Il compito della TV? Mettere in luce i valori umani universali nell’attuale contesto storico

Una testimonianza coraggiosa

Ungherese, caporedattore dei programmi religiosi della Televisione Duna, ha iniziato a lavorare in questo campo già negli anni ‘70, in un clima molto difficile, sentendo la responsabilità di testimoniare in una TV laica i valori cristiani. Ha fatto, come si suol dire, tutta la "gavetta", prima in sede regionale poi alla TV nazionale, iniziando la sua esperienza sotto il regime comunista.

L’esame più breve

Come regista ho fatto di tutto: programmi per bambini, per giovani, programmi di insegnamento e di musica. Tutti sapevano che ero cristiano e questo non era visto positivamente in una tv diretta dai comunisti, ma mi lasciavano lavorare.

Sono stato invece respinto per ben sette volte quando ho cercato di iscrivermi all’Accademia Cinematografica. Una volta all’esame scritto alla domanda: "Chi é il tuo modello tra gli scrittori, gli artisti, i filosofi di tutti i tempi?", senza esitare ho risposto che per me l’unico modello era Gesù Cristo.

All’orale ho spiegato che secondo me non c’è un’etica, un amore, una poesia, che superi questa figura storica, e per questo lo ritengo il mio ideale umano e artistico insieme. I membri della commissione si sono guardati tra loro stupiti, e il presidente ha esclamato: "Allora io le rispondo con una citazione del vangelo: Alzati e cammina!", mostrandomi col dito l’uscita della sala. Dei sette esami sostenuti questo è stato il più breve.

La nuova stagione

Nell’89 cade il muro di Berlino. Anche nel campo delle telecomunicazioni per l’est europeo si aprono nuovi orizzonti. Il primo governo democratico fonda una televisione via satellite, che si ispira a valori democratici e cristiani, e che prende il nome dal Danubio, il grande fiume che attraversa l’Europa e collega popoli e culture così diverse.

Dalla storia sappiamo che dopo la prima guerra mondiale l’Ungheria ha perso più del 60 per cento dei suoi territori, distribuiti tra Romania, Jugoslavia, Cecoslovacchia e Austria. Questa televisione desidera formare un ponte tra tutti gli ungheresi: quelli che vivono dentro le attuali frontiere e quelli che abitano fuori. È in questa televisione che mi hanno chiesto di dirigere la redazione dei programmi religiosi.

La nostra prima trasmissione è andata in onda il 24 dicembre 1992, con la messa di mezzanotte di Natale da San Pietro, un avvenimento comune per gli occidentali, ma straordinario per il nostro popolo.

Avevo conosciuto il Movimento dei focolari nel 1972. Per la clandestinità, i nostri incontri avvenivano in un’atmosfera indimenticabile, come ai tempi dei primi cristiani. Ho imparato allora che con l’unità si possono costruire cose preziose. Per questo, fin dall’inizio, quando ho cominciato ad organizzare la nostra redazione, ho cercato di trovare altri collaboratori disposti a condividere in prima persona questa avventura.

Mi chiamano "padre"

Ormai questo è il mio nomignolo negli ambienti dove lavoro. La storia è sorta così.

Sulla porta del nostro ufficio c’è scritto: "Redazione dei programmi religiosi". È come se questa targhetta fosse incisa nella mente di tutti. I colleghi delle altre redazioni vengono da noi con le loro domande di fede, con i loro problemi pratici, per esempio come si fa a battezzare un figlio; ma anche confidandoci preoccupazioni di ordine spirituale. Abbiamo capito presto che ci considerano cristiani "professionisti". A volte, per le difficoltà del momento, non sono capace di salutare i miei colleghi con il solito sorriso. Essi se ne accorgono subito ed un giorno uno di loro mi ha chiesto: "C’é qualche cosa di grave che ti preoccupa?".

Una volta mi sono sentito salutare così: "Ciao, padre". Ho pensato che forse mi stesse prendendo in giro, ma l’altro, vedendo il mio imbarazzo, mi ha detto: "Non credere che sto ironizzando! Tu ci ami come un padre, per questo sei veramente un padre per noi". Questo è successo cinque o sei anni fa, e da allora tutti mi chiamano "padre", dal presidente della televisione fino ai tecnici.

Un riconoscimento dall'UNESCO

Dopo il crollo del comunismo si è diffusa nel nostro popolo la sete del consumismo: per la maggioranza degli ungheresi l’unico bene é diventato l’avere. In questa situazione abbiamo cercato di realizzare programmi per tutte le età, capaci di entrare in dialogo con gli spettatori, programmi che mettessero in luce la dignità della persona umana, ispirati a valori che aiutino a crescere, che mettano in moto la cultura del dare. Nel nostro attuale contesto storico-culturale, la nostra redazione ha assunto il ruolo di essere a servizio dell’unità del nostro Paese e di tutta l’Europa, tenendo presenti e valorizzando le differenze nazionali, religiose, politiche ed economiche. Per questo lavoro l'UNESCO nel 1999 ha dato alla nostra televisione il Premio Camera, che viene assegnato ogni anno alla televisione che più si è distinta nelle trasmissioni di carattere culturale.

László Lehoczky