Chiesa che va alla ricerca di tutti
Proposte semplici ma profondamente radicate nel Vangelo, insieme
sbalorditive e moderne, possono mettere in moto una reazione a catena che
oltrepassa ogni aspettativa. La Chiesa rivela allora
la sua vitalità e attualità. L’esperienza di un giovane
sacerdote della diocesi di Ponta Grossa nel Sud del Brasile.
L’arte di amare tra la gente
Mi
hanno affascinato da sempre i punti di quell’«arte di
amare» di cui parla Chiara Lubich. Ancora da seminarista mi sono detto che
tutta la mia vita doveva rispecchiare quest’arte.
Diventato
viceparroco, as-sieme al parroco abbiamo pensato di portare questo tesoro a
tutti. Ne abbiamo parlato con il Consiglio pastorale e
si è deciso di confezionare 6.500 set con sette carte che illustrano ciascuna
un punto dell’arte di amare.
Nelle
sette domeniche precedenti il Natale, alla fine delle messe i laici hanno
consegnato a ogni persona una delle carte. Sì, perché
durante la celebrazione, e specie durante l’omelia, si è sottolineato
quel punto che avevamo vissuto durante la settimana.
La
consegna dell’ultima carta è avvenuta nella notte di Natale. Ci
eravamo detti fin dall’inizio che avremmo voluto festeggiare il
compleanno di Gesù con un regalo a lui gradito: il suo comandamento nuo-vo fatto realtà tra di noi!
E
ci eravamo pure accordati che chi voleva poteva depositare
in un contenitore trasparente di 20 litri un fagiolo per ogni atto d’amore
compiuto. Posto all’entrata della chiesa, quel contenitore è diventato un
“termometro spirituale” della nostra comunità.
Nella
messa di mezzanotte, nella processione d’entrata, abbiamo portato il
contenitore quasi pieno di fagioli: era il regalo della comunità a Gesù
bambino!
Dietro ogni fagiolo una storia, un cuore che ha dato il meglio di
sé.
Racconta una signora: «Questa settimana dovevamo amare i nemici. Ho sudato! Ma alla fine sono riuscita a stendere la mano all’uomo che
ha abbandonato mia figlia, rompendo il matrimonio con lei».
Gli
echi sono stati fantastici: «Una chiesa giovane!», hanno detto i parrocchiani.
«Il Vangelo donato tramite la bellezza». «Mi ha fatto cambiare vita!».
Nel
frattempo, una decina di altre parrocchie ha aderito
all’inizativa. E i set del-le carte dell’arte d’amare
hanno varcato i confini della diocesi e della regione. Con la quarta ristampa
siamo arrivati a 125.000 set.
Una diocesi formata a partire da «due o più uniti...»
Tre
anni fa, in diocesi mi hanno affidato il coordinamento dei 2.000 Piccoli Gruppi
di famiglie che si ritrovano nelle case per leggere insieme la Parola di Dio,
pregare e agire in conformità alla Parola.
Assieme
a me sono stati scelti alcuni laici per formare l’équipe centrale. Quando ci
siamo incontrati per la prima volta, uno dopo l’altro mi hanno
fatto sapere che avevano mille attività presso le loro comunità e che non avrei
potuto contare più di tanto su di loro: «Sono venuto solo oggi, per dovere, ma
non verrò più». «Sono sovraccarico...», e così via.
Quando tutti avevano parlato, ho preso dal mio zaino il commento alla
Parola di vita di quel mese. Lo abbiamo letto, ci siamo scambiate le nostre
impressioni e ho raccontato loro le mie esperienze con quella Parola.
Come
d’incanto, la tristezza e il peso del lavoro si sono mutati in gioia, serenità,
ardore, e quella sera è rimasta come un punto di
riferimento. Loro stessi, da allora, hanno adottato il metodo della Parola di vita
e lo scambio delle esperienze e solo dopo si passa a parlare delle altre cose.
Vi
racconto solo un frutto. Giovanni e Dolores si sono
resi conto che tre anziani della loro comunità erano proprio abbandonati.
Sostenuti dal loro Piccolo Gruppo hanno accolto a casa i tre vecchietti. Uno di
questi, piangendo di gioia, ci ha detto: «Adesso ho una madre e una famiglia.
Sono molto felice!».
Dopo
tre anni, ormai abbiamo varcato la soglia dei 3.000 Gruppi. In questi ultimi
due anni, in dicembre, abbiamo organizzato la cosiddetta “Settimana dei Piccoli
Gruppi”, l’ultima con il motto: «Che nessuno si senta solo».
L’iniziativa ha mobilitato l’intera Chiesa diocesana. I laici si so-no sentiti
missionari nelle proprie comunità. Abbiamo visto una Chiesa che va alla ricerca
della “pecora smarrita” e con i Piccoli Gruppi porta la presenza di Gesù dove
stanno le persone.
La Chiesa-comunione sta diventando realtà vitale
C’è
un ulteriore sviluppo: 27 anni fa si è cominciata a
costruire la nuova cattedrale, che tuttora è rimasta incompiuta.
L’anno
scorso alla fine degli esercizi spirituali dei sacerdoti, il vescovo ci ha
caldamente invitati a presentargli proposte su come completare finalmente il
progetto.
Di
ritorno in macchina, si riscaldavano i cuori e Gesù in mezzo ci ha suggerito
una pioggia di idee. Arrivati a casa le abbiamo messe
per iscritto ed è nato un progetto di evangelizzazione
con riflessi economici che ha trovato l’unanime approvazione non solo del
vescovo, ma anche dei sacerdoti. «È un’idea venuta dallo Spirito Santo», ha
commentato un anziano prete.
Lo
scopo è coinvolgere i 500.000 cattolici della diocesi e far vedere loro quella
realtà che già siamo per l’Eucaristia: un unico corpo,
e quindi invitare tutti a contribuire alla costruzione della chiesa madre.
In
due ci siamo recati nelle 43 parrocchie della diocesi, per parlare della
Chiesa-comunione e della realtà di Gesù in mezzo e chiedere ai laici di portare
alle famiglie vicine i 100.000 dépliant preparati per quest’azione.
L’accoglienza
è stata oltre il prevedibile. Più di 6.000 laici hanno visitato i loro vicini
per proporre ad essi di mettere da parte i soldi che
avrebbero speso in cose superflue e destinarli alla cattedrale.
Abbiamo
suggerito che la somma poteva essere anche minima, in modo che pure i poveri
potessero partecipare perché ne hanno tutto il diritto. Anzi, abbiamo puntato
proprio su di loro.
Ogni
mese, tra marzo e dicembre, gli stessi laici ritorneranno alle case in cui
hanno portato il dépliant, per raccogliere la donazione, frutto del “risparmio
evangelico”. Così chi costruirà la cattedrale non saranno i soldi, ma la vita
cristiana vissuta nel cuore delle famiglie.
Il
messaggio della comunione è arrivato così a chi abita nel 20° piano dei
grattacieli come a chi sta magari 20 km distante da un
telefono. Abbiamo raggiunto migliaia e migliaia di
cattolici che non partecipano alla vita delle comunità. «Presso ogni vicino dal
quale sono andata – ci ha confidato una signora – ho trascorso circa 40 minuti.
C’è tanto bisogno di ascoltare... Sto conoscendo i
miei vicini!».
Ma
non solo: sono molti i fedeli di altre Chiese che si
sono uniti a noi in quest’onda di comunione. Un evangelico ci ha offerto una
somma ben consistente.
Dappertutto
si sente entusiasmo, ardore, e c’è chi dice che dopo quest’azione la diocesi
non sarà più la stessa. E il vescovo conferma: «Ormai
la comunione è una realtà!». Per convincersi di ciò basterebbe dare un’occhiata ai volti radiosi delle persone semplici che
esclamano: «Dio è passato in mezzo a noi!».
Mário Spaki