Quale
santità oggi
Nel Messaggio della 26a Giornata delle vocazioni il Papa scriveva: «Nel nostro tempo, secolarizzato e pur affascinato dalla ricerca del sacro, c’è particolare bisogno di santi che, vivendo intensamente il primato di Dio nella loro esistenza, ne rendano percepibile la presenza amorosa e provvida. La santità, dono da implorare incessantemente, costituisce la risposta più preziosa ed efficace alla fame di speranza e di vita del mondo contemporaneo. L’umanità ha bisogno di presbiteri santi e di anime consacrate che vivano quotidianamente il dono totale di sé a Dio ed al prossimo; di papà e di mamme capaci di testimoniare tra le mura domestiche la grazia del sacramento del matrimonio, risvegliando in quanti li avvicinano il desiderio di realizzare il progetto del Creatore sulla famiglia; di giovani che abbiano scoperto personalmente Cristo e ne siano restati affascinati così da appassionare i loro coetanei alla causa del Vangelo».
Ma di quale santità parla il Papa? Certamente non di quella
santità che immagina non di rado la devozione popolare quando pensa ai santi
come a persone capaci di risolvere con interventi miracolistici i difficili
problemi della vita. E neanche di quella che, a causa di una agiografia poco
illuminata, sembra una meta irraggiungibile, riservata a pochissimi eletti.
In realtà tutti siamo chiamati non alla santità
miracolistica o sovrumana, ma a quella che ci realizza come creature. E per
raggiungere questa meta basta attuare nel quotidiano con totale donazione la
Parola di Dio, come hanno fatto appunto i santi di tutti i tempi.
Scriveva Hans Urs von Balthasar che essi sono «il commento
più importante del Vangelo... Sono l’incarnazione della Parola incarnata di Dio
e quindi realmente una via di accesso a Gesù»1. Agostino nella città di Milano,
avendo davanti agli occhi l’esempio di cristiani che vivevano la Parola,
esclamò: «Se questi e quelle, perché non io?». E diede una svolta decisiva alla
sua vita iniziando la sua divina avventura.
Giustamente Chiara Lubich osservava che «i santi non si
devono imitare pedestremente, ma nel fare, come essi hanno fatto, la volontà di
Dio». E precisa: «Noi dobbiamo vivere oggi la nostra santità, tenendo conto che
essa ha da fiorire nell’aiuola della Chiesa dove mille odori già profumano»2.
Per rispondere coerentemente alla volontà di Dio,
manifestataci anche dai segni dei tempi, ai nostri giorni ancor più che nel
passato dobbiamo santificarci insieme, per servire l’intera umanità. Dio non
cura la perfezione individuale di una creatura, dissociandola dal disegno
universale della salvezza.
Ognuno, quindi, realizzerà la propria irrepetibile
personalità come membro del Corpo mistico. Ci si fa santi mirando alla santità
degli altri, perché nessuno può andare a Dio da solo.
Giustamente così ha scritto Antonio Maria Sicari: «Come in
Cristo, il gesto pieno della santità è nel farsi eucaristia, nel distribuire la
propria esistenza come cibo. È – se si vuole – un modo diverso di dire che la
santità consiste nell’amore: amore a Dio e partecipazione effettiva al suo
amore per il mondo. Amore a Cristo che “amò la Chiesa come sua sposa e diede se
stesso per essa al fine di santificarla” (Ef
5, 25-26). (...)
Questa adesione irrevocabile a un corpo, di cui si è stati
fatti membra bisognose di unità (nonostante e prima di qualsivoglia genialità
individuale), è la prima ascesi di chi vuol rispettare il dono e il compito
della propria santità. Se essa manca, ogni altra ascesi è – per un cristiano –
un rifugio nella maledizione delle opere. Se essa invece è ricercata, ogni
altra ascesi si rivela come preparazione e sostegno di quell’unica ascesi
necessaria»3.
È questa la vera ascesi a cui siamo chiamati, l’ascesi
dell’amore che Gesù ci ha insegnato. Coloro che la praticano partecipano in
Cristo all’opera della redenzione: partono insieme da Dio, raccolgono in uno
l’umanità e ritornano a Lui portandola sulle proprie braccia come dono al
Padre.
E. P.
1) H.U. von Balthasar, Zugänge zu Jesus Christus, in: J. Sauer (a cura di), Wer ist Jesus Christus?, Freiburg im Br. 1977, p. 21.
2) Cristo dispiegato nei secoli, Città Nuova, Roma 1994, pp. 32.33.
3) Ritratti di Santi, Jaca Book, Milano 1999, p. 918.