Ama per primo

Nella casa "Paolo VI" nella cittadella ecumenica di Ottmaring in Germania abitano insieme alcuni sacerdoti della diocesi di Ausburg. Tra loro c’è un anziano ultraottantenne, Hans Heikenbrinker. Abbiamo chiesto a due dei suoi colleghi come egli vive l’anzianità.

Chi al mattino si alza per primo nella nostra casa è Hans con i suoi 87 anni. Un saluto breve e cordiale mi giunge attraverso la fessura della porta socchiusa della mia stanza. Egli si sta recando in cappella, passando prima in giardino per prendere una boccata d’aria pura. Comincia la giornata in preghiera davanti al tabernacolo. In certi giorni lo si sente cantare un salmo o la melodia di un corale oppure l’alleluia.

Poi va in cucina e prepara con cura la colazione per tutti. Abitualmente siamo solo in quattro, mentre il lunedì, quando si uniscono a noi altri sacerdoti, arriviamo anche a 12, e il giovedì abbiamo sempre tre ospiti evangelici. Nell’aria non solo aleggia il profumo del caffè, ma si respira anche una particolare atmosfera che invita volentieri a sedersi a tavola.

Hans è sempre stato un tipo molto attivo: pensa con i giovani, si mette in viaggio quando è necessario, prende parte alla vita della Chiesa e della società, esprime la sua opinione e, se necessario, sa anche difenderla con passione. È un uomo aperto. Molti lo cercano per un consiglio nella vita spirituale, ma anche per problemi quotidiani come il cambio di casa, le difficoltà negli studi, la scelta di un lavoro e così via.

È apprezzato come compagno di conversazione e lo era anche come predicatore. Il suo forte era la teologia narrativa nel miglior senso della parola. Gli veniva in aiuto la sua memoria di ferro.

Ora ha dovuto perdere una cosa dopo l’altra: "Non posso più predicare, non mi viene in mente niente", dice sorridendo. A volte quando gli si chiede di dire una parola nella messa, resta seduto ore ed ore per prepararsi. "Dimentico tutto", commenta. Fino al suo ottantesimo compleanno andava ancora bene. Poi ebbe un brutto incidente stradale, dove fu investito da una moto e catapultato sulla strada. Nel 1995 si ammalò gravemente per una erisipela facciale molto dolorosa, che ancora oggi gli causa grossi problemi. Inoltre sembra che abbia avuto, in una caldissima estate, una lieve apoplessia.

Ma non è il tipo che si lascia abbattere e con una lodevole energia si è sempre ripreso. Ogni mattina fa la sua ginnastica. Prima faceva anche una verticale a gambe in su. Fino ad oggi fa parte del suo ritmo di vita una passeggiata quotidiana di almeno un’ora e, se il tempo non è veramente brutto, va in bicicletta sino al prossimo paese a 5 Km per la messa. Questo suo comportamento è per molti nella parrocchia un esempio che spinge alcuni a cambiare abitudini e dà coraggio a coloro che si trovano in simili situazioni.

Hans non dice mai che gli pesa non poter più fare le tante cose prima così importanti per lui. Non lo si vede mai di cattivo umore. So che ogni mattino si alza pensando consapevolmente alla Parola di vita e ripete questa preghiera: "Perché tu sei abbandonato, Gesù…", preparandosi così a riconoscere il volto del Crocifisso in qualsiasi dolore

Quando gli si chiede di raccontare un’esperienza di Vangelo vissuto, in genere risponde con semplicità che non ne ha. A sentirlo non sembra fare particolare esperienze, ma noi le facciamo di continuo con lui: è una persona che ama continuamente e per primo. Quando, per esempio, a colazione manca lo zucchero o qualcuno dei commensali ha un desiderio, egli si alza per primo e va verso la dispensa o il frigorifero. Non facciamo nemmeno in tempo ad accorgerci e lui l’ha già fatto. Sappiamo che ogni volta che si alza dalla sedia, deve sopportare forti dolori: si capisce tra le righe che il ginocchio gli fa male, che non riesce più a camminare speditamente e che la schiena gli duole molto.

Hans va regolarmente dal suo medico e si lascia consigliare. Una volta l’ho accompagnato da un medico a 100 Km di distanza, quando i dolori causati dai nervi facciali erano diventati insopportabili.

Per lui, oltre l’allenamento fisico, è importante mantenere vivo lo spirito. Legge molto, anche se spesso dice col sorriso in volto che non riesce a ricordare ciò che ha letto. Comunque non ne fa un problema o, per lo meno, chi lo vede dal di fuori non lo avverte. Quando, senza chiedere il suo parere, si crede di dovergli risparmiare qualche fatica, per esempio evitandogli di dover dire una messa, interviene con fermezza: "Ma certo che posso farcela!". Non vuole essere considerato un anziano da cui non ci si può più aspettare niente, anche se a volte, dopo un lavoro impegnativo, gli sfugge di dire: "Non ce la faccio più!". E dà l’mpressione che, dopo aver fatto un bilancio della situazione, abbia dato solennemente al suo Creatore buona parte delle sue forze vitali.

Abbiamo l’impressione che Hans sfrutta fino in fondo le possibilità che la natura ancora gli lascia, arrivando a volte sino al limite o addirittura andando oltre. Le occasioni sono sempre di meno, ma egli vuol realizzare il suo compito fino in fondo con le forze che ancora gli restano.

Hans non sta invecchiando, perché vive in pieno la vita della sua età; anzi è ancora giovane, perché un giovane non si comporterebbe diversamente. Per una persona giovane è solo più facile, perché non è ostacolata da barriere fisiche. Hans vede la vita come un dono, un talento da far fruttificare, e cerca di corrispondervi con le possibilità fisiche del momento. Per questo sul suo volto c’è sempre il segno della gioia.

Gerhard Bauer e Martin Gögler