Flash di vita

Un contributo
all’evangelizzazione

Da sei anni dò un contributo nella radio della nostra diocesi, nella periferia di Buenos Aires, producendo ogni settimana almeno quattro programmi. Ognuno di questi dura mezz’ora e viene trasmesso in tre orari diversi della giornata, per arrivare a utenti diversificati.

I programmi sono d’informazione e di riflessione. Prendo il materiale soprattutto dalle edizioni in diverse lingue della radio vaticana, alla quale ho accesso nell’arco delle 24 ore attraverso il satellite e Internet.

Nello scegliere le notizie e le riflessioni, cerco d’individuare quelle che sono espressioni di Vangelo vissuto, e che aiutano a formare una mentalità ecumenica e aperta al dialogo interreligioso, alla difesa dei diritti umani, specialmente dei più deboli, facendosi voce di coloro che non hanno voce e contribuendo alla costruzione dell’unità della famiglia umana.

In questo senso sono molto importanti tante parole, gesti e documenti del Papa e di altri organismi ecclesiali, che altrimenti non arriverebbero al popolo della nostra regione.

Non si tratta ovviamente di una semplice ripetizione, ma di un lavoro spesso impegnativo di ascolto, di scelta, di sintesi o di rielaborazione.

Ad esempio negli anni ‘98 e ‘99, ho potuto approfittare di una serie di 22 programmi prodotti dalla radio vaticana che mostravano i diversi momenti in cui la Chiesa, in varie parti del mondo, soprattutto attraverso Giovanni Paolo II, aveva chiesto perdono per gli errori del passato a vari interlocutori. Il tutto è poi confluito, a motivo del Giubileo, in quella cerimonia solenne della prima domenica di quaresima che tutti ricordiamo.

I temi che affrontiamo sono i più svariati: famiglia, difesa della donna, proverbi e sapienza popolare nella Bibbia, tanti aspetti della dottrina sociale della Chiesa, e così via. Alle volte sono state trasmesse delle interviste a Chiara Lubich, alla Comunità di Sant’Egidio, al Rinnovamento nello Spirito, a Comunione e Liberazione, e ad altri Movimenti presenti fra di noi, per ampliare l’orizzonte ecclesiale degli ascoltatori e per cercare di dare un contributo alla conoscenza ed all’apprezzamento reciproco, e quindi all’unità interna nella Chiesa.

Gli echi di questi programmi sono tanto positivi. Il vescovo, dei sacerdoti, delle religiose, dei laici, mi dicono che li ascoltano regolarmente per aggiornarsi, alcuni mi ringraziano perché sono d’accordo con la linea che seguiamo, per il bene che fanno, per i servizi che prestano, ecc.

Dietro a tutto ciò non c’è solo parecchio lavoro, ma anche difficoltà: apparecchi che non funzionano bene, qualche tecnico non aggiornato con i sistemi più nuovi, qualche incomprensione... Ma si sa che la croce è la porta per cui bisogna passare per costruire qualcosa per il Regno di Dio.

Tutto questo è fatto a spese della nostra parrocchia. Anche i viaggi all’estero per trovare strumenti più adatti e l’acquisto di nuovi apparecchi sono a nostro carico. Abbiamo avuto la gioia di aiutare in questo tipo di lavoro anche altre due radio dell’interno dell’Argentina, una nella selva di Misiones al nord del Paese, ed un’altra nel sud, nella Patagonia.

Anche se la nostra azione è limitata, la portiamo avanti con entusiasmo assieme agli altri che collaborano nella radio, nella speranza di offrire un servizio, pur piccolo, ma aggiornato ed efficace, alla nuova evangelizzazione.

Luis Lombardi

 

Meglio non rompere

Vincent Browne è uno dei più vivaci annunciatori radio-televisivi in Irlanda ed è noto perché pone domande aggressive con attacchi personali ai suoi intervistati. Per questo motivo molti rifiutano di partecipare ai suoi programmi.

Ho accettato il suo invito perché sollecitato dall’Ufficio diocesano delle informazioni e mi sono messo d’accordo per un’intervista di due ore alla radio. Il suo assistente ha voluto prevenirmi dicendo: "Si rende conto che Browne potrebbe saltare sul tavolo e urlare verso di lei?".

Difatti, appena iniziato il programma, Browne si è messo a gridare, accusando il mio arcivescovo di cose che in realtà non lo riguardavano affatto e che erano successe dieci anni prima che fosse nominato alla sede di Dublino. Con molta calma gli ho fatto notare come tutto questo non aveva alcun senso. Poi ho cercato di rispondere alle sue domande.

Avendo instaurato un certo dialogo in quell’occasione, ha voluto che partecipassi altre volte ai suoi programmi.

Sei mesi più tardi ero in diretta con lui e questa volta si parlava della Chiesa in Irlanda. Io mi aspettavo un modo di procedere un po’ violento, come al solito, anche perché molti avevano attaccato la Chiesa con tante critiche nelle precedenti trasmissioni di quel programma. Con mia sorpresa Vincent Browne ha dato un’impostazione tutta diversa al programma, chiedendo ai presenti – fra loro c’era il più noto giornalista di questioni religiose dell’Irlanda – che parlassimo delle cose positive fatte dalla Chiesa. Nel dialogo Browne si è messo a tal punto dalla mia parte che alla fine non dovevo aggiungere quasi nulla a quanto era stato detto.

Un altro episodio. Alcuni anni fa, una famiglia ha ottenuto dal giudice che non fosse più somministrato il cibo ad una loro parente che da vent’anni era in stato di coma, anche se l’ospizio, dov’era ricoverata, era disposto a continuare a farlo, non essendo necessario un trattamento medico speciale .

Mi è stato chiesto di esprimere un giudizio su questo avvenimento in un programma televisivo serale verso la metà di luglio. Sebbene in questi casi non sempre è bene che una persona di Chiesa tratti argomenti così polemici, non avendo trovato nessun altro preparato per dare un giudizio su quanto era accaduto, hanno chiamato me.

Com’è normale in questo genere di programmi, il produttore aveva organizzato le cose in tal modo che avessi davanti un oppositore. Questi era il dottor Paddy Leahy, un medico molto conosciuto, per aver promosso una campagna a favore dell’eutanasia.

Mi sono reso conto che era meglio non entrare in una sterile polemica con questo medico. Egli ha iniziato attaccando la Chiesa per tutte le sue malefatte da san Pietro in poi, mentre a mala pena ha menzionato il caso della donna morta per eutanasia. Il produttore si attendeva la polemica, ma ho aspettato che il dottor Leahy finisse di parlare per poi rispondere semplicemente alle sue domande.

Tante persone hanno commentato positivamente il mio atteggiamento, per non essere entrato in un’ennesima discussione, ma aver esposto con calma i miei punti di vista.

Dopo il programma, mentre prendevamo il tè, il produttore mi ha confidato le difficoltà della sua vita personale. Ed ho capito come sia più importante "perdere" una discussione che rompere un rapporto.

Brendan Purcell