«Sentinelle dell’aurora»
Di Meinolf Wacker
Offerto in chiave d’amore e di dono di sé, il Vangelo si rivela di
straordinaria attrattiva anche per chi non crede. E apre il cammino verso la
scoperta di Dio che è Amore. Un’iniziativa di aiuto alla Bosnia si è
trasformata così in un’esperienza di evangelizzazione che coinvolge ormai
giovani di 43 Paesi.
Tutti sapete della guerra crudelissima nella Bosnia. Alla fine del
conflitto il cardinale Lehmann chiede ai giovani di aiutare nella
ricostruzione, e noi del Centro Giovanile Hardehausen offriamo il
no-stro aiuto ad una piccola cittadina nel Nord della Bosnia.
Altri
giovani accettano il nostro invito e si parte. Con loro ogni mattina leggiamo
il Vangelo del giorno e lo concentriamo in un “motto” da mettere in pratica
durante la giornata: è la Parola che vogliamo tradurre in vita.
Sebbene
più della metà dei partecipanti avesse avuto po-chi contatti con la Chiesa,
iniziamo un’esperienza di Chiesa viva.
Tutti
lavorano, o in cucina o nei diversi cantieri e a sera naturalmente desiderano
raccontarsi ciò che Gesù ha operato durante il giorno in loro e tramite loro.
Tanti prendono parte liberamente alla celebrazione eucaristica.
L’esperienza
poi si è moltiplicata. Dieci grandi campi estivi hanno avuto luogo in questi
anni. Più di 350 giovani di dodici nazioni vi hanno partecipato – e tanti anche
più volte. Più di cento hanno impegnato un anno della loro vita in progetti
sociali in vari Paesi. «Quest’impegno – ha detto Papa Benedetto nella sua
Enciclica – è per i giovani una scuola per la vita, che educa alla solidarietà
e alla disponibilità di dare non soltanto qualcosa, ma se stessi!».
Infatti
è nato un cammino: “Gesù nella sua Parola”. Ogni mese i giovani partecipanti ricevono
un cartoncino plastificato con una Parola del Vangelo e l’invito a metterla in
pratica. I commenti vengono tradotti ormai in tredici lingue e arrivano a
giovani di 43 Paesi dei cinque Continenti.
Quali
gli effetti?
Holger,
molto attivo in campo politico ma senza legami ecclesiali, è venuto con noi in
Bosnia. Ogni mattina ascolta il “motto” preso dal Vangelo. Poi lavora
instancabilmente nei cantieri. Verso la fine mi dice tra le lacrime: «Non
riesco a capire! Qui vedo solo segni di morte attorno a me e, nonostante ciò,
mi sento felice come mai nella mia vita! Perché?».
Gli
spiego: «Holger, hai cominciato ad amare... Stai donando quattro settimane
delle tue vacanze. Gesù ha promesso che egli si manifesta a chi lo ama,
dandogli quella gioia, che il mondo non può dare». Poi aggiungo: «Sei molto
vicino a Dio!».
Il
giorno dopo mi confida: «Ma ancora non riesco a credere!». Rispondo: «Non ti
preoccupare! Cerca di rimanere sulla strada dell’amore concreto!».
Finito
il campo Holger è andato in Israele, dove in un asilo per bambini e in una casa
di riposo vuol vivere per la riconciliazione tra tedeschi ed ebrei.
Ivana
è cresciuta nel contesto multi-culturale di Sarajevo. Con un’amica arriva in
uno dei campi e vi rimane per il resto del tempo. Dopo viene in Germania al
Centro giovanile Hardehausen e condivide la vita della Parola. Scopre la
“danza” come una strada per donare il Vangelo al mondo. Con una sua amica danza
a Colonia durante la Giornata mondiale della gioventù. Oggi – tornata a
Sarajevo – dedica molto tempo ai giovani della sua città e vive ogni giorno la
Parola di Gesù.
Attualmente
sono 1.500 i giovani “amici della Parola”. Da sei anni ormai un gruppo riceve
ogni mattina – tramite SMS – un motto evangelico da vivere con coerenza per poi
scambiarsi le esperienze. Così non solo a Sarajevo, ma in diversi posti del
mondo hanno accolto l’appello di Papa Benedetto a Colonia: «Formate delle
comunità sulla base della fede!».
E
a Sarajevo con l’aiuto di un giovane architetto tedesco stiamo progettando una
casa per giovani. Porterà il nome di Giovanni Paolo II, il Papa che vide
nei giovani le “sentinelle dell’aurora”, chiamandoli a diventare “santi”.