Una trovata originale per portare l’essenza del Vangelo nei luoghi dove si svolge la vita quotidiana del popolo

 

L’arte di amare tra la gente

di Agostinho Rutkoski

 

Questa esperienza di evangelizzazione affonda le sue radici nella vita in comune di un parroco e il suo giovane viceparroco. Essa si sta svolgendo in alcune parrocchie della città di Ponta Grossa dello Stato del Paranà nel sud del Brasile, ma ormai sta oltrepassando i confini della diocesi. Il parroco ce ne racconta la genesi.

La nostra comunità è abbastanza fiorente: settimanalmente sono circa 5.000 le persone che frequentano la chiesa. Come in quasi tutto il Brasile, la parte economica è basata sulle decime1 di quei parrocchiani che liberamente desiderano offrirle. Ad esse, in occasione del Natale, il Consiglio degli affari economici della parrocchia fa un piccolo dono. Venuto a conoscenza di questa bella abitudine il mio viceparroco2 ha intravisto una prospettiva più che interessante. Infatti, era tornato da poco dall’Italia e aveva chiesto a Walter Kostner3, l’autore dei personaggi Gibì e Doppiaw, di illustrare con quei due simpatici clown i punti dell’arte di amare4, in modo da poterli stampare su otto cartoncini del tipo delle carte da gioco.

Avevamo tra le mani un tesoro: l’arte di amare. E che tesoro! Si trattava del comandamento nuovo di Gesù che, attuato, fa scattare in terra, tra noi, la vita della Trinità. E se il comandamento nuovo può essere paragonato a un diamante, i punti dell’arte di amare ne sono come le sue varie facce, che a partire da prospettive diverse, lo fanno brillare.

 

Un tesoro solo per noi due?

In fondo sperimentavamo questo stile di vita già tra noi: parroco e viceparroco. Intuendo gli effetti che l’arte di amare poteva avere tra i parrocchiani, l’abbiamo presentata con entusiasmo al Consiglio pastorale parrocchiale. Poteva esserci spazio per una risposta differente? Non lo so, ma alla fine di quell’incontro non eravamo soltanto noi due ad esserne affascinati, ma tutti sono rimasti contagiati dalla nostra idea.

Andiamo ai numeri: il Consiglio ha deciso di donare a tutti i parrocchiani – non solo a coloro che pagano le decime – in preparazione al Natale un set con le otto carte dell’arte di amare. C’era chi diceva: «Se ne può stampare una quantità maggiore di quella che avete proposto, perché molti vorranno acquistare il set per regalarlo agli amici». Ci abbiamo creduto e quanto avevamo intravisto si è avverato, anzi si è andati ben oltre.

 

Ma cos’è questo set?

È un supporto che contiene le carte dell’arte di amare, esponendo a scelta una di esse; è fatto di materiale bianco-brillante che si può poggiare in modo gradevole sugli armadi delle casalinghe, sulle scrivanie delle segretarie oppure sul comodino vicino al letto.

Recentemente il viceparroco è andato a parlare col responsabile di una grande azienda. Quale sorpresa vedere sulla sua scrivania un set dell’arte di amare. Quel giorno veniva in rilievo la carta azzurra che invita a tuffarsi in questa nuova arte. Una settimana dopo era nuovamente da lui ed ha visto che la carta evidenziata era rossa: amare tutti. Veniva da dire: qui Gesù sta lavorando!

Un’altra volta sono andato a tagliarmi i cappelli ed alzando gli occhi ho visto appeso accanto all’immenso specchio la carta arancia: amare per primo. Anche qui!?

A molti sacerdoti della nostra regione piace andare ai grandi fiumi e trascorrere alcune ore “a caccia” magari di un grosso pesce. Poter raccontare agli amici l’eventuale successo accresce il desiderio dell’impresa. Quel giorno, entrando nell’auto di un sacerdote amico, il viceparroco ha visto un’altra carta posta vicino al tachimetro: amare il fratello. «Mi aiuta a guidare in modo sicuro – ha confidato l’amico – , ho riesaminato il mio modo di guidare...».

 

Come si usa

In conformità alla decisione del Consiglio, otto domeniche prima di Natale, dopo la messa un gruppo di laici ha consegnato ad ogni persona, anche se erano della stessa famiglia, bambini compresi, un set che conteneva però una sola delle otto carte. Sì, perché durante la celebrazione, e specie durante l’omelia, si è sottolineato un unico punto da essere vissuto durante la settimana. La domenica seguente all’uscita ecco nuovamente i laici con un’altra carta – da essere pure questa messa in pratica –, e così successivamente fino all’ottava.

La consegna dell’ultima carta è avvenuta alla messa della notte di Natale. Ci eravamo detti fin dall’inizio che avremmo voluto festeggiare il compleanno di Gesù con un regalo a lui gradito. «Che cosa piacerebbe di più a Gesù?», ci eravamo domandati assieme alla comunità. E rivisitando i vangeli abbiamo capito: è il suo comandamento nuovo fatto realtà tra di noi! Ecco da dove è sgorgato l’impegno di mettere in pratica i punti dell’arte di amare.

Ma ci eravamo accordati ancora su un’altra cosa: tornando dopo una settimana in chiesa ognuno avrebbe potuto depositare in un contenitore trasparente di 20 litri (nelle nostre case si usa per l’acqua potabile) un fagiolo per ogni atto d’amore compiuto. Posto all’entrata della chiesa, quel contenitore è diventato un “termometro spirituale” della nostra comunità.

Inoltre, ci eravamo proposti di mettere per scritto, possibilmente, i fatterelli più belli e di porli in una scatola apposita accanto al contenitore, per poterli poi condividere a mutua edificazione.

Già ai primi giorni, il viceparroco ed io abbiamo visto due sorelline avvicinarsi e mettere qualcosa nella scatola. Avevano forse sei e quattro anni. Appena si sono allontanate, abbiamo aperto la scatola e vi abbiamo trovato due biglietti: «Ho vissuto 31 volte la Parola»; e l’altro: «Ho vissuto 14 volte la Parola». Stupefatti e commossi ci siamo guardati: i bambini capiscono Dio!

Alla messa della notte di Natale portavamo il contenitore quasi pieno di fagioli assieme a noi nella processione d’entrata: era il regalo della comunità a Gesù bambino. Un dono originale, una festa come forse non c’era mai stata!

Giorni dopo abbiamo voluto sapere quanti fossero i fagioli nel contenitore. E ben presto siamo giunti al risultato: ogni mezzo chilo contava 2.410 chicchi, da moltiplicare per 13,165 kg. Siamo giunti così a 63.455 fagioli, corrispondenti ad altrettanti atti d’amore. Veniva da pensare alla parabola del seminatore quando parla del “sessanta per uno” e “cento per uno”. Chissà come si potrebbe spiegare con la somma dei nostri fagioli?

 

Dietro ogni chicco una storia

Ogni atto d’amore porta in sé una storia; dietro ad ognuno c’è un cuore che ha raccolto il meglio di sé per farne dono.

Una signora ci ha raccontato: «In quella settimana dovevamo amare i nemici. Ho sudato! Ma alla fine sono riuscita a stendere la mano all’uomo che ha abbandonato la mia figlia, rompendo il matrimonio con lei».

Ed un’altra: «Dove lavoro c’è una donna che spesso mi calpestava, tanto che i miei colleghi erano meravigliati di come riuscissi a sopportarla. Da parte mia non volevo giudicarla né parlare male di lei. È arrivato il momento di fare quel che Gesù chiede: perdonare, amare il nemico e pregare per lui. Così ho cercato di fare. Non mi è stato facile. Nel primo e secondo giorno, quando volevo pregare per lei, avevo l’impressione che mi si formasse un groppo in gola. Dopo un po’ ci sono riuscito, e con amore. Da quel momento in poi non mi sono sentita più offendere da lei e siamo diventate buone amiche».

Gli echi erano i più vari: «Una chiesa giovanile!», hanno detto i parrocchiani. «Il Vangelo donato tramite la bellezza». «Mi ha fatto cambiare vita!». E così via.

Contemporaneamente alla nostra, altre cinque parrocchie hanno aderito al nostro progetto. Sono stati varcati anche i confini della diocesi. In alcuni luoghi lontani hanno addirittura fotocopiato le nostre carte.

 

Il mondo dei commercianti

Stiamo narrando un’esperienza tuttora in corso. Visti i frutti così sostanziosi, vogliamo portare a molte più persone l’arte di amare, lavorando ancora su altre lunghezze d’onda.

Durante il Natale il mondo del commercio ci sovraccarica ogni volta di cose che ci allontanano dal Festeggiato. Gesù è sempre più sloggiato dal consumismo! Ma ecco un’idea: molti negozi qui in Brasile hanno l’abitudine di fare in quella occasione promozioni e regalano p.e. dei calendari con l’intenzione ovvia di aumentare le vendite.

Approfittando di quest’abitudine, abbiamo presentato una proposta alternativa. Siamo andati dal proprietario di tre grandi supermercati della città. Gli abbiamo fatto vedere i set dell’arte di amare, raccontandogli l’esperienza che stiamo vivendo. E abbiamo proposto: «In occasione del Natale ad ogni cliente che fa una spesa la ragazza della cassa potrebbe offrire in regalo una scatoletta dell’arte di amare?». Egli, alzando gli occhi sulla gente – eravamo in uno dei suoi negozi – ci ha subito risposto: «Solo per questo locale ne avrei bisogno di 30-40 mila unità».

Servendoci di un giorno libero, siamo andati in un’altra città e abbiamo offerto la stessa possibilità ad altri negozianti. C’è chi ha acquistato 300, 600 oppure 1000 unità. Certamente le centinaia di persone che vengono in questo modo in contatto con l’arte di amare, ad esempio presso il benzinaio, non avrebbero mai avuto occasione di conoscere questo tesoro.

La nostra diocesi è composta di 17 città. Vogliamo passarle tutte in rassegna. E chi sa se a Natale Gesù bambino non avrà belle sorprese!

Agostinho Rutkoski