L’evangelizzazione esige testimonianza

 

Fontem: esperienza

di una nuova evangelizzazione

di Antonietta Cipollini

 

Ci ha sorpresi questa fresca e gioiosa lettera  della responsabile della “Comunità Redemptor hominis” in Camerun che, assieme a don Emilio Grasso, fondatore e responsabile generale dell’omonimo Movimento con sede in Belgio, e con altri membri della loro comunità, hanno visitato la cittadella di Fontem, “la Betlemme del Movimento dei Focolari in Africa”. La loro visita avveniva dopo due mesi circa che Chiara vi era stata per la terza volta e vi aveva lanciato la “nuova evangelizzazione”. Antonietta scrive una lettera per aggiornare il vescovo di Hasselt, mons. Schruers, loro amico e protettore, che è stato anche l'occasione del rapporto di comunione nato tra i due Movimenti. Per questo abbiamo pensato di pubblicarla: è un’altra testimonianza del clima nuovo che sta nascendo tra i carismi dopo l’evento della Pentecoste ‘98 col Papa in piazza San Pietro.

La Betlemme africana dei focolari

Scrivo per comunicare la gioia vissuta nei giorni trascorsi in visita ai focolarini di Fontem, insieme ad Emilio, Emanuela, ed alcuni fra i nostri giovani: Richard, Justine, Jeannine, Dorothée e Diana.

Avevamo già avuto l’occasione di conoscere questa “cittadina sul monte”, un faro della spiritualità dei focolarini, durante la visita di Chiara Lubich, nel maggio scorso.

L’entusiasmo che aveva contagiato i nostri giovani e i crescenti rapporti di amicizia con il loro Movimento, ci hanno spinti a ritornarci, ad incontrare i focolarini di Yaoundé e ad inserire una visita con Emilio nel programma della sua recente tournée in Camerun.

Insieme ai responsabili del Centro di Fontem avevamo fissato i giorni 10 e 11 di agosto, festa di santa Chiara.

Abbiamo così trascorso due giorni molto belli e di scambio profondo con la comunità dei focolarini e partecipato alla festa di popolo in occasione di santa Chiara, che è festa anche della luce di riconciliazione e di amore che Chiara Lubich ha portato fra i Bangwa, in questo angolo sperduto dell'Africa che è diventato, come lo definì Chiara stessa, la “Betlemme del Movimento in Africa”.

Siamo stati profondamente toccati dalla delicata accoglienza che ci hanno voluto riservare proprio alla vigilia di una festa così importante, dedicandoci il loro tempo per farci visitare il centro e le sue opere e soprattutto per donarci la loro esperienza di Dio.

All’arrivo, dopo una lunga pista che si arrampica sui monti, attraversando una zona di poveri coltivatori di caffè, siamo rimasti ammirati nel vedere questa cittadina costruita con amore e intelligenza; il Centro Mariapoli, di recente costruzione, centro d'incontro e d'irradiazione della loro spiritualità; l'ospedale che è un gioiello di professionalità e che, con le 33.000 visite all'anno, rappresenta una testimonianza di carità e di responsabilizzazione delle popolazioni (l'ospedale è finanziariamente in attivo); i collegi per formare le nuove generazioni e trasmettere loro la fiaccola della verità e dell'amore evangelico; la parrocchia di santa Chiara che, anche attraverso la sua struttura e le raffigurazioni scolpite in legno, racconta l'epopea di questa alleanza tra il popolo Bangwa e la spiritualità dei focolarini. E infine l'orgoglio di un'ingegnosa centrale idroelettrica che fu costruita in condizioni difficili dal focolarino ing. Piero Pasolini1, e che ora serve per numerose attività della cittadella.

Saremmo tentati di descrivere ampiamente queste opere, ma sarebbe fuorviante come il fermarsi al dito che indica il Signore e non andare diretti alla realtà indicata, fermarsi al segno e non alla realtà più profonda.

Il Vangelo nei volti delle persone

Chiara affermò una volta: «Spero che visitando quest'ospedale, le persone non dicano “che bell'ospedale!”, ma piuttosto “che bella gente vi lavora!”». Prima ancora di conoscere questo desiderio di Chiara, è stata proprio questa la nostra impressione ed è il ricordo più bello che riportiamo e comunichiamo da Fontem, e che ci ha fatto esclamare: «Che gente meravigliosa abbiamo incontrato!».

Come dimenticare, ad esempio, Tim ed Emanuela, il medico e la giovane ostetrica che prima ancora di spiegarci le loro attività, hanno voluto esprimere lo spirito che li sostiene, quella Parola di vita ascoltata insieme con gli altri al mattino prima d'iniziare il lavoro, che li porta ad essere dei veri contemplativi in azione, ad applicarsi nell'amore, a vedere nel volto dei malati il volto del Cristo sofferente? Quella Parola che li spinge a cercare insieme la soluzione ai problemi che si presentano? “Cristo in mezzo a loro” li guida all'unità superando le differenze.

Come dimenticare Clelia che ha messo da parte i suoi impegni e ci ha accompagnati durante tutta la visita, dandoci una lettura intelligente della vita e del carisma del Movimento, ma anche spalancando il suo cuore con grande semplicità, trasmettendo la sua esperienza e quella dei fondatori di questa cittadella che affermano all'unisono: «Siamo qui per Dio». Un'esperienza che parte dall'impegno generoso, sulla parola di Chiara, per «saldare un debito d'amore con l'Africa», che giunge ad una progressiva nudità, attraverso la sequela di Gesù crocifisso e abbandonato, per radicarsi in quella Croce che è fonte d'energia e di gioia, perché contemplata già nella luce della Resurrezione.

Il “miracolo” di Fontem

Forse, in questo senso, il ricordo più bello è il volto raggiante e commosso di Pino2, che ci ha dedicato il suo tempo prezioso poco prima del raduno della popolazione Bangwa  per rilasciarci un'intervista – il prossimo numero del nostro giornale Missione Rh lo dedicheremo a Fontem – che è diventata ben presto un colloquio di profondità. Siamo rimasti molto colpiti dal suo racconto di trent'anni di vita dedicati a Fontem, per realizzare la volontà di Chiara che rende presente e intelligibile la volontà di Dio.

Trent'anni vissuti in una fedeltà dinamica. Chiara aveva posto la prima pietra di questa cittadella e l'ha affidata ai suoi figli. È ritornata dopo trent'anni ed ha trovato “il miracolo” di Fontem. Miracolo di queste persone che hanno lavorato ed amato, chiedendosi nel tremore religioso se Chiara si sarebbe ritrovata in ciò che avevano fatto.

E poi la gioia liberata dalla visita di Chiara che ha riconosciuto, assunto e dato un impulso profondo a tutto il loro lavoro, lanciando un programma di nuova evangelizzazione del popolo Bangwa.

Emilio era profondamente colpito da questo incontro con Pino, da come si sia realizzato il passaggio del carisma da Chiara al Movimento, come il suo spirito, lei ancora vivente, sia stato già consegnato loro. Come, nella povertà e nella fedeltà, essi sappiano indicare nella loro persona, il volto dell'amore di Gesù, contemplato in Chiara.

Abbiamo ammirato anche il loro sapersi mettere all'ascolto di Emilio per cogliere la ricchezza e la diversità dei doni dello Spirito, per realizzare nella vita e nell'accoglienza profonda il progetto d’unità dei movimenti, lanciato da Chiara ed incoraggiato dal Papa.

La sfida dell'evangelizzazione oggi

La serata passata in parrocchia da don Antonio e don Claudio3 è stata, infatti, un momento di scambio della nostra esperienza attraverso la voce dei nostri giovani e di Emilio che si è sentito a casa, fra amici. Si è parlato molto della loro testimonianza di vita comune, come sacerdoti, che non è una facile formula, ma dono che scaturisce da una spiritualità che dovrebbe essere più presente anche nei seminari per riportare a questa verità semplice, ma essenziale, che ogni attività ad extra viene da una vita di comunione vissuta ad intra, come ogni missione scaturisce dalla vita intima della Trinità.

Emilio ha insistito anche sull’importanza di questa testimonianza d’internazionalità dei focolarini, in un contesto nel quale anche gli istituti religiosi perdono spesso questa dimensione profetica di “segno levato sopra le nazioni” e cadono nella tentazione di fare tante comunità quante sono le differenze di cultura, arrivando ad una falsa concezione dell’indigenizzazione e dell’inculturazione.

Si è parlato anche delle sfide dell’evangelizzazione dei Bangwa, di questo popolo pieno di fierezza che viene da una vita dura, strappata ad un ambiente difficile; un popolo segnato da divisioni molteplici ed antiche, guidato da un capo, il Fon, che riconosce in Chiara la madre di un popolo nuovo che potrà nascere da un rilancio della nuova evangelizzazione. Ci si è soffermati sull’opportunità che rappresenta quest’alleanza ed anche sui rischi e sulla necessità di annunciare una Parola che è indirizzata innanzi tutto a ciascuna persona, che suscita una fede personale e non sociologica, che sconvolge anche i criteri di giudizio delle culture e tutte le misure, come un filo a piombo, sulla persona del Cristo.

Il giorno della festa di Santa Chiara, presenti i capi delle popolazioni, abbiamo potuto constatare quale impatto il Movimento abbia su questi popoli, ancora lontani dall’es-plosione della tradizione; quanto la fede di Chiara, che cammina in una storia fatta di luci ed ombre, abbia profondamente toccato questo popolo, i cui capi hanno testimoniato come dopo il suo passaggio abbiano fatto i primi passi per superare antiche divisioni.

Il Fon ci è venuto incontro per conoscerci e per testimoniarci personalmente il suo legame profondo con Chiara e quanto ella abbia rinnovato la vita del suo popolo. Ha lasciato ad Emilio il dono della cola, frutto locale e segno tradizionale di amicizia, che Emilio mi ha donato a sua volta e che conservo gelosamente come segno di questo indimenticabile viaggio e dell’amicizia stretta con Fontem. Questo dono è unito al prezioso ricordo del libro di Chiara Lubich, con una prefazione del Cardinal Poupard: Il Grido. Gesù crocifisso e abbandonato nella storia e nella vita del Movimento dei focolari, dalla sua nascita, nel 1943, all’alba del Terzo Millennio, con la dedica: «Carissimi don Emilio e tutti, da noi un grande grazie, un pensiero, un ricordo, ed un augurio perché continuiate a cercare e dare Dio. Nel Risorto in mezzo a noi: Pino, Ciaccio, Antonio, Claudio, Clelia, Tim, George, Anne, Mariana».

Siamo ripartiti, lasciando dietro a noi, in una festa ricca di costumi e di colori, i volti di questi amici focolarini con la promessa di rincontrare qualcuno di loro a Mbalmayo, in un prossimo viaggio.

Antonietta Cipollini

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1.   Uno dei primi focolarini che hanno seguito il carisma di Ch. Lubich. Era uno scienziato ed ha lavorato con molto impegno a Fontem.

2.   Giuseppe Trova, insieme ad Anna Maria Santanché, sono i responsabili del Movimento a Fontem.

3.   Antonio Mascia e Claudio Cavallo sono i due sacerdoti diocesani focolarini che attualmente, d'accordo con i rispettivi vescovi, curano la parrocchia di Fontem.