Natale a Istanbul

La grande Santa Sofia

Istanbul una Betlemme?          
L’edificio monumentale un presepe?

Luogo santo, dove i discepoli di Gesù si separarono,
e da allora già quasi mille anni sono trascorsi.

Luogo santo, dove Cristo non ebbe l’ultima parola,
dove caratteri più grandi annunciano un messaggio che non è il suo.

Luogo santo, dove vanno e vengono estranei,
ai quali tanto Cristo quanto il Profeta sono divenuti estranei.

Ma alla sommità dell’abside,
da un mosaico scintillante,
Maria ci guarda silente,
e ci porge il Bambino.

Pace ai lontani, pace ai vicini.
Gloria al Lontano, che è così vicino.

La piccola Santa Sofia

Vogliamo visitare la chiesa,
che anticipò di quasi tre secoli
il sogno del duomo di Aquisgrana,
il sogno della Gerusalemme celeste.

È chiusa, la chiesa,
il muezzzin se n’è andato.
Ce lo riconduce un ragazzino.

Quando lasciamo lo spazio celeste e terrestre
della chiesa divenuta moschea,
il ragazzino, lì alla porta, ci attende.
Ha colto per ognuno di noi un fiore.
Dov’è il paradiso? Dentro o fuori?

Auguro a noi tutti
che il Bambino ci doni la chiave per entrare
e il fiore per uscire.

Auguro a noi tutti
che il Bambino ci faccia trovare il cielo
e che noi quel cielo sappiamo donarlo.

Klaus Hemmerle