici olandesi. Per via di questa loro presenza nel cuore della Chiesa e delle sempre maggiori impegni che venivano loro affidati, i responsabili del Movimento hanno sentito l’esigenza di offrire a questi gen1 un supplemento di formazione dottrinale, chiedendo l’aiuto anche a Michel Vandeleene, un focolarino che per anni ha insegnato teologia dogmatica nella cittadella di Loppiano, la cittadella del Movimento dei focolari situata vicino a Firenze.

In un incontro preparatorio avuto con una decina di giovani di passaggio a Roma, il Vandeleene si è reso conto, dalle domande che ponevano, che mancava ancora una visione d’insieme del cristianesimo. Per questo si è proposto di impostare il programma dei due giorni previsti per la loro formazione in modo tale da dare in breve l’essenziale della fede e della vita cristiana. Come data si è scelto il weekend di Carnevale del 2006. I e le giovani presenti erano una cinquantina; la maggior parte di loro erano cattolici, ma vi erano anche quattro giovani di Chiese protestanti. Le attese erano molte, come i dubbi e le domande che ciascuno dei presenti serbava in cuore riguardo agli argomenti che sarebbero stati toccati.

Il clima che si è creato tra tutti, la bellezza di quanto veniva sperimentato, la luce che scaturiva dai momenti di dialogo e soprattutto la gioia che cresceva di ora in ora erano tali che è venuta spontanea l’idea di ritrovarsi l’anno seguente. Il progetto comune era di rifare esattamente lo stesso weekend, ma ora invitando ad esso anche i loro amici, quelli che si pensava potessero essere contenti di approfondire o di conoscere in un simile modo la fede cristiana. L’unica condizione che si poneva era di venire in un atteggiamento positivo di apertura e di dialogo. Infatti la Scrittura asserisce che conosce Dio chi ama, non chi discute o riflette soltanto.

Nel marzo 2007 ci si è dunque ritrovati nel Centro Mariapoli di Baak (Nijmegen), ma questa volta si era in 120: ai gen e alle gen dell’Olanda si erano aggiunti una cinquantina di amici loro e una ventina di gen dei paesi limitrofi (Inghilterra, Scozia, Paesi scandinavi e Belgio). D’altro canto a Michel si era aggiunto Callam, un focolarino anglicano, pure lui teologo e membro della Scuola Abbà, il Centro Studi del Movimento dei focolari. Erano dunque due cristiani uniti nel nome di Gesù, un cattolico e un anglicano, che insieme formavano all’essenziale della fede dei giovani cristiani di diverse Chiese (cattolici, evangelici, riformati e anglicani), una formazione perciò che partiva dall’unità e che si svolgeva nell’unità. Ma quale era il contenuto di questo weekend?

«Noi abbiamo creduto all’amore»

La prima sera Michel e Callam si sono presentati come cristiani e come teologi. Ognuno di loro ha cioè raccontato come era venuto alla fede, quello che l’aveva spinto e lo spingeva tuttora a credere, l’aiuto che aveva trovato nello studio della teologia e anche le difficoltà che vi aveva incontrato. Era, tutto sommato, una riflessione su quello che si sarebbe fatto nei due giorni seguenti: penetrare più profondamente nelle verità della fede con l’aiuto della ragione.

Titolo e filo conduttore di tutto il weekend era il versetto della prima lettera di san Giovanni: «Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi» (4, 16). L’amore era dunque preso come distintivo della fede e della vita cristiana.

Questa fede nell’amore veniva sviscerata in sei “moduli” ognuno dei quali era composto da tre momenti: una mezz’ora di introduzione all’argomento (Callam e Michel parlavano a turno 20 e 10 minuti ciascuno), dieci minuti di scambio tra i partecipanti in piccoli gruppi di quattro o cinque e un’altra mezz’ora di dialogo insieme.

Gesù è al centro della fede cristiana. È lui, il Crocifisso-risorto, l’Amore, l’immagine visibile del Dio invisibile. I due primi moduli del weekend erano dedicati a lui. Nel primo si seguiva una linea ascendente, simile a quella percorsa dai Vangeli sinottici: partendo da quello che Gesù ha detto e fatto si arrivava alla fede pasquale, alla confessione della sua divinità. Nel secondo modulo si entrava più profondamente nella comprensione della sua Persona: il suo essere vero uomo e vero Dio, Dio umanato, uomo-Amore.

La fede pasquale in Gesù, Figlio del Padre fatto uomo, illumina di nuova luce le sue parole e le opere da lui compiute durante la sua vita pubblica. Per questo nel terzo modulo si spiegava come sono nati i Vangeli e come vanno letti e interpretati. Inoltre si approfondiva il posto che ha la Scrittura nella vita della Chiesa e come lo Spirito Santo guida i cristiani nella comprensione sempre più profonda di essa.

Gesù ha condotto i primi cristiani alla conoscenza del Padre. Essi hanno toccato con mano il suo essere Figlio e nel giorno di Pentecoste hanno sperimentato la potenza dello Spirito Santo. La loro fede in Jahvé, il Santo d’Israele, si è così aperta all’intelligenza della Trinità: Dio è Amore in se stesso, Egli è Padre, Figlio e Spirito Santo. Penetrare un po’ nel mistero dell’unità e della trinità di Dio era l’oggetto del quarto modulo.

Dalla fede in Dio Trinità, dall’essere Amore di Dio si guardava poi dall’alto, in una prospettiva discendente, simile a quella seguita dal vangelo di Giovanni, al disegno di Dio sull’uomo, ripercorrendo le tappe della storia della salvezza: creazione, dignità della persona umana, suo allontanamento da Dio, incarnazione, morte e risurrezione del Verbo fatto carne. In modo particolare ci si soffermava sul mistero dell’abbandono di Gesù in croce come momento di vita trinitaria, risposta di Dio al male e modo cristiano di vivere il dolore.

A conclusione del weekend, in un sesto e ultimo modulo, si approfondiva la vita cristiana come vocazione all’amore e cioè come chiamata a conformare il proprio agire ed essere, personalmente su Gesù crocifisso e abbandonato e collettivamente sulla Trinità. Credere nell’amore e vivere nell’amore, in quell’amore che viene da Dio e ci è reso manifesto da Gesù crocifisso, risultava così davvero il compendio di tutta la fede cristiana. Essa appariva agli occhi di tutti i partecipanti alquanto attraente e bella perché profondamente umana e corrispondente al desiderio comune di amare ed essere amati.

Una riflessione vissuta

«È una nuova teologia e una nuova antropologia», commentava il vescovo ausiliare di Haarlem, Jan Van Burgsteden, che era stato presente ai due weekend, e soggiungeva: «Questi giovani fanno un’esperienza di contemplazione perché comunicate loro quello che voi stessi vedete. Introducendoli in questo modo alla fede contribuite alla riedificazione della Chiesa cattolica in Olanda in unità con le altre Chiese».

Alla fine del secondo weekend egli stesso ha espresso davanti a tutti presenti il desiderio di ripetere ancora una volta questo weekend, ma aprendolo ora a tutti i giovani cristiani dell’Olanda. Nel frattempo questo progetto ha attratto altri e ai primi di maggio si è tenuto lo stesso weekend a Parigi con una ottantina di giovani venuti da tutta la Francia. Anche lì si sono raccolti frutti simili a quelli già assaporati in Olanda.

Ma il successo di questi incontri non si potrebbe spiegare senza la spiritualità dell’unità che informa la teologia che viene insegnata e soprattutto la vita di tutti i partecipanti. L’amore reciproco è la base della vita gen ed è una realtà tangibile che ben presto coinvolge anche i nuovi. Ogni giorno viene loro proposta una parola del Vangelo da mettere in pratica momento per momento. Nel giorno seguente prima di incominciare i moduli, ci si racconta come si è vissuto la parola del giorno precedente. Anche in questo modo, oltre che per la testimonianza di vita dei “professori”, risulta palese il legame tra quanto viene insegnato e la vita.

Alcune impressioni dei giovani

«Un weekend enorme! Cosa dirne? È difficile esprimere in parole, ma quello che sento di più, è che sono diventato più uomo. Mi sento vero uomo, qualcuno e non nessuno, per la vita dell’amore reciproco. Super!».

«Ho veramente conosciuto di più Gesù in questo weekend, ma anche la vita della Trinità. Questo in particolare per l’unità visibile tra Callam e Michel. Continuerò a contribuire all’unità dove andrò».

«È stato un weekend bellissimo, soprattutto perché – prima di ogni altra cosa – tutti abbiamo fatto il passo essenziale di mettere in pratica la Parola, permettendo allo Spirito Santo di illuminare ed insegnarci le cose».

«Per me era uno degl’incontri più belli! Abbiamo parlato della Trinità. Ne avevo già sentito parlare, ma questa volta eravamo dentro! È la prima volta che sono andato così in profondità nella mia fede».

«Ho capito che quando comincerò a fare le cose (coscientemente) per amore, sarà l’amore a farmi capire le cose e a portarmi più vicino a Dio. (...) Questo week-end mi ha dato un contributo fondamentale per trovare un nuovo rapporto con Dio».

«Ieri alla fine del momento di preghiera, ho sentito che eravamo tutti nel seno del Padre, che eravamo un’anima sola».

«Ci sono stati svelati i tesori della fede cristiana. Michel e Callam ci hanno trascinati nella vita e nella persona di Gesù, vero uomo e vero Dio. Attraverso la loro scelta personale di Gesù crocifisso e risorto poi ci hanno indicato la nostra vera vocazione cristiana. Ma soprattutto ci siamo veramente sentiti immersi nella vita trinitaria, vivendo quell’amore dinamico tra di noi».

Sì! È stato soprattutto Gesù, la cui presenza era viva e operante tra tutti per l’amore reciproco, a rendere comprensibili e luminose le verità della fede. È lui, infatti, a far capire quello che le parole non riescono ad esprimere e a far vedere quello che il cuore avverte, ma che la mente sola non riuscirebbe ad afferrare nel suo significato profondo.

Michel Vandeleene e Callan Slipper